La leggenda di Elena Ferrante
di Annamaria Guadagni
Garzanti, 2021
pp. 320
€ 17,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Da oltre trent’anni si alimenta la leggenda di Elena Ferrante, lo pseudonimo dietro cui si cela l’identità della scrittrice italiana, che il «Times» ha inserito nella classifica delle cento persone più influenti al mondo. Se volessimo investigare la scomparsa di un individuo, cercheremmo sicuramente di ricostruire i fatti che lo hanno coinvolto, a partire dalla minuziosa analisi della cosiddetta “scena del delitto”. Annamaria Guadagni, giornalista culturale dalla lunga carriera nel mondo dell’editoria, si mette sulle tracce di Ferrante, scrutando, come un navigato investigatore, i luoghi e i volti che animano i famosi testi dell’autrice. Nasce così “La leggenda di Elena Ferrante”, edito da Garzanti, un volume sfaccettato, che si presenta al lettore come un intenso viaggio all’interno di Napoli, in cui descrizioni di reportage si mischiano a dettagli intimi e alla prosa di un saggio letterario.
Guadagni ha uno stile ricercato, molto piacevole, che strega fin dall’inizio e conduce il lettore verso un percorso avvincente, stimolando non solo la curiosità, ma anche l’immaginazione. Elena Ferrante sembra uscire dalle pagine, prendere corpo, affondare le radici tra la gente e i luoghi de L’amica geniale, via via inserendosi in contesti storico-sociali sempre nuovi. La narrazione diventa l’occasione per un racconto storico, onesto, che ripercorre le tappe di un periodo di lotte femminili, di lavoratrici sottopagate e sfruttate da aziende note. Spazi descritti con dovizia di particolari costruiscono una presenza quasi corporea nella mente dell’osservatore, divenendo personaggi di un intricato puzzle, quasi fossero essi stessi testimoni, riunitisi a un tavolo, per fornire indizi sulla misteriosa Ferrante. Realtà e finzione sono l’amalgama di elementi che permeano l'intero corpus delle opere letterarie dell’autrice leggendaria. Ferrante prende spunto da luoghi autentici, come il rione dietro la stazione ferroviaria di Napoli, i capannoni industriali, i tunnel che portano al mare negli anni Cinquanta, per costruirvi intorno architetture dell'immaginario. C’è una Napoli vera, fatta di case popolari, strade, periferia di operai, che coesiste con una Napoli di fantasia, ricreata dal ricordo e, forse, dal sogno.
Il libro di Guadagni inizia affrontando la Tetralogia di Ferrante, dipanando il filo di Arianna lungo il dedalo di strade che porta all’incontro con la misteriosa scrittrice. Dove finisce la menzogna e inizia la verità? Questo è l’interrogativo che pervade l’universo di opere prodotte da Ferrante, i cui suoni, edifici e luoghi vengono abbracciati e inglobati nel libro di Guadagni. I dettagli danno forma a un corpo etereo, che esce dalle pagine e prende l'aspetto di carne e sangue delle tante donne narrate. Donne forti, attive nella lotta per l’emancipazione dei propri diritti, che si sono fatte largo in famiglia tanto quanto in azienda o, come Elena Greco, alla Scuola Normale di Pisa. Guadagni ci offre l’affascinante occasione di aggiungere ulteriori sfaccettature ai volti, di quei personaggi che si sono incarnati nella fiction televisiva basata sul romanzo L'amica geniale. Personaggi e luoghi che escono dal set cinematografico e che incontriamo, talvolta con certezza quasi assoluta, nei viottoli napoletani. Uno di questi è Lila, ad esempio, o il liceo classico di Lenù.
Invece, Nostra Signora de la Soledad, il dipinto ignoto custodito nella Pinacoteca del Pio Monte, ci racconta un’altra Ferrante, il cui mistero si rispecchia nell’opera pittorica di origini altrettanto sconosciute.
“Quanto a Elena Ferrante, l’occultamento dell’io che scrive è completo, custodito dietro una porta sbarrata” (p. 210).
Il percorso del libro si sviluppa poi in un’analisi sempre più approfondita delle opere di Ferrante: da L’amore molesto passando per La vita bugiarda degli adulti, a una a una vengono menzionate tutte, con riferimenti ad Elsa Morante, Louisa Alcott, Domenico Starnone, Domenico Croce e la figlia Elena, Roland Barthes e Foucault. Guadagni riesce nell’intento di consegnarci un testo arguto e per nulla banale, che non celebra sterilmente l’acclamata parabola ascendente di Ferrante, né si pone ai margini di una scenografia, quasi turistica, descritta a uso e consumo dei fan del genere. Quest’opera si pone come testimonianza importante, di un luogo che è esso stesso personaggio, radice, anima di Elena, che prende vita e vive in esso stesso. Guadagni ci offre altresì l’occasione per conoscere, o ricordare, dettagli della storia italiana, che ci permettono di comprendere maggiormente il valore della letteratura di Ferrante, afferrando una parte di quell’identità storico-sociale che appartiene a ciascuno di noi. La leggenda di Elena Ferrante è denso di emozioni, permeate da un costante desiderio di scoperta. Una miscela intensa, che muove il desiderio del lettore verso la fine del racconto, alimentando curiosità e suspense.
Elena Arzani
@elenaarzani
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