Tre giorni a Berlino
di Christine De Mazières
Edizioni Clichy, settembre 2021
Traduzione di Fabrizio di Majo
pp. 184
€ 17,00 (cartaceo)
I tre giorni protagonisti di questo romanzo non sono i tipici tre giorni che un viaggiatore organizzerebbe per visitare la capitale tedesca in un rilassante fine settimana, al contrario, nulla di rilassante, si tratta dei tre giorni che hanno segnato il nuovo capitolo della storia della Germania verso la riunificazione. È la sera del 9 novembre 1989 quando viene trasmessa la conferenza stampa in cui Günter Schabowski, funzionario del Partito Socialista Unificato di Germania (SED) nella Repubblica Democratica Tedesca, annuncia, per errore, la possibilità di attraversare liberamente il confine della RDT, ab sofort (immediatamente) e così muovendo i primi passi verso la rivoluzione pacifica che condusse alla caduta del Muro di Berlino.
Non succede nulla, salvo che la folla aumenta. Ed è questo l'evento, questa gente che fa numero, semplicemente, senza tante parole. (p. 103)
Il romanzo d’esordio di Christine De Mazières Tre giorni a Berlino (Trois jours à Berlin) viene pubblicato in Francia in corrispondenza del trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino e per celebrare questo evento l’autrice franco-tedesca, nonché magistrata e membro della giuria del premio letterario franco-tedesco Franz Hessel, ha scritto questo romanzo corale che narra l'evento epocale del 1989 da prospettive molto diverse tra loro. La narrazione si apre con le osservazioni di uno dei narratori, Cassiel, angelo protagonista del film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin), che introduce la storia:
Arrivano a piccoli gruppi, silenziosi, come se andassero a spasso, mani in tasca, facendo finta di niente. Affluiscono da tutte le direzioni verso il posto di confine di Bornholmer Strasse, curiosi ma un po' timorosi.
Si susseguono poi le emozioni e le descrizioni di quella notte e del giorno precedente e successivo degli altri narratori, le cui storie si intrecciano tra una parola e l’altra. Anna, una giovane ragazza francese innamorata della cultura tedesca è alla ricerca di scrittori per la sua casa editrice ed è alla ricerca di Micha, ragazzo che aveva conosciuto a Berlino Est. Micha, figlio di un colonnello comunista, narra questa notte ripercorrendo il suo passato, facendo affiorare il tragico evento avvenuto durante la sua fuga all’Ovest, famiglie divise tra le due Germanie discutono del loro presente e del loro futuro. Non solo vengono narrate le emozioni di coloro che lottano per la libertà, ma anche di chi crede nel sogno socialista della DDR, tra gli altri vengono presentati i pensieri dell’informatore della Stasi che tiene d’occhio Micha, di Schabowski stesso e della sua confusione mentre risponde alle domande della stampa, dei soldati di frontiera che increduli non possono più proteggere il confine.
Una selva di mani alzate. Non pugni chiusi per la rabbia o la menzogna. Sono finiti i giorni dei pugni alzati per obbligo in quarant'anni di sfilate imposte. Sono mani che tornano all'infanzia, mani a aperte, mani offerte, mani agili, espressive, mani che applaudono, carezzano, tocca no altre mani, circondano le spalle del vicino. Mani che si alzano per afferrare il vento di libertà che soffia questa notte. Guardate questa selva di mani che si svegliano. Tor auf! Wir kommen wieder! (p. 116-117)
Parlando della Germania divisa, non si può non fare riferimento alla scrittrice Christa Wolf, citata da uno dei narratori, l'intellettuale Hanno Amsen, per presentare la sua posizione e riportare lo storico appello al popolo tedesco, in cui si esortano i cittadini della DDR a non abbandonare la propria patria e di lottare per costruire un nuovo paese democratico.
Da un giorno all'altro i protagonisti vivono in realtà opposte tra loro, chi all'Est e chi all'Ovest, intenti a portare avanti le loro attività quotidiane e lavorative, passano dalle perquisizioni nei checkpoint alla totale libertà, dalla necessità di fuggire alla possibilità di essere liberi, dall'essere distanti all'essere uniti e all'interrogarsi sul proprio futuro e il futuro della nazione. La sfilata di Trabant che oltrepassano il confine, la cinepresa di Lorenz che coglie i sorrisi stampati sui primi volti al di là dei posti di blocco, le grida di gioia: "Wahnsinn!" (follia!) di chi ancora non crede a quello che sta succedendo, o ancora le persone a cavalcioni sul Muro sono alcune delle emozionanti immagini catturate dalla penna di Christine De Mazières.
De Mazières non si limita perciò solo a narrare i fatti avvenuti i giorni intorno a quella notte avvenuti a Berlino, ma indaga profondamente i suoi personaggi e lascia che i loro timori, le loro frustrazioni e le loro gioie facciano da portavoce dell’evento chiave della Germania moderna. La presenza di questa moltitudine di prospettive sfaccettate ci regala un nuovo sguardo, o meglio nuovi sguardi, di quella notte del 9 novembre 1989. Questo romanzo è adatto per chi ama indagare e ripercorrere gli eventi della storica divisione della Germania e delle sue conseguenze sulla cultura tedesca e sui protagonisti di questo evento.
Barbara Nicoletti