Scuola, amore e libri: un viaggio pieno di vita nell'opera d'esordio di Cristina Frascà, "La supplente"


La supplente,
di Cristina Frascà
Garzanti, 9 settembre 2021

pp. 352
€ 17,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

«Settembre in Italia è un mese carico di promesse. Riaprono le scuole, l’aria dimentica la placida afa estiva e diventa un vento bizzoso che scompiglia i pensieri di sempre. Mi chiamo Anna, adoro la letteratura, la musica e cucinare. Mi chiamo Anna e non ho un lavoro, un amore, figli. Farò tesoro di trent’anni spesi a cercare di gratificare gli altri e partirò da quello che sono.» (p.11)

Anna è una docente precaria in cerca di una stabilità, lavorativa prima di tutto, ma anche esistenziale e amorosa. Figlia di una famiglia in cui la componente matriarcale è decisamente forte (“la triplice”, come la definisce la protagonista, composta da mamma, nonna e zia, è il vero perno), vive da sola in un appartamento che è un po’ il suo rifugio. Le lettere l’hanno sempre accompagnata nella vita, come qualche chiletto in più, che lei cerca di smaltire, senza tuttavia riuscirci in maniera definitiva. A ciò si aggiungono una naturale propensione alle figuracce, una certa insicurezza di fondo e una comicità irresistibile.

«Sembra facile, però volersi bene è una storia seria. Io tutto sommato mi sopporto quasi sempre, anche se non so se mi sarei scelta come compagna di vita. Al di là della questione peso, con la quale lotto da sempre, ho una propensione inquietante a mettermi in situazioni assurde e a fare figure imbarazzanti. Credetemi, è snervante.» (p. 13)

E l’amore? Anche quello è più che mai precario: qualche storia alle spalle, di cui sono fedeli tesorieri i suoi due amici più cari, ma nessun grande sentimento all’orizzonte. Tuttavia, la nostra Anna presto conoscerà il nuovo inquilino dell’appartamento a fianco al suo, un affascinante neonatologo russo, con cui, forse, potrebbe finalmente cambiare qualcosa.

L'opera si inserisce di diritto in quei libri che raccontano di scuola e di cosa voglia dire essere docenti (ricordiamo, ad esempio, Diario (quasi segreto) di un prof, Tutto un rimbalzare di neuroni, Sperando che il mondo mi chiami, Avventure tragicomiche di una supplente) tuttavia questa storia non è totalmente incentrata sull'aspetto didattico, anzi.

Il libro, infatti, inizia inquadrando questa situazione e si sviluppa in maniera tale da diventare la fotografia un momento cardine nella vita della protagonista, in cui la stessa vive una svolta importante. Il tutto viene raccontato attraverso la metafora degli scacchi, che diventa originale spunto per i titoli, di cui si ricordano le mosse e diventano una chiave di lettura decisamente interessante per leggere in filigrana il messaggio del testo. Un messaggio importante, quale l'accettazione delle proprie peculiarità, dei propri pregi e difetti, che accompagnano, naturalmente l'essere umano. Questo percorso passa attraverso prima di tutto il lavoro coi ragazzi, ma anche e soprattutto attraverso la conoscenza - sempre più approfondita - di Sasha, il vicino di casa di cui sopra. Dopo un accidentale e divertente primo incontro, i due siglano un patto decisamente particolare: Anna insegnerà a Sasha l'italiano e lui in cambio le spiegherà le regole degli scacchi. Così, correzione dopo correzione e partita dopo partita, Anna imparerà a muovere correttamente i pezzi della scacchiera, imparando al contempo sempre qualcosa in più su sé stessa e, anche, su Sasha, scoprendo una persona da cui sarà molto difficile staccarsi.

Il libro, quindi, attraverso differenti situazioni, dalle situazioni scolastiche a quelle sentimentali, al rapporto con la sorella a quello con il cibo, si configura come un romanzo decisamente godibile e fresco, ottimo per una lettura rilassante, che riesce comunque a veicolare messaggi importanti tra cui, oltre a quelli prima citati, anche il valore della determinazione e l’accettazione di sé e del proprio corpo. Sarà infatti durante la sperimentazione di una nuova dieta, decisamente ferrea, che la nostra Anna scoprirà quanto sia necessario volersi bene.

Il punto da cui parte l’opera, tuttavia, come suggerisce il titolo, è proprio l’esperienza scolastica: finalmente la protagonista ottiene un incarico annuale come supplente presso una scuola alberghiera e lì conoscerà con mano la difficoltà di farsi accettare da una classe che – diciamolo – non parte proprio accogliente. Nella seconda parte del libro il focus si sposta di più sulla vita personale e amorosa della nostra, e la sua esperienza scolastica, all’inizio difficile ma soddisfacente, è meno protagonista. Non fatevi quindi ingannare dal titolo, La supplente non è un libro che racconta solo delle esperienze didattiche della protagonista ma un'opera che scende più nel profondo e allarga il proprio sguardo per abbracciare l'intera vita di Anna, mostrando la crescita e la maturazione di una ragazza che diventa donna.

Valentina Zinnà