Quasi una storia d’eroi
di Ettore Gula
Neo edizioni, 2021
pp. 298
€ 23 (cartaceo)
“Italia, una periferia”. Questo si legge nella bandella di sinistra del volume dai colori pastello, rigorosamente bianchi, indaco e neri, del terzo componente della famiglia Cromo, la collana di fumetti della casa editrice abruzzese Neo edizioni. Questo accostamento di luogo specifico, “Italia”, e luogo generico, “una periferia”, rende bene le intenzioni del graphic novel di Ettore Gula, già disegnatore per Disney e Panini e adattatore delle versione fumettistiche di Toy Story 1, 2 e 3: raccontare una storia di violenza che potrebbe accadere ovunque per quanto le sue caratteristiche sono generali – l’abuso domestico, l’indifferenza, l’impossibilità di una seconda scelta – e tuttavia mostra dei caratteri peculiari della cultura italiana, come possono essere ad esempio l’attaccamento quasi morboso per la madre, l’inoperosità delle forze dell’ordine, la donna come (ancora) subalterna all’uomo… fino a prova contraria.
In un graphic novel l’immagine assume un ruolo importantissimo rispetto al romanzo di pura narrativa, in quanto l’uso del tratto e dei colori contribuisce fortemente a creare l’atmosfera, allo stesso modo in cui nella narrativa l’uso delle parole è fondamentale per dare un tono alla narrazione. Gula, che ha una fortissima esperienza nell’ambito della fumettistica per bambini, come si è detto, sfrutta proprio il tratto tondo tipico di quel settore per dare al suo romanzo un passo crudo, feroce, a tratti macabro. Le linee minimali, intrecciate con il largo uso dell’indaco, conferiscono alla storia una sfumatura di rassegnazione e indolenza. Il dipanarsi degli eventi può essere cambiato, sembra dirci l’autore, eppure nessuno fa nulla per dare una svolta alle cose. Sembra quasi che manchi un timoniere per questa barca che ha perso la rotta. Ci sono intere pagine in cui il tratto tondo, l’accostamento di colori cupi e molli e l’assenza di parole sembrano preludere a una tragedia sempre in procinto di accadere. Nel giocare con questi pochi elementi – tratto, colori, parole – Gula stende un’opera perfettamente calibrata.
Su quest’ultimo punto – le parole – spendiamo qualche riga in più. Molte scene presentano appena qualche suono, se non un’assenza totale di rumori e voci. Svolgendosi di notte, quello che arriva al lettore è un mondo sconosciuto a chi conduce esistenze diurne, preso dal lavoro e dalla routine quotidiana. Nella notte, dove il silenzio è padrone di ogni cosa, i concetti stessi di bene e di male si fanno liquidi, fin quasi a confondersi. L’assenza di parole diventa così assenza di bussola morale. E nella penombra, saper distinguere cosa è giusto e cosa è sbagliato è assai difficile. La ferocia, la violenza, il macabro si fanno inquietudine. È dunque l’inquietudine a condurre il lettore nella storia disegnata e raccontata da Ettore Gula. Un’inquietudine che si incolla alla narrazione e si dipana solo una volta chiusa l’ultima pagina.
David Valentini
Tavole riprodotte con la concessione della casa editrice.
Social Network