di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri
Mondadori, settembre 2021
pp. 256
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Chi di voi ha ascoltato qualche volta il podcast di Morgana e/o ha letto il primo volume (lo trovate recensito qui) sa che il progetto di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri è chiarissimo: raccontare la vita di donne che, a qualunque costo, hanno avuto il coraggio di affermare se stesse, in contesti sociali, familiari, culturali dannatamente ostili. Le Morgane non vogliono compiacere nessuno, se questo mette in crisi la loro identità, e in questo secondo volume, Morgana. L'uomo ricco sono io, le autrici ripercorrono la storia di donne che si sono confrontate a lungo con la questione del successo, del potere e del denaro. A chi ancora oggi augura alla propria figlia un matrimonio con un uomo ricco, beh, questo è un libro da regalare, perché le biografie qui contenute ci mostrano che farsi da sé è possibile e, anzi, auspicabile.
Come avveniva anche nel primo volume, le biografie qui raccolte non vogliono osannare le protagoniste a modelli da seguire; ci sono luci e ombre, talvolta sono le ombre ad avere la meglio, ma ciò non toglie che siamo davanti a vite che catturano la nostra attenzione. Ancora una volta, la magia dell'empatia si ricrea e, per il tempo di lettura di un capitolo, sentiamo ciò che sentono le protagoniste, viviamo le loro vite almeno per un po'.
Murgia e Tagliaferri attraversano il tempo e lo spazio, e in men che non si dica entriamo nell'infanzia devastante e devastata di Oprah Winfrey e ripercorriamo la sua strada verso il successo, il potere e la ricchezza. Passiamo poi alla parabola di Nadia Comăneci, dal suo sogno realizzato di diventare forse la più grande ginnasta di tutti i tempi ai drammatici retroscena degli allenamenti simili a sevizie, fino al dramma della sua vita privata. Torniamo poi indietro al Settecento con la bellissima esperienza imprenditoriale di Francesca Sanna Sulis, una donna che ha saputo mettere in piedi un impero con la sua creatività, la sua seta e un ottimo modello di organizzazione produttiva. Non di seta ma di bollicine è fatta la carriera di Veuve Clicquot, la donna che, rimasta vedova a soli ventisette anni, si è data da fare e all'inizio dell'Ottocento ha diretto una straordinaria Maison de Champagne. Di magia e di parole è fatta invece la carriera di J.K. Rowling, che ha creato Harry Potter a partire da un periodo particolarmente difficile della sua vita, fino a diventare la prima persona miliardaria grazie a un libro. E, tuttavia, la fama non è bastata per tenerla lontana dalle polemiche, che ancora imperversano in rete. Coraggioso e del tutto inatteso è stato il cammino di Helena Rubinstein, che, con le sue creme, ha dato inizio a un successo straordinario, che le ha permesso fino all'ultimo giorno della sua vita di «creare le condizioni per sanare l'ingiustizia della casualità estetica e trasformare il privilegio di poche nel diritto di tutte» (p. 127). Diversa è la vicenda che ha portato Angela Merkel alla politica: la donna che ha dettato legge per quindici anni senza interruzioni ha fin da bambina desiderato crearsi un futuro solido e per questo si è data da fare. Scienziata e fisica, ha sempre speso tutte le energie per affermarsi, secondo una «rivoluzione della serietà e della competenza» (p. 152), preservando gelosamente la sua vita privata dal chiacchiericcio dei giornali. Che dire poi di Beyoncé, che ha saputo vincere la timidezza portando sul palco la sua determinazione, fino al successo totale? Anche lei ha avuto un'infanzia complicata ed essere la cantante donna più premiata della storia dei Grammy Awards non è bastato a garantirle felicità, visti i gossip sulla sua vita privata. Se c'è chi, come Chiara Lubich, può vantare di essere l'unica donna ad aver fondato una città (Loppiano), c'è chi può vantare il diritto di essere una straordinaria portatrice di caos, con la sua vita da anticonformista: Asia Argento.
Percorrere la biografia di queste donne, attraverso gli avvenimenti salienti, i loro stati d'animo, le loro parole virgolettate, ci permette di lottare contro molti pregiudizi che nascono prima ancora di riflettere. Anche questo secondo volume di Morgana, dunque, è un regalo da fare e da farsi, e un ennesimo merito alle autrici è la scelta di sperimentare per il romanzo il fonema noto come schwa / ə / per dare vita a un plurale neutro, anziché usare il solito maschile sovraesteso. Anche questa è inclusività, anche questo è desiderio di essere coerenti con il proprio progetto, così come avviene per la scelta di inserire nel testo le illustrazioni create da un gruppo di disegnatori fan di Morgana, coordinati da Luca Fontò.
GMGhioni