«Mia sorella è un buco nero»: “Sorelle” di Daisy Johnson, un romanzo psicologico che toglie il fiato



Sorelle

di Daisy Johnson
Fazi, luglio 2021

Traduzione di Stefano Tummolini

pp. 200 
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Come sono rari, i libri che scorrono come se vedessimo le parole prendere vita, immaginifiche e potenti. Libri che somigliano a quei film che non riesci a mettere in pausa ma che in certe scene non riusciamo a guardare, e dobbiamo sbirciare lo schermo tra le dita delle mani che salgono a coprire gli occhi, a metà tra la paura di cosa sta per accadere, e il desiderio bruciante di scoprire la verità. 

È proprio la volontà di scoprire la verità il motore che ci trascina a voltare furiosamente le pagine del secondo romanzo di Daisy Johnson, che non solo riesce magistralmente a configurare con il suo stile letterario unico questo ritmo incalzante, con una maestria che va oltre il semplice ricalcare lo stile televisivo seguito da tanti romanzi del genere, ma che riesce a raggiungere questo livello letterario altissimo con il sottogenere del thriller più difficile: quello psicologico

La storia infatti segue il trasloco di due ragazze, Luglio e Settembre, che, insieme alla loro madre, abbandonano la casa di Oxford e traslocano nel nord dell'Inghilterra, nella Casa Accoglienza, che precedentemente apparteneva alla loro zia. Morto il padre, la madre si trova a crescere da sola queste due figlie nate a dieci mesi di distanza l’una dall’altra, così diverse ma così unite; due gemelle siamesi che non si somigliano, ma che condividono una vita in due. Vivendo quindi per metà. Ma notiamo subito che le due metà della loro esistenza condivisa non sono simmetriche. 

La narrazione straniante e impietosa dell’autrice non lesina segnali sulle stranezze di queste vite congiunte: qual è la tragedia testimoniata dalle figlie che ha spinto la madre a questo trasloco precipitoso? Cos’è che turba la madre, costantemente tagliata fuori dalla vita delle ragazze? Cosa nasconde il rapporto tra Luglio e Settembre, così gerarchico, in cui Settembre domina in ogni aspetto la vita della sorella maggiore? In una sorta di folie à deux che con il proseguire del romanzo si evolverà in ulteriori risvolti psicologici agghiaccianti, le due sorelle non lasciano che nessuno si frapponga tra di loro. Non hanno altri amici, non socializzano con i compagni di scuola, perfino la madre viene lasciata entrare nel loro cerchio magico solo nelle modalità che Settembre permette. Mentre Luglio accetta ogni cosa che Settembre dice senza protestare. 

Nell’impossibilità di dire di più sul rapporto delle due protagoniste senza rovinare il finale a sorpresa del libro – anzi, i due finali a sorpresa, incastrati come una matrioska – da sottolineare è sicuramente lo stile che, assieme alla struttura del romanzo, consente la buona riuscita non solo del ritmo incalzante ma anche del senso di sottile tensione che pervade ogni scena. Uno stile lirico, immaginifico, che alterna periodi lunghi a periodi brevi e segue l’instabilità mentale delle protagoniste negli anfratti più nascosti. E che assicura la buona riuscita di un romanzo spettacolare, per gli amanti del genere e non solo.

Marta Olivi