Una relazione
di Valentina Gaia e Stefano Sardo
HarperCollins, settembre 2021
pp. 352
€ 18,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
[Alice] Insomma, più di cento righe sul curriculum e meno di cento euro sul conto in banca. (p. 33)[Tommaso] Come gli aveva detto suo padre, una delle ultime volte che si erano parlati, aveva avuto più successo di quelli che non ce l'avevano fatta, ma meno successo di quelli che ce l'avevano fatta. (p. 40)
Alice e Tommaso sono una coppia dei nostri tempi. Trentasette anni lei, quarantadue lui, non sposati, senza figli, entrambi con lavori nel campo artistico – recitazione lei e musica lui – precari, con il bisogno della firma dei genitori per la garanzia del mutuo per la casa in centro a Roma e insieme da quindici anni. Hanno ancora complicità, intimità, i telefoni con il loro numero in chiamata rapida e abitudini consolidate anche nella posizione per dormire. Sono un faro di speranza per gli amici ancora in caccia, divorziati o con relazioni traballanti. Ecco perché il loro annuncio una sera a cena sul loro terrazzo, in mezzo alle lucine che sono perfette per gli sfondi delle foto Instagram, deflagra con violenza inaspettata.
«Abbiamo deciso di lasciarci.» (p. 16)
Cos'è successo, e adesso, con chi ci schieriamo sono le domande che affollano la mente in reazione a una dichiarazione di questo tipo, soprattutto da una coppia che sta provando ad avere un figlio e dalla quale ti aspetteresti un annuncio di fidanzamento.
Nella relazione di Alice e Tommaso non è successo nulla che sembri giustificare questa decisione. Non ci sono stati tradimenti, litigi prolungati, diversità di visione di vita, accuse, logorio per il lavoro precario. Non c'è un vero e proprio incidente scatenante che pone fine alla relazione e che, in qualche modo, è salvifico per il decorso. Se sei stato tradito o tradita puoi addossare con precisione la colpa, se uno vuole un figlio e l'altro no c'è un conflitto insanabile che dà una giustificazione.
Proprio in conseguenza di questo, Alice e Tommaso optano per una separazione per gradi, quasi "bio" come la definiscono scherzosamente. Inizieranno a fare cose da soli, si prenderanno i loro spazi – spesa e bucato a ciascuno il suo – si metteranno d'accordo sulla vendita della casa con il mutuo che li lega quasi e più di un matrimonio.
Sempre a cascata, non ci sarà bisogno di uno schieramento. Nessuno ha fatto torto, nessuno è da condannare, tant'è che il romanzo alterna il punto di vista di Alice – in prima persona – a quello di Tommaso – in terza soggettiva – proprio per fornire una visione a tutto tondo della vicenda.
Non a caso, Alice e Tommaso sono una coppia dei nostri tempi: ancora vivono – e così i personaggi intorno a loro – in un limbo adolescenziale in cui si è convinti che il successo sia dietro l'angolo, che tutto sia ancora possibile, che nessuno abbia mai provato quello proviamo noi. Per poi sorprendersi a scoprirsi adulti, ad avere alcune strade ormai chiuse e a dover affrontare una separazione alla soglia della mezza età quando ancora non si è in grado di potersi permettere Spotify Premium, come riflette sconsolato Tommaso. In questa loro concezione un po' naïf, c'è la sicurezza di riuscire a gestire la separazione in maniera ottimale, senza i cliché o i piatti lanciati, perché loro sono unici.
Tommaso tra così male che gli viene da chiedersi se sia una cosa normale, se sia mai successo ad altri di sentirsi tanto afflitti per una propria decisione. (p. 274)
Ma le fasi del dolore sono le stesse per tutti, nessuno sfugge alla negazione, alla rabbia per quanto si provi a gestirla.
Alice e Tommaso sono adolescenziali nei loro riferimenti pop – che a volte danno origine a metafore che fanno sorridere –, nelle loro citazioni alle canzoni sentimentali, alla rock opera che Tommaso ha scritto su di loro per tutta la vita senza riuscire mai a tirare fuori una canzone d'amore per la sua Alice. Sono così simili anche nelle esperienze che fanno – persino nelle più pratiche come gli esami dalla ginecologa e dall'urologo che danno origine alle stesse sensazioni – e nelle persone che li circondano perché anche i loro genitori sembrano ricalcare lo stesso modello. Nemmeno il lettore, sebbene la prima persona di Alice porti a una maggiore empatia, parteggia per l'uno o l'altra perché insieme formano il perfetto archetipo degli adulti della generazione X e Millennial.
Il lettore, se in quella fascia d'età, non parteggia, ma non può fare a meno di riconoscersi in quasi ogni dettaglio, ogni pensiero che i due protagonisti fanno. Sorge un po' di imbarazzo, a volte, nel vedersi così rispecchiati, nel capire che siamo tutti vittima di uno stesso cliché e delle stesse abitudini che pensavamo così originali appena prima di leggere queste pagine. Ogni episodio meriterebbe un pensiero perché rispecchia la vita di ogni giorno. Il romanzo infatti è organizzato a scansione giornaliera per i quarantacinque giorni che intercorrono tra l'annuncio della separazione e la vendita della casa. Ogni capitolo sembra una giornata tipo con eventi in cui, almeno in parte, tutta la generazione si riconosce: l'imbarazzo ai battesimi per chi figli ancora non ce li ha e quindi sembra non volere responsabilità, la scelta di non sposarsi perché tanto è solo un contratto, la nostalgia per gli ex e per il cosa sarebbe successo se, la preoccupazione per le sorti del pianeta pur facendo poco di concreto. C'è del vissuto dei due autori – a loro volta sono stati fidanzati per anni e ora si sono separati – e pur non volendo cadere nella trappola della sovrapposizione autori/voci narranti è ovvio che hanno pescato dal loro passato personale. Così facendo hanno creato un ritratto narrativo accurato degli attuali trenta-quarantenni con il loro concentrato di paure, senso di unicità e aspirazioni che spesso si vedono frustrate. Quelli che vorrebbero che la vita fosse tutta filtrata da Instagram con le lucine e gli sfondi giusti e si sentono traditi quando si accorgono che, purtroppo, non è così.
Giulia Pretta
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