di Mateusz Urbanowicz
L’Ippocampo Edizioni, giugno 2021
pp. 160
€ 25,00 (cartaceo)
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Lidia Tecchiati
Guy de Maupassant disse che “Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno”, ed è proprio così che ci si sente dopo essersi persi per i quartieri illuminati di Tokyo, dopo aver viaggiato con i pensieri grazie alle illustrazioni raccolte in questo magnifico libro. Chiamarlo libro è tuttavia riduttivo, perché è un vero e proprio portale che ci conduce a est, dall’altra parte del mondo, nel cuore del Sol Levante.
Mateusz Urbanowicz, illustratore di origine polacca ma residente in Giappone con la moglie, decide di fotografare le botteghe storiche di Tokyo che più lo affascinano, e le riproduce poi in cinquanta acquerelli carichi di dettagli e meraviglia. Nell’introduzione l’autore dice:
“Più che di trovarmi in una città sconosciuta, mi sembrava di tornare in un luogo che conoscevo, ma che avevo dimenticato. […] Spero che quanti di voi non sono mai stati a Tokyo, ma anche chi la conosce a menadito, trovino interessanti queste botteghe che, inaspettatamente, suscitano un piacevole senso di nostalgia”.
E infatti la nostalgia, il bisogno di ritorno, è compagna silenziosa ogni volta che si gira pagina.
Il libro si presenta come una sorta di guida turistica fuori dai canoni delle rinomate “Lonely planet” o “Marco Polo”: le botteghe, di cui viene sempre raccontata la storia, sono divise per sei quartieri, e accompagnate da utilissime mappe geografiche e indirizzi in chiusura di ogni capitolo, qualora un aspirante viaggiatore desiderasse farvi visita dopo aver sfogliato il libro, invogliato dallo scoprire in prima persona la bellezza riportata tra le pagine. Dal negozio specializzato di senbei alla panetteria Hokkai, dalla macelleria Yamane al parrucchiere Kobayashi, dallo studio fotografico Yajima al ristorante di tempura, vi aspetta un viaggio guidato lungo la tradizione delle botteghe giapponesi: vi sembrerà di essere già entrati in questi luoghi e sentirete il bisogno innato di ritornarci.
Ogni illustrazione delle botteghe occupa una pagina intera, ed è accompagnata da ingrandimenti dell’acquerello, che servono all’autore per raccontarvi aneddoti e mostrarvi più da vicino quegli elementi della bottega che più l’hanno catturato. In questi zoom culturali e artistici ho trovato una profonda sensibilità e umanità da parte dell’autore: i particolari che pone alla nostra attenzione sono spesso dettagli di vita quotidiana, come ad esempio panni stesi al sole sulla fiancata di una bottega storica, oppure la disarmonia di tre seggioloni da bambini, che costituiscono un particolare simpatico per Mateusz, nel contesto di una bottega elegante arredata con buon gusto. Tutti questi dettagli ci spingono a vedere queste botteghe con gli occhi dell’autore, condividendo la sua esperienza personale che diventa così universalmente esperibile. Sembra quasi di vedere Mateusz con la mano tesa, pronto a condurci in un lungo viaggio, così lontano e pure così facile da intraprendere dalla comodità del nostro divano di casa (o da dove volete voi!). Come il letto magico di “Pomi d’ottone e manici di scopa”, film della mia infanzia che ricordo con nostalgia…
Passiamo ora alla parte più puramente artistica di questo libro: non sono una grande esperta di dipinti ad acquerello (né in realtà di arte in generale), ma posso assicurarvi che ogni singola bottega è dipinta in modo tale da farci comprendere nel profondo l’atmosfera respirata dall’autore la prima volta che la immortalò in una fotografia. Le luci degli interni si riflettono nelle vetrate, le tegole dei tetti, spesso di un verdeazzurro magnifico, sono sbiadite nei punti in cui il tempo le ha rovinate. Nelle botteghe ormai chiuse, diventate proprietà private, percepiamo il vuoto lasciato da una lunga tradizione commerciale, ormai svanita. Oltre al luogo fisico, sembra di riuscire a vedere i proprietari intenti a spiegare all’autore il perché di alcuni kanji sulle insegne del palazzo o la ricetta segreta delle polpette di riso. Attraverso le pennellate delicate, precise e ricchi di dettagli, riproduzione perfetta delle iniziali fotografie, vediamo un’umanità che è parte integrante degli edifici e dei dettagli urbani.
Alla fine del libro potrete trovare anche l’inventario illustrato degli elementi dell’atelier dell’autore e di tutti gli strumenti utilizzati per dipingere, con tanto di marca e consigli d’uso: una vera miniera d’oro per gli artisti che prenderanno in mano Botteghe di Tokyo!
Dulcis in fundo, dettaglio linguistico da non sottovalutare: il libro è interamente bilingue, in giapponese e in italiano. Anche se non conosciamo la lingua, è affascinante vedere le immagini accompagnate dalla lingua originale, perché fortificano l’idea di un viaggio emotivo per le vie di Tokyo, e aiutano a farci sentire assorbiti dalle luci della città.
Dai numerosi punti esclamativi usati potrete evincere il mio entusiasmo una volta giunta alla fine del libro, condito da qualche sorriso amaro e da una promessa che mi sono fatta tanti anni fa, la prima volta che lessi Murakami, promessa risvegliata da questa esperienza letteraria e artistica: in Giappone ci devo andare, e quando ci andrò, questo libro sarà la prima cosa che metterò in valigia.
Lidia Tecchiati