Valérie Perrin fa ancora centro con "Tre", un inno all'amicizia dall'autrice di "Cambiare l'acqua ai fiori"

Tre


Tre
di Valérie Perrin
Edizioni e/o, 28 giugno 2021

Traduzione di Alberto Bracci Testa

pp. 624
€ 19 (cartaceo)
€ 12,99 (ebook)

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Il terzo romanzo di Valérie Perrin, dal titolo Tre, non poteva che essere una conferma. Tre sono gli amici inseparabili di questa storia, che segue una linea narrativa meno spezzettata rispetto ai due precedenti romanzi, pur mantenendo più piani temporali, che si alternano per tutta la vicenda. Il ritmo è come sempre di grande impatto e le oltre 600 pagine scorrono veloci, grazie ad uno stile avvolgente e intimistico. 

Incontriamo i protagonisti ancora bambini, nel 1987, quando la loro amicizia sboccia quasi per caso alle scuole elementari di La Comelle, piccolo paesino della Borgogna. Da quel momento la vita proverà tante volte a separarli, con colpi più o meno bassi, ma Nina, Étienne e Adrien resisteranno. Nello stesso tempo le vicende narrate seguono la loro crescita e si alternano al piano temporale del 2017, che è anche il presente della voce narrante, una misteriosa giornalista, che si chiama Virginie, e che sembra conoscere profondamente le vicende dei tre inseparabili.



I protagonisti. Hanno dei caratteri ben definiti e sono complementari tra loro, al centro c'è Nina, che è l'ago della bilancia di questo trio così affiatato, ha una madre che l'ha abbandonata e un nonno, postino, che l'ha cresciuta e che la adora

Nina ha la grazia di una cerbiatta. Sopracciglia e ciglia nere su occhi d’ebano. Dopo due mesi d’estate ha la pelle scura. p. 16

Nina era spesso stanca perché andava a dormire tardi. Si diceva che aiutasse il nonno a dividere per strade e quartieri la posta che avrebbe distribuito l’indomani, il che era del tutto falso, perché la selezione veniva fatta la mattina all’ufficio postale. Probabilmente disegnava fino a notte fonda. Aveva sempre le dita grigie di matite a carboncino. Per quanto se le lavasse con spazzolino e sapone, il piombo delle mine le tingeva le unghie. p.30

 Il più timido è Adrien, figlio di una madre sessantottina e di un padre assente, che sembra voler dimostrare sempre qualcosa e che resta sempre in disparte, preso di mira dal maestro Py e quasi annientato dalla personalità degli altri due

Appena Adrien abbassava la guardia il maestro lo mandava alla lavagna per umiliarlo meglio davanti a tutti. Invano. I timidi non sono deboli né vigliacchi. Non necessariamente i carnefici hanno il sopravvento su di loro. Adrien non piangeva mai. Guardava Py negli occhi e si sforzava di rispondere alle domande malgrado fossero insidiose e incomprensibili. p.38

Poi c'è Étienne, bellissimo e ammirato, figlio di borghesi e assolutamente privo di interesse nei confronti della scuola, ma molto interessato alle ragazze e al fascino che riesce ad avere su ognuna di loro

Étienne si toglie il golf. Fa caldo. Si ributta indietro un ciuffo di capelli. Abbassa la testa. Ha un profilo perfetto, Nina non farebbe altro che disegnarlo. Anche se sta appena cominciando a uscire dall’infanzia per entrare nell’adolescenza, in lui c’è una dicotomia tra corpo e faccia, ha la corporatura di uno sportivo grande e grosso e un viso quasi da ragazza. p.62

La voce narrante. Mentre vediamo scorrere tra le pagine prima l'infanzia e poi l'adolescenza dei tre protagonisti, Virginie continua a raccontarci di una ragazza, scomparsa da La Comelle all'età di 18 anni, forse la sua sparizione è legata al recupero di un'auto dal lago, all'interno della quale si trova un cadavere. Il corpo sarà quello di Clotilde Marais, scomparsa misteriosamente nel 1994 e con la quale Étienne sembra condividere un segreto? E soprattutto, in che rapporti è con i tre amici questa giornalista e come fa a conoscere così bene le loro vite, pur non avendo più rapporti con nessuno di loro, visto che, a quanto pare, ha litigato con loro per misteriose ragioni anni prima? Anche questa presenza ha un ruolo centrale nella vicenda, che stupirà il lettore alla fine.

Lo stile. Dello stile della Perrin ho più volte scritto, del suo riuscire ad alternare e a far combaciare perfettamente i piani temporali sfalsati ma anche parti dialogiche e descrittive, rendendoci familiari i protagonisti, raccontandoli in un modo penetrante ed empatico, costruendo attorno a loro la trama, che si compone pian piano sotto i nostri occhi, grazie ai vari indizi che di volta in volta aggiunge nel corso delle pagine. Uno stile che arricchisce il lettore senza stancarlo, che non appesantisce il racconto ma lo dilata (grazie all'inserimento dei lunghi flashback che diventano paralleli al presente). La particolarità di questo romanzo, forse il più riuscito, è quella di srotolarsi come un gomitolo, seguendo quindi una linearità che mancava ai precedenti, che pur essendo molto belli davano più l'idea di una matassa da sbrogliare o di un canovaccio di cui si dovevano riannodare i fili con il lettore.

Le tematiche. C'è un vivido contesto - quasi un mondo parallelo - nei romanzi della Perrin, che molti non riescono a percepire, fermandosi spesso alla vicenda, intesa banalmente come trama, che quindi potrebbe risultare "già letta", mentre in realtà è proprio nella capacità di raccontarci tante storie, che poi diventano un percorso di vita, in cui ogni lettore si può riconoscere, la grande abilità di questa autrice. 

In questo caso le tematiche sono tante; quella animalista racconta molto anche della vita della stessa scrittrice, ovvero il suo amore per gli animali, che trasmette ai suoi protagonisti e rende così unica la Nina bambina, ma che è la cifra distintiva anche del personaggio da adulta (gestisce in un canile). 

La tematica della famiglia, intesa come nucleo solido di affetti, non per forza tra consaguinei, e spesso dipinta come disfunzionale, monoparentale o assente. La Perrin traccia un quadro davvero moderno del concetto di famiglia, pur non escludendo che possano esserci delle eccezioni, ma in generale soffermandosi più sul ruolo che le varie persone di cui ci circondiamo danno a questo valore, così tradizionalista ma anche così mutato nel tempo.

La diversità, di carattere, di temperamento e anche sessuale, che non vede barriere nella scelta di chi siamo o di chi decidiamo di amare, ma orizzonti e possibilità. Così come la metafora della vita stessa è un insieme di cambiamento e di stasi, di piacere e di dolore, di coraggio o di resa. Nel romanzo questa caratteristica permea i protagonisti, che si attribuiscono spesso degli atteggiamenti che sono femminili e maschili e quindi escono dai soliti cliché, creando un grande quadro di impatto e di umanità, che non potrà lasciare indifferente il lettore.

Samantha Viva