di Fulvio Valbusa e Serena Marchi
Fandango Libri, Roma settembre 2021
pp. 254
€18 (cartaceo)
€9,99 (ebook)
Randagio è la storia di Fulvio Valbusa, campione pluripremiato dello sci di fondo. È il racconto della sua vita, prima, durante e dopo gli sci. È la storia di uomo che dal piccolo paese di Bosco Chiesanuova, nel Veneto, si ritrova sul tetto del mondo come uno dei più grandi atleti italiani. Nasce in un’umile famiglia, madre casalinga e padre boscaiolo, insieme con i fratelli vive un’infanzia genuina, in un’Italia ormai dimenticata, fatta da piccole cose, dove i vicini si conoscono tutti e nessuno nega una mano all’altro. La sua infanzia corre felice fino alla traumatica perdita del gemello Silvio, un evento così traumatico che cambierà per sempre la sua vita.
La morte del fratello sarà la spinta verso
l’agonismo. Entrambi, da piccoli, amavano andare sugli sci; quando Silvio
muore, Fulvio deciderà di portare avanti la passione del gemello e così
intraprenderà la strada del professionismo.
Da qui inizieranno anche i
sacrifici: lavora in macelleria mentre si allena duramente. Le sue
soddisfazioni, però, non tardano ad arrivare. Inizia a salire sui podi
prima italiani e poi europei. Dopo varie vicissitudini, arriverà la chiamata
nel corpo forestale che gli permetterà esclusivamente di dedicarsi ai suoi
allenamenti. A questo punto la strada è ben tracciata: le Olimpiadi e i
mondiali devono essere il suo prossimo obiettivo. Così sarà, arriveranno importanti risultati: dall’argento nei mondiali juniores nel 1988 all’oro ai
giochi olimpici invernali nel 2006. L’autore, però, non tralascia la sua vita
privata e così ci racconta dei suoi amori, delle sue sorelle, di cui una
diventerà anche lei una campionessa, delle sue amicizie, delle sue passioni
dopo la rinuncia allo sci.
Nel nostro immaginario comune, un campione è qualcuno che emerge dal gruppo per le sue abilità fisiche e mentali, che spinge il suo corpo ai limiti per raggiungere obiettivi sempre più alti, ed è indubbiamente così, ma spesso non ci domandiamo a che prezzo e dimentichiamo che dietro il grande campione c’è un uomo con i suoi difetti e i suoi pregi. Questo è il merito di Randagio. Fulvio Valbusa, raccontandoci la sua vita, ci mostra l’uomo e il campione, una parte che è imprescindibile dall’altra. Non sono due entità separate, ma entrambi vivono nell’altro. È così ritroviamo l’uomo Fulvio, attaccatissimo ai figli, ai suoi amici, al suo mentore di sempre Vito, e il campione, che conquista una medaglia dietro l’altra e che si allena a perdifiato.
Ma cosa succede quando un
campione smette con l’agonismo? Cosa fa della sua vita? È una domanda che credo che tutti gli sportivi si siano posti e così anche Fulvio. Quando decide di
smettere, si ritrova a un bivio esistenziale. Decide di tornare a casa, a Bosco
Chiesanuova, e inizia a fare la guardia forestale: un lavoro che gli permette
di stare a contatto con la natura e di tramandare il lavoro del padre. Lì nei
boschi dell’infanzia si mette alla ricerca di una lupa che sembra che attacchi
le mandrie degli allevatori e così, con una passione che lo ha sempre
contraddistinto, cerca di sbrogliare la matassa, arrivando a
scoprire addirittura che sono una coppia. La scoperta cambierà di nuovo la sua
vita, perché in quel lupo Fulvio si riconoscerà.
Sento che io e quell’animale abbiamo parecchio in comune, quasi quel giovane lupo possedesse un pezzo di me, dentro nel profondo. Sento che a quel primo sguardo ne seguirà un altro al quale ne seguirà un altro ancora. E l’emozione sarà sempre la stessa. Sono caduto in un incantesimo perché mai prima di adesso mi ero sentito così. (p. 220)
Scritto con Serena Marchi, è un’autobiografia
genuina e schietta che non ha paura di raccontare i dettagli più imbarazzanti o quelli
più sconvenienti e dove la sincerità è il filo conduttore del racconto. Non
temono di esprimere a chiare lettere le verità scomode, o rendere partecipe il
lettore della vita privata del campione veneto.
Il suo merito è mostrarci come la volontà e la determinatezza possano
cambiare il destino di ognuno di noi. È il coraggio di cadere e
rialzarsi, così come accade nella vita, a renderci dei campioni, come
Fulvio Valbusa dimostra nella sua autobiografia. Il campione non è solo quello che vince una gara o una medaglia, ma è soprattutto colui che non abbandona il suo sogno e non si ferma davanti alle difficoltà. Va avanti nonostante tutto per conquistare la propria serenità e questo che fa un vero campione, come Valbusa ci racconta.
Giada Marzocchi
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