Donne difficili - Storia del femminismo in 11 battaglie
di Helen Lewis
Blackie edizioni, ottobre 2021
Traduzione di Dafne Calgaro e Marina Calvaresi
pp. 447
€ 22 (cartaceo)
Traduzione di Dafne Calgaro e Marina Calvaresi
pp. 447
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Facciamo un esperimento. Chiedete alle vostre amiche, sorelle, compagne o, se siete donne (ma anche se siete uomini), chiedetelo a voi stessi: com’è essere femministi oggi? Se siete onesti, la risposta che darete e che con tutta probabilità vi sentirete dare è: un gran mal di pancia. Le femministe sono, storicamente, grandi consumatrici di antiacidi. È difficile per chi è nato negli anni Novanta o Duemila ricordare che i diritti di cui godiamo oggi siano il risultato di durissime battaglie combattute e vinte, quando ogni giorno siamo tempestati e sfiduciati da pessime notizie: il diritto all’aborto in pericolo in diversi stati europei, la poca rappresentazione femminile tanto in politica quanto nel mondo del lavoro, e ovviamente la difficoltà nell’ottenere la pari retribuzione, specie se si prende in considerazione il fardello aggiuntivo del lavoro domestico che le donne hanno sulle loro spalle. Ed è ancora più difficile accettare che le battaglie possano nascere anche in seno allo stesso movimento femminista, quando pensatrici dalle opinioni divergenti si dimenticano del comune nemico del patriarcato e decidono di utilizzare le loro energie per combattere tra di loro relativamente a questioni teoriche o a figure controverse del presente o del passato.
Facciamo un esperimento. Chiedete alle vostre amiche, sorelle, compagne o, se siete donne (ma anche se siete uomini), chiedetelo a voi stessi: com’è essere femministi oggi? Se siete onesti, la risposta che darete e che con tutta probabilità vi sentirete dare è: un gran mal di pancia. Le femministe sono, storicamente, grandi consumatrici di antiacidi. È difficile per chi è nato negli anni Novanta o Duemila ricordare che i diritti di cui godiamo oggi siano il risultato di durissime battaglie combattute e vinte, quando ogni giorno siamo tempestati e sfiduciati da pessime notizie: il diritto all’aborto in pericolo in diversi stati europei, la poca rappresentazione femminile tanto in politica quanto nel mondo del lavoro, e ovviamente la difficoltà nell’ottenere la pari retribuzione, specie se si prende in considerazione il fardello aggiuntivo del lavoro domestico che le donne hanno sulle loro spalle. Ed è ancora più difficile accettare che le battaglie possano nascere anche in seno allo stesso movimento femminista, quando pensatrici dalle opinioni divergenti si dimenticano del comune nemico del patriarcato e decidono di utilizzare le loro energie per combattere tra di loro relativamente a questioni teoriche o a figure controverse del presente o del passato.
Helen Lewis questo lo sa bene. Ed è per questo che ha deciso di scrivere una storia del femminismo che sia, prima di tutto, onesta: che la raffiguri come un lungo processo fatto di ondate e di risacche, di vittorie e di sconfitte, e, soprattutto, di personaggi controversi, complessi, perché reali. Nel suo libro, Donne difficili, l’autrice ripercorre le battaglie che le donne hanno intrapreso per l’ottenimento dei loro diritti, in una suddivisione per capitoli riguardanti il divorzio, il voto, il sesso, ma anche il tempo, l’amore, l’aborto, che lo rende una comodissima guida per chi non è esperto di storia del femminismo e vorrebbe saperne di più; ma nella successione dei capitoli c’è anche un tentativo di seguire una direzione lineare, che ci porti dalla seconda metà dell’Ottocento ai giorni nostri, e che ci vuole rincuorare ricordandoci della quantità di battaglie che sono risultate, alla fine, vittoriose, grazie al lavoro delle attiviste che ci hanno creduto fino alla fine.
Perché il libro di Helen Lewis è su di loro che si concentra: le donne. Personalità che oggi spesso non conosciamo, dalle storie complicate e convolute, ma che dobbiamo ringraziare per le loro conquiste. Se oggi assistiamo a numerosissime lotte intestine che nascono nel momento in cui si prova a far scendere dal piedistallo una qualsiasi figura per riconoscerla come umana, e dunque dotata di lati negativi e positivi, è anche vero che troppo spesso questa ricerca degli scheletri nell’armadio corre il rischio di farci perdere di vista il quadro generale, il contesto storico in cui queste donne si muovevano, la vulnerabilità e la possibilità di sbagliare che sono la naturale conseguenza del mettersi in gioco. La luce che la ricerca storica di Helen Lewis getta sul passato non risparmia nessuno, e nel comporre i suoi vividi ritratti di figure indimenticabili a cui siamo debitrici senza saperlo, punta soprattutto alla tridimensionalità: le tendenze classiste presenti in alcune suffragette, le dichiarazioni controverse di Marie Stopes, il caratteraccio di Selma James. “Donne difficili”, che non hanno rispettato lo stereotipo della donna amabile e gradevole, e che non di rado hanno anche commesso errori. Che però non ne cancellano le vittorie.
Ma cos’è, dunque, una donna difficile? Donne che vogliono più di quello che è loro concesso, donne che dicono di no e che alzano la voce per farsi sentire; è indubbio che la posizione storica di ciascun personaggio sia valutabile solo una volta che si è interposta la distanza del tempo, ma al di là delle controversie storiche, tutte le figure di cui parla Lewis sono accomunate dall’essere state accusate di arroganza, aggressività, poca disponibilità a collaborare: accuse che ricordano da vicino quelle rivolte alle donne di oggi. Le donne difficili non appartengono a un’epoca specifica, ma trascendono i secoli nell’essere sempre disallineate con ciò che ci si aspetta da loro, puntando invece ad allineare il resto del mondo con la loro visione. Secondo Helen Lewis, che non a caso conclude il suo excursus storico con il “Manifesto della donna difficile”, poter essere donne difficili significa credere che il mondo possa essere cambiato, come ci hanno creduto le numerosissime donne raccontate nel libro. Per questo la condizione della donna difficile è il maggior lascito che la storia del femminismo ci ha lasciato; una storia complessa come è complesso il movimento stesso, che però ci ha dato la possibilità di volere qualcosa in più di quanto ci sembra possibile. Anche quando questo volere di più ci fa venire il mal di pancia.
Marta Olivi
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