Eh sì, fa proprio impressione scoprire, sfogliando le prime pagine del libro, che La balena alla fine del mondo è stata scritta nel 2015. Parrebbe scritta l'altro ieri, o meglio ancora, nel bel mezzo del lockdown. Viene da chiedersi se l'autore, lo zoologo e scrittore keniota John Ironmonger, durante la stesura del testo consultasse una palla di cristallo per predire quel che ci è successo con la pandemia.
Questo romanzo singolare per alcuni versi si rifà al fantastico e per altri a un crudo realismo ma, ciononostante, approda a un esito fiabesco. Nelle primissime pagine, scopriamo che la storia che stiamo per scoprire è alla base della Festa della Balena che viene celebrata a St. Piran e che tanti personaggi di questa vicenda sono ormai passati a miglior vita. È in un'atmosfera ovattata dal tempo che si muovono i primi passi della storia: la comunità di St. Piran, paesino della Cornovaglia piuttosto isolato da tutto e da tutti, viene sconvolto dal ritrovamento sulla spiaggia di un uomo nudo; dietro di lui, in mare, si intravvede una balena di dimensioni straordinarie, quasi volesse vegliarlo. Non ci vuole molto perché tanti si adoperino per salvare l'uomo, con l'aiuto del medico in pensione di St. Piran. Quando il naufrago rinviene, rivela di essere Joe Haak, un analista finanziario della City: per quali ragioni Joe si trova in Cornovaglia e la sua macchina è stata ritrovata vicino alla spiaggia? Perché nessun famigliare lo cerca, né lui pare ansioso di andarsene?
Basta poco tempo perché Joe inizi a riconoscere tutti i trecento abitanti di St. Piran, ma serve un evento fuori dal comune perché loro smettano di considerarlo uno straniero da guardare con curiosità e con diffidenza. È la balena a offrire un'occasione preziosa: dopo aver scoperto che si è arenata sulla spiaggia, Joe si fa in quattro per radunare un numero straordinario di persone che lo aiutino a salvare quel grande e sorprendente animale. Pare un'impresa impossibile, ma il contributo indefesso degli abitanti di St. Piran e le idee di Joe riescono a riportare la balena in mare. Cosa resta? Un'esperienza al limite dell'incredibile da raccontare ai propri discendenti, certo, ma anche un momento di profonda comunione d'intenti. Ed è proprio per questo che, quando Joe inizia ad accumulare cibo in scatola e a lunga conservazione, la gente si incuriosisce, ma non lo reputa un pazzo. Anzi, c'è anche chi lo aiuta, in vista di chissà quale catastrofe: la determinazione di Joe, d'altra parte, convince molti a fidarsi di lui.
A predire tale sconvolgimento è stata Cassie, un sistema programmato da Joe che, con i suoi algoritmi, dovrebbe essere in grado di prevedere l'andamento dei mercati finanziari. Forse Cassie ha fallito nel predire una colossale crisi, dal momento che «possiamo vedere il futuro, ma solo per un breve tratto» (p.114)? Non lo sappiamo, ma lentamente, durante la lettura, capiremo perché Joe ha deciso di restare il più possibile a St. Piran: un'epidemia diffusasi in Asia minaccia gli equilibri di tutto il mondo. In attesa di capire se il virus arriverà anche in Cornovaglia, sfilano davanti a noi i personaggi del romanzo, che impariamo a conoscere e ad apprezzare con le loro peculiarità: dall'avvenente e conturbante Polly a suo marito, il reverendo Alvin; dal naturalista Jeremy al medico in pensione Mallory; dal vagabondo Kenny all'innocente diciassettenne Charity, fino alla bella infermiera Aminata.
Molti altri membri della comunità si avvicendano nella storia e intrecciano le loro vite a quella di Joe, ma il protagonista resta sempre lui, di cui scopriamo i precedenti attraverso flashback che ci portano subito alla City, che irrompe con tutta la sua fretta di ottenere risultati. Conosciamo la capa di Joe, Janie, predatrice sessuale e arrampicatrice sociale, ma anche il capo di tutta la baracca, l'anziano magnate Lew Kaufmann, per certi versi visionario al limite della follia. Per lui, infatti, Cassie deve essere perfettibile e niente può essere lasciato al caso.
Le ombre di Joe sono destinate a emergere progressivamente, come pure i suoi punti di luce: la sua scelta di spendere tutti i risparmi di una vita in cibo a lunga conservazione per sfamare sé stesso e la comunità di St. Piran è un grande gesto di generosità, come vedremo, specialmente in una situazione in cui l'individualismo e l'egoismo spinto di alcuni possono mettere a repentaglio tutti:
Come abbiamo potuto immaginare che, nel momento della crisi, all'improvviso ci saremmo trasformati in individui diversi? (p. 189)
Curiosi di sapere che cosa l'autore abbia escogitato per il suo protagonista, proseguiamo con la lettura di La balena alla fine del mondo, attendendoci colpi di scena colossali. I momenti di suspense non mancano, ma questi sono intervallati da dialoghi che ci permettono di ragionare sullo stato delle cose, ovvero su quanto la natura, gli animali e gli uomini siano profondamente collegati, e su quanto poco possa la finanza davanti a qualcosa di enorme. Come una balena. Come una pandemia.
GMGhioni
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