Feltrinelli, 2020 (prima edizione: 2018)
pp. 204
€ 18 (cartaceo in brossura)
€ 10 (cartaceo nella Universale Economica Feltrinelli)
Da quando andiamo a scuola, familiarizziamo con poeti e scrittori. Ne studiamo le poesie, i romanzi, le loro correnti letterarie e, come naturale, alcune ci piacciono, altre un po’ meno.
Mi sono sempre chiesta cosa c’è dietro un
grande poeta o un grande scrittore? Dietro i loro scritti in linea di massima
lo sappiamo: conosciamo il motivo della poesia o la trama del romanzo o cosa li
hanno ispirati, ma quello che mi mancava è il lato umano di ognuno di loro. La
risposta l’ho trovata in La finestra di
Leopardi di M. Novelli.
Tale mancanza ce li rende, infatti,
più astratti, figure lontanissime dalla nostra quotidianità, come se fossero
posti su un piedistallo, ma prima che poeti erano uomini e donne, con le loro
abitudini, i loro difetti e le loro case.
È questo il grande merito di
Mauro Novelli, cioè quello di aver tracciato un viaggio nelle case, e non solo,
di ventiquattro scrittori italiani: da Manzoni alla Merini, a Elsa Morante,
passando per Gozzano, Fenoglio e Carlo Goldoni. Le case possiedono, quasi al
pari di un’opera, un grande potenziale narrativo in grado di mostrarci il lato
umano di ognuno di loro e mostrano anche la varietà della cultura italiana.
Inserisce anche delle piccole digressioni fra un capitolo o un altro quando l’abitazione non è visitabile e così troviamo la lapide in ricordo di Salgari oppure quella di Alfieri e anche in questo caso, ci sblocca un ricordo personale.
In alcuni casi, come ricorda
l’autore, non è necessario neppure oltrepassare il giardino ma basta questo a
darci un’idea del poeta o scrittore che lì ha abitato e così riconosciamo un
dettaglio citato in suo romanzo o poesia e iniziamo a captare la loro semplice
umanità.
Il modo d’abitare, di arredare o
organizzare il proprio spazio abitativo rende molto del modo di esprimersi di
ognuno di loro. Il modo d’abitare al fin fine è un modo di essere e così ci
avviciniamo alla scrivania del Manzoni, alla cucina di Pascoli, alla biblioteca
di Leopardi e questo ce li rende un po’ più umani. Visitare i loro ambienti porta
a renderli più concreti e meno entità astratte, meno fenomeni e si avvicinano
anche a noi lettori.
Che cosa c'è cerchiamo, che cosa troviamo nelle case degli scrittori? Cosa aspettiamo di portarci via, che non sia in vendita? È solo una questione di feticismo, di voyeurismo? Non credo - non per me, almeno. [...] Le case custodiscono memoria di ben altro. (p. 12)
Il testo di Novelli non è un compendio
di letteratura né tanto meno una guida turistica ma è la ricerca emozionante
del lato umano dei nostri grandi poeti e lo fa con tutte le case, lascia che i
lettori intravedano quei dettagli che hanno trovato nel romanzo o nella poesia.
L’autore si limita a essere un Cicerone, a indicarci una stilografica, un portapenne,
un armadio o un letto che hanno visto passare tanti personaggi, che sono stati
testimoni della nascita di opere straordinarie e così troviamo una villa, una
casa colonica, ecc.
Dà l’opportunità al lettore di
sbirciare nella loro quotidianità; è un mondo passato, ma nel quale credo che
ognuno di noi si riconosca. È un percorso intimo e sentimentale che ripercorre
secoli della nostra letteratura.
Giada Marzocchi
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