#RileggiamoConVoi - Consigli di lettura per l'autunno - ottobre 2021


Buongiorno lettori!
Ottobre è arrivato, portando con sé tante nuove uscite editoriali, un po' di freddo mattutino e tanta voglia di rintanarsi in casa a leggere (ma troppo poco tempo a disposizione per farlo, non è vero?). Abbiamo pensato di consigliarvi per questo mese libri che vi daranno tanta soddisfazione, perché saranno momenti tutti per voi rubati alla quotidianità frenetica. Si tratta di nuove uscite e non solo... 
Come sempre, oltre al link alla nostra recensione, trovate anche i link per l'acquisto del volume (ogni vostro piccolo acquisto ci aiuterà a ripagare i costi di gestione del sito!). 

Buone letture! 
La Redazione

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Carolina consiglia: 
“Lei che non tocca mai terra” di Andrea Donaera (NN) 
Perché chi abbia letto Io sono la bestia già conosce l’intensità lacerante della prosa di questo autore, che torna a scrivere di vite spezzate, in bilico tra bene e male, amore e perdizione. Perché il ritmo del tamburello trascina in una narrazione vorticosa in cui diventa difficile mantenere la lucidità, per il lettore come per i personaggi. Perché Miriam è la salvezza e la luce, e ci ricorda di un amore in grado di sconfiggere (forse) la morte. 
A chi sia in cerca di qualcosa di forte e vero. A chi non vedeva l’ora di leggere qualcos’altro di questo autore e a chi non lo conosce ma si fida di NN a prescindere. A chi vuole lasciarsi destabilizzare dalla letteratura e a chi si è posto almeno una volta la domanda chiave del libro, ovvero se basti l’amore a sconfiggere il male. 

Cecilia consiglia: 
“Ricordi di Parigi” di Marin Montagut (L'ippocampo)
Perché: perché il fascino di Parigi dura tutto l'anno, ma l'autunno è forse la stagione in cui la Ville Lumière dà il meglio di sé: il libro di Marin Montagut, con il suo tour esplorativo tra musei, botteghe e atelier di una volta, è un invito a visitarla con un itinerario inedito e a prova di eventuale maltempo - le tappe sono tutte al coperto! - e in attesa di organizzare la prossima trasferta ci si può perdere tra i racconti, le descrizioni e le meravigliose fotografie di interni espressive come ritratti che danno vita a questo volume ricco di suggestioni e suggerimenti di viaggio.  
A chi: a chi ha la passione per la capitale di Francia, ovviamente, ma anche a chi ha quella per l'antiquariato, i "gabinetti di curiosità" e i laboratori storici e ignora che proprio questa metropoli d'oltralpe ne vanti un numero così alto e di così alta qualità; a chi crede nel potere evocativo degli oggetti e sa che le "cose belle" non sono mai solo "cose"; a chi non esce mai a mani vuote dalla più piccola delle boutique a tradizione e conduzione familiare, e che soprattutto da Parigi tornerebbe a casa carico di souvenirs.

Cecilia consiglia anche: 
“Piccolo manuale illustrato per cercatori di foglie” di Giuseppe Zare e Sofia Paravicini (Il Saggiatore)

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Perché: perché come spiega bene Giuseppe Zare, oltre a essere bellissime le foglie hanno creato il mondo, e sulla loro superficie si può leggere la storia dell'umanità e delle sue civiltà; perché vale proprio la pena di conoscere meglio ciò che ci permette di respirare a pieni polmoni e dunque vivere da millenni su questo pianeta; perché la scienza, accompagnata da illustrazioni precise e poetiche in eguale misura e gemellata con le discipline umanistiche e con l'arte, sa essere un incantamento soave e vivace, da sperimentare proprio nel momento dell'anno in cui tutto si appresta (solo in modo apparente e transitorio) a morire.  
A chi: a chi ha già l'abitudine di mettere foglie (o fiori) a seccare tra le pagine dei libri e a chi non lo ha mai fatto e vuole iniziare con un volume ad hoc, dedicato proprio a questa pratica; a chi ha bisogno di fare pace con l'autunno e ha intenzione di rispettare i buoni propositi compiendo un gesto a tutti gli effetti rituale e stagionale; a chi studia agronomia e vuole compensare l'eccesso (giustamente) scientifico dei manuali universitari con una pubblicazione decisamente più poetica ma non meno rigorosa; a chi sta già ascoltando in loop Les feuilles mortes di Yves Montand e si immagina tra viali alberati d'oltralpe in pieno spleen.  

Debora consiglia: 
“Un piede in paradiso” di Ron Rash (La Nuova Frontiera)

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Perché: è un romanzo di rara perfezione, da uno dei più importanti scrittori statunitensi contemporanei. Gli ultimi colpi di coda di questa torrida estate e l'arrivo dell'autunno si accompagnano a una lettura fatta di terra, acqua, colori e odori resi da Rash (e dall'attenta traduzione di Tommaso Pincio) mediante una narrazione dura e commovente insieme. A chi: cerca autori e libri capaci di superare forme e generi, a chi ama perdersi nel racconto di un'America rurale, brutale a tratti, in quelle comunità costruite su segreti, sensi di colpa e vendetta. A chi ama le storie fatte anche di parole mancate. 

Debora consiglia anche: 
“La strada di casa” di Kent Haruf (NN)
Perché: penso all'autunno, penso alla terra e non posso fare a meno di viaggiare fino a Holt, la contea immaginata da Kent Haruf. Alle storie e ai personaggi che abbiamo amato o detestato da Benedizione fino a quello che è stato l'ultimo viaggio a Holt, "La strada di casa". Non l'ultimo libro, si badi bene, anzi è proprio il primo in cui inizia a delinearsi nell'immaginazione di Haruf la contea. Una storia che ne contiene molte altre, in una tensione crescente. Mutevole, come le stagioni. 
A chi: ai lettori di Haruf, per un ultimo viaggio a Holt dove tutto è cominciato. A chi lega l'autunno ai mutamenti della terra, il ritmo del lavoro, le stagioni ben definite. 

Elisa consiglia: 
“Che la festa cominci” di Niccolò Ammaniti (Einaudi)
Perché: la satira e il grottesco di Ammaniti sono gli ingredienti giusti per affrontare il rientro e l'autunno: una storia di suspense e colpi di scena che ci farà guardare con ironia la variegata società dove siamo pronti a reimmergerci dopo la pausa estiva. 
A chi: a chi si prende troppo sul serio e a chi ha già nostalgia dei Giochi Olimpici conclusi e vuole scoprire il mistero che si cela dietro alle Olimpiadi di Roma del 1960. 

Giulia consiglia: 
“Il vento selvaggio che passa” di Richard Yates (Minimum Fax)
Perché: settembre ci ha riportati alla dura realtà. Mese di ripartenza e inizi, certo, ma anche di inevitabili tensioni e problemi che sembrano, allo stesso tempo, banali e ripetitivi ma sempre unici per noi stessi. Se c'è un autore che ha portato il realismo e le comuni fragilità e incomprensioni al livello di sentimenti universali, quello è stato Richard Yates. "Il vento selvaggio che passa" mette in scena i Davenport, una nuova coppia a far concorrenza ai Wheeler di "Revolutionary road" e prende la loro "banalissima" vicenda di coppia che si sposa, ha figli, si separa e si ricostruisce e la rende quasi epica. Divagando anche sui personaggi di contorno, crea una storia così realistica e così attenta alle comuni piccinerie da non poter che diventare lo specchio di ciascuno di noi. 
A chi: a chi, non contento del bagno di realismo che settembre gli ha portato, vuole vedere come ogni semplice azione, ogni problema e ogni situazione che sembra trita e ritrita si trasforma nella più alta forma di letteratura. 

Gloria consiglia: 
“Tre piani” di Eshkol Nevo (Neri Pozza)
Perché: il libro ha da poco ispirato il nuovo film di Nanni Moretti e se ne sta parlando tanto (tra poco, troverete anche una riflessione della nostra Giulia Marziali), ma è dai tempi della recensione di Claudia Consoli che mi riproponevo di leggerlo. È la profondità psicologica di questo romanzo tripartito ad affascinare, così come la voce di narratori che prendono la parola con una loro irriverenza coinvolgente. Come un vortice, ognuna delle tre vicende tira dentro e chiede immersione completa nelle vicende e nei pensieri dei personaggi.
A chi: Ai lettori che cercano di conoscere i personaggi non solo dai gesti, ma anche dalle loro parole e, soprattutto, dai loro pensieri, compresi quelli inconfessabili. A chi non teme di mostrare profonda empatia con la storia narrata, e anzi non vede l'ora di uscire ancora più umano da una lettura profonda. 

Marta consiglia: 
“Sorelle” di Daisy Johnson (Fazi) 

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Perché: Ottobre è il mese di Halloween, dunque perché non far entrare l'orrore anche nelle nostre letture? Tanto più che Daisy Johnson nel suo secondo romanzo non punta a un facile spavento, ma costruisce un horror psicologico sottile e acuto: lo stile evocativo e intenso dell'autrice dà corpo una storia che, tra la folie à deux delle due protagoniste, la depressione della loro madre, e le allucinazioni di cui sono disseminate le pagine, ci ricorda che il vero orrore non è quello degli zombie o dei vampiri, ma è quello che, in situazioni estreme come quella che dà origine alla vicenda, si annida nella psiche umana. 
A chi: a chi ama il genere horror, specie se senza splatter né sovrannaturale; a chi ha apprezzato l'inquietudine di Shirley Jackson; a chi ama i romanzi immaginifici e visuali, e spesso, mosso dall'impazienza, non sa trattenersi dallo scorrere le pagine per sapere in anteprima come andrà a finire il capitolo.

Nicola consiglia: 
“Repubblica sorda” di Ilya Kaminsky (La nave di Teseo) 

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Perché: poetico e struggente, ironico e lacerante, "Repubblica sorda" consacra il genio letterario di Ilya Kaminsky, scrittore che con le parole crea mondi paralleli pronti a risucchiare il lettore. "Repubblica sorda" ci catapulta nella cittadina distopica di Vasenka, improvvisamente occupata da un esercito che prende autoritariamente il controllo della vita dei cittadini. Durante una protesta di paese, i soldati intervengono e uccidono un ragazzo sordo, Petya. Lo sparo è l'ultimo suono che la popolazione di Vasenka sentirà. Sprofondati in una sordità collettiva, i personaggi cercheranno di sopravvivere agli abusi di potere di cui sono vittime attraverso un linguaggio dei segni da loro inventato. Un'allegoria politica attuale, estremamente necessaria per comprendere il presente e riflettere sul nostro futuro. 
A chi: a chi ha amato i grandi classici della distopia e della fantascienza; a chi è pronto a misurarsi con la fusion fiction e la sperimentazione linguistica; a tutti coloro che vogliono decostruire il labile confine tra disabilità e presunta "normalità"; a chi, infine, vuole avere nella propria libreria un libro che resiste alla lunga durata del tempo della letteratura. 

Sabrina consiglia: 
“Neve d'ottobre” di Angela Nanetti (Neri Pozza) 

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Perché: intanto perché con quel titolo non si poteva fare diversamente... e tra i lettori tanti saranno gli amanti dei primi freddi, della coperta in cui avvolgersi, del tè o della tisana mentre si legge un libro in poltrona. E il libro in questione può essere proprio questo romanzo che rappresenta un po' una sfida per il lettore. Perché è una storia che fa riflettere sul vero significato del rimorso, del rimpianto, di scelte che portano a certe strade che non consentono il ritorno. Per chi: Per chi ama scendere nei meandri della psiche umana, per chi non cerca una storia facile, per chi ancora vuole porsi certe domande sulla natura dell'uomo. 

Valentina consiglia: 
“La supplente” di Cristina Frascà (Garzanti)

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Perché: "La supplente" è un libro ottimo per godersi una lettura densa e divertente, per rilassarsi con una tazza di the o un caffè bollente. Le disavventure di Anna, giovane insegnante precaria di Lettere in un istituto alberghiero, alle prese con gare di cucina, lezioni improbabili e un nuovo amore, vi faranno sorridere e talvolta anche scoppiare in un risata travolgente. 
A chi: a coloro che vogliono ritagliarsi qualche minuto di relax e desiderano godersi con calma la decompressione del rientro dal lavoro. Un libro fresco, giovane e e divertente, adatto a tutti, sia a chi insegna (e può quindi riconoscersi nelle avventure -talvolta surreali- della protagonista) che a tutti gli altri.