Architettura e origine del desiderio: corpi evanescenti in trasformazione in “Mezza nuda” di Marie Gauthier

 

marie-gauthier-mezza-nuda


Mezza nuda
di Marie Gauthier
Edizioni Clichy, novembre 2021

Traduzione di Tommaso Gurrieri

pp. 106
€ 15,00 (cartaceo)

Si era ritrovata in mezzo ai campi, nei capannoni. Forse in altri villaggi, in case di città? Chissà. Aveva seguito il fiume, la strada asfaltata. C’era da pensare che girasse per tutta la provincia, che potesse andare dappertutto, che non conoscesse frontiere. Sempre accaldata, ad aspettare in piedi, a scendere da una macchina, a sparire con impiegati, con uomini che indossano vestiti da discoteca. Ogni sorta di pantaloni, di jeans, di tute da lavoro. Giovani, meno giovani, di passaggio. Gil era un’amante. La si trovava facilmente. Era il centro del villaggio, il centro di tutto. (p. 31)
Gil è una giovane ragazza, figlia di un vedovo cantoniere, di cui non sappiamo il nome, viene chiamato semplicemente il padre con la sigaretta in bocca. Vivono da soli in un villaggio quasi deserto, poche persone, pochi negozi, niente di entusiasmante. Ci troviamo durante un’estate afosa, arida, che fa alzare la polvere da terra e confonde il paesaggio. Gil ha lasciato gli studi e lavora in un minimarket, e quando non corre tra le corsie frigo conduce una vita molto diversa, in cui si concede liberamente a molti uomini.

La trama di questo romanzo di formazione è all’apparenza molto asciutta, sembra non succedere mai nulla, i giorni si susseguono in un vortice di ripetitività che diventa quasi claustrofobica, chiusa tra le mura della casa e i lavori all’aria aperta, in cui il caldo fa sciogliere il sudore sulla schiena di Félix, la novità che sconvolge l’equilibrio della casa. È un ragazzo di quattordici anni, anzi Il Ragazzo, che è stato mandato in quel villaggio e in quella casa per trascorrere un periodo di lavoro di qualche settimana, in alternanza alla scuola. Affianca il padre di Gil, che cerca, tra una sigaretta e l’altra, di insegnarli un mestiere.

Il contesto in cui si svolgono gli eventi è scarno di dettagli, colpisce l’assoluta monotonia senza colpi di scena, in un tempo ciclico che sembra sfuggire alla cronologia esatta, ma attraversato dalla magia di un passaggio dal giorno alla notte, dall’infanzia all’adolescenza. Infatti, il lettore, perché sono sicura che non vale solo per me, non riesce a staccare gli occhi dalle pagine, preso da una febbricitante attesa che succeda qualcosa, quel qualcosa che sconvolga l’intera storia.

Quel qualcosa esiste, pagina dopo pagina, ed esplode nel corpo di Gil, quel corpo che si concede a tutti gli uomini che la desiderano. E in questo darsi, Gil trova la libertà, la leggerezza, la capacità di innalzarsi sopra le cose: “Si dava liberamente, passeggiava liberamente. Era il suo modo di affrontare la vita, di entrarci chiudendo gli occhi.” (p. 53). Conduce questa vita con una naturalezza disarmante, scivolando dall’età infantile, ormai evanescente, all’età adulta.

Félix la osserva da lontano, e più il tempo passa, più si sente catturato dalla presenza di Gil, che sembra condurlo, silenziosamente, nel suo passaggio da bambino a uomo. Una trasformazione fisica, evidente nella crescita veloce dei suoi muscoli a causa della fatica quotidiana. Una trasformazione che lo coglie impreparato, lo affascina e lo impaurisce allo stesso tempo. Vorrebbe avere un contatto con Gil, come gli altri uomini, e viene inebriato dalla sua presenza costante che, quando lei non è in casa, ritrova in un suo pettine usato e dimenticato in bagno, o nella scia di profumo che lascia per le scale prima di uscire. Félix si ciba di questa presenza, ne ha un disperato bisogno per scoprire se stesso, per capire la trasformazione che è in atto dentro di sé e scovarne l’origine.
Forse è in quel piccolo supermercato in cui Gil lavora che Félix si rende conto della progressiva scomparsa del suo mondo infantile:

Nel minimarket gli occhi azzurri di Gil, la sua uniforme, i suoi capelli biondo oro legati, la sua sicurezza, facevano arrossire Félix. I suoi fianchi che nuotavano sotto la camicetta lo sconcertavano. La sua autorità nel negozio lo lasciava senza parole. Di fronte al banco della macelleria, non riusciva a dire Due fette di prosciutto. Dimenticava anche il resto delle cose che doveva comprare per colpa dello sguardo penetrante di quella ragazza. Teneva le mani sul bordo del banco e aspettava. (p. 25)

 

L’elemento che ho trovato più affascinante è la mancanza assoluta di dialoghi: i personaggi non interagiscono tra loro, sappiamo solamente cosa pensano individualmente. Attraverso il narratore intuiamo i loro pensieri, i loro desideri, le loro paure, ma quel dialogo, quello scambio che sembra essere sempre sul punto di manifestarsi in realtà non arriverà mai. Non sapremo mai cosa si dicono Félix e Gil quando sono insieme, non sappiamo cosa celano i loro sguardi curiosi, di reciproca intesa, di condivisione di quella trasformazione che sta esplodendo.

Gauthier, che per Mezza nuda vince nel 2019 il Premio Goncourt Esordienti, ci fa dono di un romanzo di formazione che ricorda i classici del secolo scorso, delicato e sensuale, e assolutamente unico. Il desiderio pulsante viene analizzato nella sua evoluzione, dall’origine all’esplosione. Avrete l’impressione di leggere qualcosa di mai letto prima, di non riuscire pienamente a comprenderlo e ad afferrarlo, esattamente come inafferrabile è Gil, che “si era avvicinata come una vela, se n’era andata come una mareggiata. Impossibile impadronirsi delle onde. Non si lasciano afferrare. Ci si può solo tuffare dentro.” (p. 99).
Chiudete gli occhi, immaginatevi delle grosse nuvole, un tempo sospeso in cui le cose evolvono con naturalezza. Lì troverete Gil, e forse anche Félix, sospesi nell’infanzia che cede all’età adulta.


Lidia Tecchiati