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(Di nuovo) nel tunnel della depressione: il nuovo manuale di sopravvivenza di Matt Haig, "Parole di conforto"

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Parole di conforto
di Matt Haig traduzione di Elisa Banfi e/o, 2021

 

pp. 283

€ 16,50(cartaceo)

€ 11,99 (ebook)


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Perdonarsi fa del mondo un posto migliore. Non diventi una brava persona se continui a pensare di essere una persona cattiva. (p. 27)

A giugno dello scorso anno, mentre tornavamo a goderci un brandello di libertà dopo i mesi di lockdown, usciva per CriticaLetteraria una recensione entusiastica di Ragioni per continuare a vivere (e/o 2020): un libro che, incrocio fra manuale di self help, diario di bordo e memoir, affrontava il difficilissimo tema della depressione non da un punto di vista scientifico bensì da uno strettamente personale, caldeggiando consigli e riportando episodi più o meno infelici del periodo in cui l’autore, Matt Haig, ha sofferto di questa orribile malattia. Poco più di un anno prima, sempre qui su CriticaLetteraria, parlavamo invece del precedente (in realtà successivo) libro di Haig sullo stesso tema, Vita su un pianeta nervoso. La confusione è d’obbligo: come già anticipato sulla prima recensione, la prima edizione di Ragioni per continuare a vivere ha visto la luce nel Regno Unito nel 2015 e, portata in Italia da Ponte alle Grazie nello stesso anno, è poi stata stampata per i tipi di e/o solo nel 2020, un anno dopo Vita su un pianeta nervoso che di quel testo è in realtà il sequel.

Perplessità a parte, il succo della questione non cambia: fra il 2015 e il 2019, Matt Haig ha pubblicato due libri sulla depressione: su come l’ha vissuta in prima persona, su come l’ha superata, su quali leve bisogna insistere per uscirne. Come già affermavamo in quelle recensioni, il punto di forza di quei testi stava nel fatto che sembrava di ascoltare le parole di un caro amico, qualcuno che ha sofferto di un brutto male prima di noi e che dunque, con tutta l’intenzione di aiutare, ci conduce mano nella mano, un passo alla volta, fuori dal tunnel della disperazione. Concludevamo affermando che «Ragioni per continuare a vivere è [...] un bel testo che non mira a dare risposte ultime e definitive ma che fa bene alla salute del lettore».

Oggi è un giorno di fine 2021. Nel frattempo abbiamo affrontato una pandemia che molte certezze ha frantumato e che di certo tantissimi stili di vita ha trasformato. Matt Haig porta alle stampe Parole di conforto, un nuovo libro che torna sull’argomento della depressione (come Ragioni per continuare a vivere) e su quanto distruttiva possa essere la società in cui viviamo se continuiamo a inseguire i modelli che ci vengono proposti (come Vita su un pianeta nervoso). Dopo le prime pagine la domanda che emerge spontanea è: c’era veramente necessità di un terzo libro che trattasse lo stesso tema dei primi due, fra l’altro senza la stessa forza né dell’uno né dell’altro?

A guardar bene, le quasi trecento pagine del volumetto (splendidamente pensato dal punto di vista estetico: la e/o merita un plauso per il lavoro fatto) approfondiscono, se così si può dire, quattro mantra di base: sii te stesso, accetta i tuoi difetti (corollario del primo), il male finirà, vivi l’istante. Il problema qui non sono i consigli forniti, perché in fin dei conti a tutti fa bene ricordare che «La speranza è alla portata di tutti» (p. 30), o che «Per trovare persone a cui si piace come si è, è necessario anzitutto essere sé stessi» (p. 55), o ancora che «Non avevo bisogno di andare a cercare la vita da un’altra parte. La vita ero io» (p. 249); il problema è che il libro è composto solamente di questo. È un continuo tornare sullo stesso leitmotiv usando parole diverse o, come a volte accade, usando le stesse parole. Questo è il fenomeno più curioso: di tanti esempi che un autore come Haig può trovare, è assurdo vederlo tornare a parlare (più e più volte) di come gli addominali scolpiti non siano un segno della felicità, o del fatto che «La pizza è buona, a prescindere dal lavoro che fai» (p. 65), o ancora sentirgli ripetere che «Tu vali come sei, ed è sempre abbastanza» (p. 139). Abbiamo capito, viene da dire alle pagine finemente ritagliate della e/o: siamo infelici, non rimbambiti.

Insomma, Parole di conforto non aggiunge nulla di nuovo agli altri due: semmai toglie qualcosa, in quanto banalizza un percorso già compiuto altrove in un modo semplicistico che rasenta la banalità. Se è la prima volta che leggete Haig va bene affrontare questo manualetto di self help; se invece avete già letto qualcosa di suo (consigliamo il bellissimo romanzo Come fermare il tempo, e/o 2017) investite il vostro tempo in altri lidi. D’altronde è lui stesso a insegnarci che non dobbiamo «Dire di sì alle cose a cui vorre[mmo] avere il coraggio di dire di no» (p. 54).


David Valentini