#PagineCritiche - I mostri chiedono la rivoluzione psicoanalitica: identità, corpo e libertà in “Sono un mostro che vi parla” di Paul B. Preciado


Sono un mostro che vi parla
di Paul B. Preciado
Fandango Libri, ottobre 2021

Traduzione di Maurizia Balmelli

pp. 96
€ 13 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


17 novembre 2019. Ciclo delle giornate internazionali dell’École de la Cause Freudienne. Parigi. 3500 psicoanalisti siedono davanti a Paul B. Preciado – filosofo, curatore d’arte e autore, tra i tanti titoli, di Un appartamento su Urano. Cronache del transito -, pronto a cominciare il suo discorso riguardo il tema di quella giornata: “Le donne in psicoanalisi”. Le parole di Preciado sono una vera bomba sganciata in mezzo agli psicoanalisti, provocando uno scisma di opinioni nell’auditorio. Decine di cellulari filmano la conferenza, successivamente postata in rete, talvolta con errori di traduzione e tagli deformanti. In sala volano insulti. Il tempo è quasi finito. Preciado è costretto a saltare tre quarti del discorso. Poi cala il buio.

Sono un mostro che vi parla (Fandango Libri) è la trascrizione completa del discorso di Preciado al convegno dell’École, pubblicato con lo scopo di presentarlo nella sua integrità e per nutrire un dibattito che, oggi, è di vitale importanza: chiedere alle istituzioni psicoanalitiche di assumersi le proprie responsabilità di fronte alle attuali trasformazioni dell’epistemologia sessuale e di genere. Partendo dal presupposto che la psicoanalisi freudiana ha messo al centro delle sue teorie cliniche e patologiche la normalizzazione della femminilità e della mascolinità eterosessuali, Preciado espone la pericolosità del concetto di differenza sessuale e del suo determinismo biologico, i quali incatenano l’identità, il genere e la sessualità a una sola parte del corpo: i genitali. Tutto ciò che fuoriesce dal riconoscimento eteronormato, patriarcale, capitalista e coloniale dell’identificazione obbligata tra genitali e genere assegnato alla nascita viene ricondotto dalla psicoanalisi alla patologia, alla disforia, alla malattia, alla mostruosità. E qui arriva la provocazione del filosofo spagnolo, uomo trans non binario: «E se non fosse poi così chiaro che esistono soltanto peni e vulve? E se ci fossero bambine con un pene e bambini con una vulva? E se ci fossero più di due sessi? E se le differenze genitali non fossero il criterio di ammissione di un corpo umano in una collettività sociale e politica?» (p. 87).

Mostri, mutanti, esseri disforici, deformi, presenze animalesche, cavie da laboratorio, corpi usurabili, identità da stroncare. Ecco come vengono visti, secondo Preciado, tutti i dissidenti dell’ordine cis e eterosessuale da parte del mondo psicoanalitico, realtà che non solo si è macchiata di colpe indicibili in passato (pensiamo a J. Marion Sim, medico e psicoanalista che acquistava delle schiave nere su cui faceva i propri esperimenti ginecologici) ma che continua a riprodurre gli stessi discorsi sulla mostruosità dei corpi non normativi, andando a minacciare il futuro (un ritorno al passato?) di quelle stesse comunità. «Sono il mostro che vi parla», dice/scrive Preciado, «il mostro che avete costruito con i vostri discorsi e le vostre pratiche cliniche. Sono il mostro che si alza dal lettino e prende la parola, non in quanto paziente, ma in quanto cittadino, in quanto vostro pari mostruoso» (p. 16). E in quanto pari mostruoso, Preciado denuncia. Denuncia la violenza della lingua di Freud e di Lacan. Denuncia l’alleanza della psicoanalisi con i sistemi coloniali occidentali che continuano a opprimere il diverso nella società attuale. Denuncia la necropolitica mondiale che condanna a morte coloro che fuoriescono dalle leggi dell’eterosessualità obbligata. Denuncia la disumanizzazione dei corpi di tutti i subalterni sessuali, relegati ai margini della società. Denuncia il mancato riconoscimento dei diritti fondamentali per chi decide di dare inizio a una transizione di genere. Denuncia la mancata formazione di una nuova epistemologia che permetta il riconoscimento sociale e politico a qualsiasi corpo vivente, senza che l’assegnazione sessuale o di genere sia la condizione che rende possibile la sua esistenza.

Con un abile e intelligente riferimento a Relazione per un’accademia di Kafka, Preciado si trasforma in Pietro il Rosso, la scimmia parlante che racconta davanti ai “dottori” il suo processo di umanizzazione unicamente per essere accettato dalla società occidentale e coloniale in cui è stato trapiantato. Pietro il Rosso salta dalla gabbia della colonizzazione a quella della soggettività umana. La citazione kafkiana serve a Preciado per spiegare la condizione esistenziale in cui i corpi trans sono intrappolati. Dalla gabbia dell’eterosessualità, i corpi trans (e, più in generale, tutti i dissidenti dell’ordine sessuale e di genere) vengono rinchiusi in un’altra gabbia: quella del discorso medico e giuridico. Nonostante la prigionia, afferma Preciado, tutte le identità che decidono di non partecipare più alla violenza del regime cis ed eterosessuale dei corpi stanno lottando per la libertà di genere e sessuale attraverso le nuove pratiche di riscrittura, ridefinizione e dissidenza: «la libertà è un tunnel che si scava a mani nude» (p. 27). E scavando per sé e per tutti coloro che fanno parte di queste comunità marginali, Preciado scava anche per le generazioni future, perché «la vita è mutazione e molteplicità. Dovete capire che i futuri mostri sono anche i vostri figli e le vostre figlie, i vostri e le vostre nipoti» (p. 96). 

Nicola Biasio