I buoni vincono, i cattivi perdono e, come sempre, l'Egitto domina. Soprattutto perché c'è una donna al comando: "La regina d'oro" di Christian Jacq

Christian Jacq La regina d'oro

 
La regina d'oro
di Christian Jacq
Tre60, novembre 2021

Traduzione di Maddalena Togliani
 
pp. 312 
€ 16,90 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)

 
La felicità l'aveva abbandonata. Tre mesi prima aveva perso l'uomo che adorava, suo padre, il re Thutmose, scomparso poco dopo la moglie. Hatshepsut aveva udito le sue ultime parole sul letto di morte: «Figlia mia, sei destinata a regnare». (p. 8)
Per l'Egitto dei faraoni, il ricordo dell'invasione Hyksos è ancora una ferita recente. La pace è fragile, il benessere delle Due Terre e il suo equilibrio sono ancora minacciati. Il faraone Thutmose I è andato a ricongiungersi con gli dèi nell'aldilà, il suo successore, all'apparenza gracile e con una levatura minore, ha bisogno di avere al suo fianco una Grande Sposa Reale che sappia reggere il peso e le responsabilità della guida dello Stato. Nessuna donna è più indicata di Hatshepsut, figlia del defunto faraone, che unisce a una bellezza fuori dal comune una perfetta conoscenza della macchina di governo e il giusto rispetto per la Regola di Maat. Circondata da una ristretta cerchia di fedelissimi, la donna raggiungerà la carica suprema e sarà una delle poche donne faraone della storia d'Egitto. I complotti, sia interni che esterni, non mancheranno: tra chi non vuole una donna alla guida dello Stato e chi non vede l'ora di rovesciare l'istituzione faraonica, Hatshepsut avrà bisogno di tutto l'ingegno, la rettitudine e il sostegno divino per riuscire nella difficile impresa di governare le Due Terre.
 
Christian Jacq è l'autore che ha portato in più case la narrativa sull'antico Egitto. Egittologo e autore prolifico, ha raggiunto la popolarità mondiale con la pentalogia dedicata a Ramses II. Tra le sue altre saghe da ricordare i romanzi del Segreto della Pietra di Luce, i romanzi per ragazzi tra cui spicca Il ragazzo che sfidò Ramses il Grande e la serie della Regina Libertà che si svolge proprio all'epoca dell'invasione Hyksos, il periodo storico antecedente e che ancora influenza quanto raccontato nel suo ultimo romanzo, La regina d'oro.
Hatshepsut è uno dei nomi femminili più famosi quando si parla di Antico Egitto. Come Nefertiti e Cleopatra ha passato la prova del tempo e della damnatio memoriae alla quale furono sottoposti i suoi monumenti. Caso quasi unico di donna faraone, del suo regno si ricorda la spedizione nel paese di Punt, luogo leggendario dove gli alberi d'incenso crescevano lussureggianti, e la costruzione del tempio di Deir-el-Bahari, salito poi alla ribalta della cronaca per il tragico attentato del 1997.
Molto si sa del regno della regina e uno studioso e scrittore come Christian Jacq non ha di certo avuto difficoltà nel trovare sufficienti elementi per costruire una storia ricca. 
Chi già è un affezionato lettore non si troverà spaesato in questo nuovo romanzo. Lo stile resta coerente, con frasi semplici e con capitoli brevi e molto incalzanti. La struttura della narrazione e della distribuzione dei personaggi richiama il calco della precedente saga di Ramses. Una figura eccezionale al centro, Hatshepsut, intorno alla quale si stringono personaggi incorruttibili e integerrimi che hanno a cuore solo il bene delle Due Terre, insensibili al richiamo di mondanità e lusinghe. In Nehesi, possente capo della sicurezza, non è difficile riconoscere il sardo Serramanna, protettore di Ramses. In Thuti, scriba infaticabile, si scorge l'ombra di Ameni, il pallido e preciso amico d'infanzia di Ramses e suo braccio destro nella gestione del potere pur senza alcuna ambizione terrena. Nel sublimato amore per Senenmut, un'eco del grande amore che univa Ramses e Nefertari. Se nella saga di Ramses i personaggi avevano avuto cinque volumi per potersi sviluppare in maniera armonica, qui forse risentono un po' della mancanza di spazio e, pur con la selezione cronologica operata – non ci sono infatti gli anni della prima giovinezza e della formazione di Hatshepsut, affidati a brevi flashback – risultano a volte un po' compressi, ma perfettamente riconoscibili nei loro ruoli che nell'universo creato dall'autore sono archetipali. 
Nella polarizzazione sempre estrema – Bene contro Male, Luce contro Buio, Regola di Maat contro il Caos, Horus contro Seth – anche gli avversari sono subdoli, ma monolitici nella loro lotta contro Hatshepsut. Il mattonaio Pusil desidera il ritorno dell'anarchia Hyksos, il consigliere Lenap vuole solo mantenere i suoi privilegi e il suo ruolo influente, la formosa dama Byna è schiava della passione e di un'antipatia a pelle per la nuova sovrana. Le motivazioni sono le più svariate, ma un elemento comune che unisce i personaggi nel loro odio è molto basilare: non sopportano Hatshepsut perché è una donna.
«Apparentemente Hatshepsut si impone.»
«Una donna Faraone...»
«È già accaduto. E la regina conosce il funzionamento dello Stato.»
«Una donna...» (p. 91) 
Hatshepsut era una donna e, come se non bastasse, un faraone. Sommava in sé i difetti che il Libanese voleva distruggere e costituiva l'ostacolo maggiore al ritorno degli invasori hyksos. (p. 135) 
Prosternarsi ai piedi di un faraone, peggio ancora di una donna, lo angustiava. (p. 169)
Dignitari, nemici, diplomatici sono concordi: vorrebbero essere loro al potere, ma se l'avversario fosse un uomo, di certo la lotta peserebbe loro di meno. 
La tematica della libertà femminile e dell'equiparazione agli uomini nell'Egitto faraonico è un tema che è sempre stato a cuore a Christian Jacq che l'ha rimarcato in tutte le sue opere. Nei lavori precedenti però mancava una riflessione più approfondita su come questa condizione potesse essere recepita dalla popolazione maschile. Questo forse è il caso in cui la polarizzazione viene a mancare: sia che siano di origine straniera, sia che siano egizi, per gli uomini del romanzo il problema del sesso di Hatshepsut è vivo, presente e rimarcato.
Non c'è grossa sorpresa su come la storia vada a dipanarsi. Volendo riassumere il pensiero dell'universo dell'autore potremmo, parafrasando, dire che i buoni vincono, i cattivi perdono e, come sempre, l'Egitto domina. È confortante poter ripercorrere la splendente terra dei Faraoni con la sicurezza che tutto andrà per il verso giusto. Sembra quasi di ritornare a casa. E per chi è cresciuto con i romanzi di Christian Jacq, l'Egitto, la Ta-Meri, è davvero una casa letteraria.  

Giulia Pretta