Sette minuti dopo la
mezzanotte
di Patrick Ness
Da un’idea di Siobhan Dowd
Illustrazioni di Jim Kay
Mondadori, 2020
pp. 224
€ 10,50
Titolo originale:
A Monster Calls
Traduzione di
Giuseppe Iacobaci
Il mostro si presenta fuori dalla camera di Conor sette minuti
dopo la mezzanotte. La sua voce ha un timbro strano, “selvatico e indocile”, e le sue fattezze sono quelle del vecchio
tasso che sorge su una collina poco distante. Conor è quasi deluso: questo
mostro non è neanche vagamente spaventoso come l’altro, quello dell’incubo che
non si può dire, e che pure arriva ogni notte, “con il buio e il vento e le urla. Quello con le mani che gli
scivolavano dalla presa, per quanto cercasse di trattenerle” (p. 11).
Il tasso si muove solo “per
questioni di vita e di morte” (p. 47) e quello che propone a Conor è uno
scambio strano: tre storie, in cambio di
una quarta, quella del ragazzo stesso, contenente la sua verità. Il
protagonista non capisce subito la portata dell’accordo, quello che gli è
richiesto: perché il mostro è una
creatura antica, legata alle più lontane leggende, al ciclo inesauribile
della natura, e c’è in lui qualcosa di misterioso e irriducibile. E solo per
chi è ingenuo le storie possono essere una misera valuta: “le storie sono fra tutte le cose più selvagge, tuonò il mostro. Le storie inseguono, predano e mordono”
(p. 47), sono “creature selvagge e
indomite. […] Quando le liberi, chi può sapere quali sconvolgimenti potranno
compiere?” (p. 63).
Eppure il ragazzo inizialmente oppone resistenza: come può infatti una narrazione salvare,
come può lenire il dolore, mettere a tacere gli incubi? Come può aiutare la
mamma, che sta sempre peggio, talmente tanto da dover chiamare in aiuto quella
nonna così austera, con cui il nipote non ha proprio nulla in comune? Come può
risolvere il problema di un padre che torna dall’America per i pochi scampoli
di tempo sottratti alla nuova famiglia e che si rivolge al figlio chiamandolo
“amico”?
Nelle storie che il tasso racconta, storie che parlano di altri
tempi ma allungano le loro ombre sul presente, la realtà non è mai come appare, il limite tra i buoni e i cattivi
si fa incerto, ogni impressione può essere rovesciata nel suo contrario. E meno
la realtà risulta decifrabile, o accettabile, più in Conor cresce una rabbia
inesprimibile, che si scatena contro tutto e tutti: il salotto ordinato della
nonna, i bulli a scuola, gli amici di un tempo che non hanno più il coraggio di
posare lo sguardo su di lui facendolo sentire completamente invisibile…
Conor aveva sentito quello che il mostro stava facendo a Harry, l’aveva sentito nelle proprie mani. Quando il mostro aveva afferrato il suo compagno per la collottola, lui aveva sentito la stoffa nelle sue mani. […] Si ricordava dei compagni che gridavano e scappavano. […] Si ricordava il cerchio intorno a lui che si allargava sempre di più via via che il mostro proseguiva il racconto di quello che aveva fatto per l’uomo invisibile. Mai più invisibile, aveva continuato a dire il mostro mentre malmenava Harry. Mai più invisibile. (p. 171-172)
La narrazione di Patrick Ness, che sviluppa e fa propria un’idea
di Siobhan Dowd, morta prima di poterla condurre a compimento, è arricchita
dalle illustrazioni espressioniste,
tormentate di Jim Kay. Sono queste a tradurre in immagine la furia devastatrice di un ragazzino
ferito, le atmosfere oscure in cui
galleggia in una quotidianità sempre più spaesante, la figura malinconica del mostro, che è arrivato per curare, ma non si
capisce per curare chi.
Sette minuti dopo la mezzanotte è un romanzo per ragazzi, ma
la profondità delle dinamiche che
descrive difficilmente possono essere colte appieno da un ragazzo della
stessa età del protagonista. La matrice del senso di colpa, il desiderio forte
di una punizione che sia anche riconoscimento d’esistenza, la fase del rifiuto,
seguita da quella deflagrante della rabbia e da una dolorosa e lenta
accettazione, rendono questo un libro che toccherà intimamente anche gli
adulti. Le tematiche della malattia e
del lutto, che colpisce prima ancora della perdita della persona amata,
sono affrontati in maniera diretta, senza facili tentativi di edulcorazione,
rivelando grande coraggio da parte dell’autore. Solo così, del resto, il
messaggio può così arrivare forte e chiaro: è necessario passare attraverso l’oscurità del proprio sentire,
confessare i propri sentimenti più reconditi, dire ad alta voce la propria
storia (e la propria verità) per poter
arrivare a una riconciliazione che pacifichi il cuore tormentato. E
scoprire che questa si colloca proprio sette minuti dopo mezzanotte.
Carolina Pernigo
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