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Regalare... una vita: libri che parlano di identità, sentimenti, desideri (consigli di lettura per Natale - puntata 2)

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Photo by Jessica Fadel on Unsplash

Buongiorno, lettori! 
Vi ringraziamo per i vostri messaggi dopo la prima puntata di #LibriSottoLAlbero (la trovate qui). In questo secondo appuntamento abbiamo pensato di consigliarvi storie di vita, alcune drammatiche, altre più lievi, che ci hanno conquistato in questi ultimi anni. Insieme alle motivazioni della nostra scelta e al lettore a nostro parere ideale per questo titolo, troverete il link alla recensione e ai siti di e-commerce, se non avete tempo di andare nella vostra libreria di fiducia.

Buoni (auto)regali! 
La Redazione

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Alessia consiglia: 
“Vincoli” di Kent Haruf (NN editore) 
Perché regalarlo: perché Kent Haruf scrive con una dolcezza talmente delicata che avere un suo libro in regalo è come ricevere un abbraccio forte. Nel romanzo ci sono personaggi dai cuori buoni e dai sorrisi sofferenti, c’è il dolore ma c’è anche tanto, tantissimo amore. L’autore parla di vite umili, desideri soffocati e sacrifici inevitabili, ma anche della forza che nasce dalla sofferenza. Perché spesso le albe più toccanti sono quelle che arrivano dopo una notte di pioggia battente. 
A chi regalarlo: a chi ha bisogno di leggere qualcosa di profondamente vero, autentico, essenziale. A chi ha un’anima sensibile ed empatica e crede che i suoni e i profumi della campagna possano svelarci nuovi segreti. A chi si perde nelle descrizioni delle piccole cose e ha amato i libri di Hemingway per il tono epico e l’aderenza della parola al reale. 

Carolina consiglia: 
“Sempre tornare” di Daniele Mencarelli (Mondadori) 
Perché regalarlo: Perché la vita, lo slancio verso l’esistenza, è il tema conduttore di tutte le opere di Mencarelli e in questo ultimo romanzo, che ci riporta alla adolescenza del suo protagonista, si concretizza in un viaggio di formazione attraverso il quale dare voce a tutte le domande, spessore alle inquietudini, magari trovare risposte. 
A chi regalarlo: A chi ha sottolineato in più punti le “Lettere a un giovane poeta” di Rilke o letto ripetutamente “Le città invisibili” di Italo Calvino, trovandoci sempre nuovi interrogativi e nuove linee di ricerca esistenziale. A chi ha inseguito i picari della tradizione, ma vuole rileggere il romanzo di viaggio e avventura in un’ottica nuova, contemporanea, sferzante. 




Claudia consiglia: 
“Cronorifugio” di Georgi Gospodinov (Voland) 
Perché regalarlo: è un romanzo pieno di nostalgia e amore che parla del tempo come piano infinito. Si interroga e ci interroga sul senso della memoria come quel filo che ci tiene vivi e connessi. Georgi Gospodinov ci ricorda che senza ricordi perderemmo spessore e umana tridimensionalità. 
A chi regalarlo: a chi ama la malinconia nel senso in cui la intende Gospodinov, cioè come lo stato d'animo dell'immedesimazione di cui solo chi è capace di empatia può fare esperienza.

Debora consiglia: 
“L'anno del pensiero magico” di Joan Didion (Il Saggiatore) 
Perché regalarlo: perché regalare un libro che parla di perdita, di fragilità, di morte? Perché tra le pagine di Joan Didion, tutte quante, c'è moltissima vita. Vita fatta di serenità e dolori, di scrittura e famiglia, di caos e sentimenti aggrovigliati. Nella forma ibrida che è la cifra stilistica di Didion, il personale si fa universale e le parole scelte con precisione chirurgica sono un appiglio fondamentale alla vita. 
A chi regalarlo: a chi è pronto a leggere il dolore, a chi purtroppo capisce troppo bene la frase «un giorno ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita», a chi anche nella più oscura disperazione trova un appiglio, una luce. A chi ha conosce il dolore e come Didion si pone domande che non troveranno risposta. A chi sa che la morte comprende anche tanta vita, quella che c'è stata e non andrà perduta. 

Giada consiglia: 
“Benedetto sia il padre” di Rosa Ventrella (Mondadori) 
Perché regalarlo: racconta di dinamiche famigliari complesse, difficili e drammatiche. È la storia della famiglia di Rosa, una bambina timida e ossuta, che cresce in un quartiere malfamato e degradato. Insieme ai suoi fratelli deve fare i conti con la violenza quotidiana del padre, chiamato Faccia d’Angelo per i suoi lineamenti fini ed eleganti, ma che, in realtà, nasconde un’indole aggressiva e brutale. E come si può immaginare, l’apparenza inganna. Il padre riserva sui figli e sulla moglie, una donna bella per quanto fragile, tutta la sua rabbia. Rosa però crede di essersi salvata da tutto questo quando incontra quello che credeva essere l’amore della sua vita poiché, insieme a lui, si trasferisce a Roma, allontanandosi per sempre dal dolore. A volte però il passato torna a bussare e non si può far altro che farci i conti. È così che inizia questa storia: Rosa, ormai adulta, riceve una telefonata e da qui inizierà un viaggio a ritroso verso le radici e verso la sua famiglia. Non può far altro che tornare nel suo quartiere per capire quel dolore che si è portata dentro dall’infanzia fino all’età adulta. È una storia di compassione, ma non di perdono, e della ricerca del proprio posto nel mondo. È il coraggio di una donna che si riconcilia in qualche modo con il suo passato. 
A chi regalarlo: a chi si è già immerso nelle storie di Rosa Ventrella come “La malalegna” e vuole seguire anche questa famiglia oppure a chi ha amato i romanzi di Irene Némirosky come “Il Ballo”, nel quale il rapporto fra madre e figlia è protagonista.  




Giulia M. consiglia: 
“La mia proprietà privata” di Mary Ruefle (NN editore)  
Perché regalarlo: Le prose ibride di Ruefle sono un concentrato di vita poetica; "bisogna rifiutare tutto per riuscire a vivere", scrive a un certo punto. Ma non si può rifiutare la vita stessa, che entra dentro di noi come uno spirito contrario e dispettoso e che ci spinge a guardare quello che ci circonda con curiosità, ironia e anche un po' di necessario disincanto. 
A chi regalarlo: Per chi ama la poesia e, in particolare, voci come quelle di Emily Dickinson - alla quale Mary Ruefle è stata più volte paragonata - o Wislawa Szymborska, ma anche per chi predilige un tipo di prosa concentrata sulla bellezza delle piccole cose, talvolta indagata in modo affettuosamente ironico.

Giulia P. consiglia: 
“L'influenza delle stelle” di Emma Donoghue (SEM)
Perché regalarlo: forse non siamo ancora pronti a leggere – e anche a scrivere – degli ultimi due anni e della pandemia in senso letterario. Serve ancora un po' di distanza e abbiamo bisogno di superare la coda lunga dello shock che ci ha investiti. Però potremmo trovare interessante leggere dell'unico altro precedente nella storia moderna, ovvero l'epidemia di spagnola che colpì il mondo tra il 1918 e il 1920. Nel romanzo "L'influenza delle stelle" di Emma Donoghue seguiamo Julia Power, infermiera nel reparto maternità dell'ospedale di Dublino nel 1918, che, oltre che con le normali complicazioni dei parti, con la malnutrizione e l'estrema povertà di quasi tutte le sue pazienti, deve combattere con la carenza di medici e le complicazioni della pandemia. In soli tre giorni la concentrazione di casi, sia della malattia che di storie, mette in scena un quadro che, pur così lontano da noi, riprende tutte le paure e le limitazioni che ormai fanno parte della nostra normalità. Eppure non si smette mai di sperare che vada tutto per il meglio. 
A chi regalarlo: a chi già aveva amato Emma Donoghue nel suo precedente romanzo “Room” per la sua capacità di mettere in scena anche i più crudi drammi umani senza però perdere mai di vista quella leggera traccia di speranza. 

Gloria consiglia: 
“Oliva Denaro” di Viola Ardone (Einaudi)
Perché regalarlo: raccontare il coraggio delle donne passa attraverso storie dimenticate, storie che sembrano quasi assurde e invece rappresentavano casi frequentissimi in alcuni paesi. La protagonista, Oliva Denaro, poco più che adolescente, viene rapita e stuprata, dopo aver rifiutato il corteggiamento sfacciato di un ragazzo di una famiglia abbiente. Nel suo paesino siciliano degli anni Sessanta, la "soluzione" proposta è una sola un matrimonio riparatore, ma Oliva non sopporta l'idea di ritrovarsi di nuovo vicina a chi le ha usato violenza. Ha contro tutto il paese, ma trova alleati in famiglia e anche in chi, come lei, crede nel diritto delle donne di essere rispettate e di essere libere. 
A chi regalarlo: a chi cerca storie emozionanti, che facciano riflettere sui grandi passi avanti che hanno fatto i diritti delle donne e su quanti passi ancora occorre fare per eliminare la violenza fisica e psicologica. Chi ha letto e amato “Il treno dei bambini” ritroverà anche in questo romanzo il passo della grande narratrice, ma fate scoprire questo romanzo anche chi si è soffermato più volte sulle discriminazioni di genere (ad esempio, leggendo l'illuminante “Invisibili” di C. Criado Perez) e a chi si interessa di storia delle donne (magari sfogliando il bellissimo “Atlante delle donne” di Seager).

Ilaria consiglia:
“Ciao Vita” di Giampiero Rigosi (La Nave di Teseo)  
Perché regalarlo: Ciao Vita è uno di quei libri che affronta tanti temi dei quali non si può e non si deve mai smettere di parlare. Uno su tutti, quello dell'eutanasia, sul quale abbiamo il compito di tenere i riflettori sempre accesi. Ma questa è anche la storia di tutte quelle scoperte che si fanno nel corso della nostra adolescenza, nel corso della Vita, è una storia sul valore prezioso delle promesse, è una narrazione sull'amore in tutte le sue forme, una delle quali (forse una delle più autentiche, preziose e rare) è quella dell'amicizia. Ciao Vita è una storia sulla mancanza, sull'assenza, ma anche sul ritrovarsi e il non arrendersi. 
A chi regalarlo: credo che tutti coloro che avranno la ventura di leggere questo libro non potranno non amarlo, non riusciranno a non commuoversi di fronte alle vicende di due ragazzini che diventano uomini davanti ai nostri occhi e che si sono scontrati con loro stessi, uscendone comunque vincitori. 

Lucrezia consiglia: 
“Eva dalle sue rovine” di Ananda Devi (Utopia) 
Perché regalarlo: questo romanzo dell’autrice mauriziana Ananda Devi ha la capacità di trasportare in un luogo altro per il tempo effimero della lettura. Un luogo apparentemente idilliaco ma crudele, abitato da giovani uomini e donne che sono fantasmi di loro stessi, che marciscono nella degradazione isolana che circonda le loro rispettive famiglie. Devi parla di una vita che sfugge ingiustamente, di una vita che viene costantemente rifiutata per il troppo dolore, di una vita che dipende da quella di qualcun altro, di una vita che marcisce in se stessa per via di momenti passati. Un romanzo solido e raggelante, la cui meravigliosa prosa ne corona il grande valore letterario. Un racconto in cui l’amore, l’amicizia e i sentimenti umani più belli esistono, ma non sono abbastanza. 
A chi regalarlo: a tutti coloro che amano interfacciassi con letture che propongono luoghi altri e complessi, individualità acerbe che si intrecciano tra loro e storie potenti, tragiche e che possono insegnare, far riflettere, porre dubbi legittimi. A coloro che non vogliono rinunciare a romanzi di estrema intensità nemmeno a Natale. 

Olga consiglia: 
“L'amore muto” di Pia Rimini (rfb)
Perché regalarlo: In un tempo in cui una moltitudine chiassosa di voci è sempre pronta all'opinione su chi e cosa deve e non deve essere la donna, è fondamentale fare la conoscenza di Pia Rimini, attivista con e per le donne, scrittrice nata a Trieste l’8 gennaio del 1900, che parla di noi tutte senza alcun timore e con coscienza, poiché ella stessa ha vissuto il vuoto afono della tristezza e dell'abbandono, alternati dalla continua fioritura e freschezza della fiducia e della speranza. 
A chi regalarlo: a uomini e donne che hanno a cuore le tematiche femminili, soprattutto quelle del primo Novecento che hanno acceso, in modo considerevole, gli animi delle femministe e delle donne tutte. A chi sa che l'amore muto, l'amore non detto diviene lingua universale, che accomuna, unisce, rende intelligibili i giorni che scivolano via senza parola. Quella stessa parola fatta d’ignoto, di paura e di lacrime che Pia Rimini diffonde a gran voce durante le sue conferenze a favore dei diritti delle donne, e che scrive con esattezza affinché «volle dare un volto a quella parola, come faceva da bambina, che per ogni parola le fioriva dentro un’immagine».




Sabrina consiglia: 
“E poi saremo salvi” di Alessandra Carati (Mondadori)
Perché regalarlo: perché è un libro che racconta di vite spezzate, tante come tuttora ne stiamo vedendo al confine tra Bielorussia e Polonia o sui barconi che quotidianamente sfidano le acque del mare anche d'inverno. Perché nel titolo porta quella parola, "salvi", che a volte rimane solo una parola perché il romanzo, che narra la fuga in Italia di una donna con la sua piccola (e un altro bimbo in arrivo) dalle guerre balcaniche, si chiede se persone che hanno camminato sul baratro dell'orrore possano mai dichiararsi salve. Perché se l'anima rimane impigliata nella vita precedente, a tirarla, rischia di lacerarsi, strapparsi. E che bella la figura di Aida, la bimba che il libro segue nella sua non sempre facile crescita. 
A chi regalarlo: a chi non vuole girare il capo dall'altra parte, a chi vuole dare una mano, fare qualcosa, a chi si indigna di fronte alle ingiustizie o alle immagini passate in tv di una bimba che si rivolge ai soldati polacchi gridando "Water!", senza risposta. A chi cerca di farsi un'idea, attraverso la letteratura, da "Il diario di Zlata" fino a "Venuto al mondo" della Mazzantini, di quelle sanguinose guerre accadute a pochi passi dalle nostre frontiere o di fronte al nostro mare Adriatico.

Samantha consiglia: 
“Il silenzio dei giorni“ di Rosa Maria Di Natale (Ianieri)
Perché regalarlo: La Sicilia in fondo è una ma anche centomila, e i modi per raccontare una storia sono innumerevoli, quelli per ricordare un’ingiustizia passano solo attraverso le parole giuste, e la Di Natale le conosce e le usa molto bene. Il romanzo è infatti liberamente ispirato al “delitto di Giarre” del 1980, che portò alla fondazione del primo nucleo di militanti gay e l’anno successivo, a Palermo, alla prima Festa nazionale dell’orgoglio omosessuale.
A chi regalarlo: A chi cerca una storia di impegno sociale e vuole andare oltre gli stereotipi, di genere ma anche topografici, perché oltre al tema della vergogna di essere diversi, all’omosessualità che non può essere accettata, c’è anche un mondo non più mitizzato della storia, che ci racconta una Sicilia diversa e molto più chiusa e dura.