la Pace
Scritti di lotta contro la guerra
di Cesare Zavattini
a cura di Valentina Fortichiari
La nave di Teseo, 2021
pp. 256
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
La pace - “questa parola rotonda come una sfera”, la definisce nel soggetto La guerra, del 1946; l’unica iterazione di cui, pur se vistosa, Cesare Zavattini non si è mai stancato - la pace è stata il tema costante, ossessivo, il grande tema dei temi che ha improntato la sua intera esistenza: quarant’anni di invocazioni, idee, progetti, interviste, di appelli all’umanità, di battaglie.
Uomo di cinema, sceneggiatore per Mario Camerini, Mario Bonnard e Alessandro Blasetti prima e poi - grazie allo strepitoso sodalizio con Vittorio De Sica - di capolavori neorealisti quali Sciuscià, Ladri di biciclette, Umberto D, Miracolo a Milano, Zavattini è stato anche protagonista della cultura italiana a molti livelli (giornalista, pittore, poeta), portando sempre con sé questa volontà d’impegno permanente per la difesa della pace.
Un anelito che riecheggia in moltissimi scritti, pubblici e privati, e che avvicina Za alla figura di Lev Tolstoj, insieme all’attenzione per l’infanzia e per la bontà della perfezione primigenia insita nei bambini. E che sarà premiato con la nomina a membro del Consiglio mondiale della pace e soprattutto col Premio internazionale della pace nel 1954, consegnato l’anno dopo in occasione dell’Assemblea mondiale della pace di Helsinki.
La sua, continua Fortichiari, era una “battaglia politica in favore della democrazia in tutti i campi delle arti, democrazia intesa come ‘modo di vita che ci investe tutti in tutte le ore del giorno e che è la premessa, la scala per arrivare a un concetto profondo di pace’.”
E il suo concetto di difesa della pace era, come scrive lui stesso in una lettera a Giorgio Fanti, segretario del Movimento italiano per la Pace, “un’opera di analisi ininterrotta delle situazioni sotto le quali cova la guerra”. Dunque, la conoscenza. Il sapere divulgato in progetti concreti di educazione elementare (alcuni dei quali, come la collana di libri della Biblioteca dell’ italiano, o Le cento parole che fanno e disfanno il mondo, raccolta di parole della vita collettiva italiana del Novecento, non verranno mai portati a termine) e iniziative come i Cinegiornali della pace, rivolti a giovani cineasti di tutto il mondo, scrivendo testi per il teatro e il cinema, stimolando la riflessione sull’argomento: perché “pensare è già la pace, ma pensare tutti”.
Considerato l’eclettismo del personaggio, l’impresa di selezionare i testi che potessero essere raccolti in un’antologia di scritti di lotta contro la guerra, credo si sia rivelata parecchio difficile. Eppure sfogliando le circa 250 pagine che compongono questo libretto, si ha l'impressione che tutto si tenga grazie alla cura attenta e sorvegliata, alla simpatia umana, e a un'opportunità di stimolo intellettuale da cogliere al volo che la curatrice aggiunge alla riproposizione dei testi.
E dunque seppur dichiaratamente non omnicomprensiva, la lettura di questa selezione che comprende soggetti cinematografici perlopiù inediti, brani di diario, lettere, dichiarazioni, pezzi di interviste, è stimolante sia verso una riflessione sul tema, sia verso la figura stessa di Zavattini, che grandeggia e incuriosisce, facendo intuire un’aderenza assoluta tra la finzione dei testi e delle sceneggiature e i pensieri dell’uomo. Pace e verità (o meglio Veritàaa, come nel titolo del suo unico film da regista, in cui interpreta anche il protagonista), e lotta continua per raggiungere la prima col tramite della seconda.
Giulia Marziali
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