in

#CritiCOMICS - Trovare un posto da chiamare casa: la ricerca di "Gianna" di Arianna Melone

- -


 

Gianna
di Arianna Melone
Rami (BeccoGiallo), 2020

pp. 136
€ 18.50 (cartaceo)

 

Gianna è una giovane donna, piena di energie e di ideali. Nella Bologna degli anni ‘70, dove il dibattito politico è fervente e l’università occupata, dove si lotta per i diritti e per la libertà, lei è sempre in prima linea, attiva nell’organizzazione e pronta a gridare per difendere i deboli. C’è qualcosa, nel suo passato famigliare, che rende i suoi interventi particolarmente coinvolgenti: la memoria di una sorella morta giovane, in seguito a un aborto clandestino.
Adesso Gianna desidera che una sorte simile non tocchi più a nessuno. Desidera che ogni donna possa essere se stessa. Eppure questo non vale per lei. Mentre tutti rivendicano una parità di trattamento tra uomini e donne, lei sperimenta sulla sua pelle la disparità, il peso dei giudizi (e dei pregiudizi). Perché Gianna è troppo: troppo bella, troppo sensuale, secondo le altre ragazze troppo disponibile. Non riesce a controllare i suoi impulsi, si concede agli uomini, spesso a quelli sbagliati. “Non puoi essere te stesso, se sei troppo”, commenta una sua ex amica, che dai lei si ritiene tradita. E Gianna lo sa, lo sente: per questo nasconde le sue fragilità dietro a un esibito slancio vitale, all’impegno sul lavoro e nella politica, fa progetti per il futuro mentre un po’ alla volta si sgretola, nella totale incomprensione di chi dovrebbe amarla. “Sono davvero un mostro?” si chiede “o semplicemente questo non è il posto per me?”. E se questa inizialmente sembra la via, la possibilità per un nuovo inizio in un altrove, o in un futuro in cui viga una mentalità più aperta, con il procedere delle pagine, però, Gianna inizia a chiedersi (e con lei il lettore) se ci sia davvero un posto per lei, un luogo da considerare realmente casa. I suoi amici, persino la famiglia non riescono a spiegarsi quella che percepiscono come stranezza, una diversità irriducibile, e non provano ad accettarla per quello che è. L’unico che lo fa è Ciro, a sua volta un diverso, che riesce a cogliere ciò che agli altri sfugge, ma non viene ascoltato nell’inno che leva alla tolleranza e all’unicità come dono prezioso:
“Gianna ha un problema. […] Forse il problema è considerarlo tale. Forse il problema è che la natura ci ha resi così e poi ci ha messo il mondo contro. Ma chi lo decide se uno è migliore di un altro?”
Con un disegno pastoso, intenso, l’autrice denuncia
le incongruenze e le contraddizioni di un’epoca, mostrando la solitudine di una ragazza che si muove in un mondo affollato, ma cieco e sordo al suo sentire. La fine, che non si può svelare, è la malinconica, inevitabile conseguenza di questa ottusità, ma produce nel lettore sdegno, senso di rivolta. Si fa il tifo per Gianna, vinta dalla società, dal sistema, costretta ad abiurare a se stessa, a subire il peso schiacciante di una vergogna impostale forzatamente da altri.
Il graphic novel ha vinto, con la sua edizione francese, il Prix Artemisia, dedicato alla pittrice seicentesca, figlia di Orazio Gentileschi e nota per la sua risolutezza nell’affrontare un ambiente che non lasciava spazio alle donne. Arianna Melone ci mostra un’altra ragazza che combatte e alle donne primariamente si rivolge la sua opera, perché portino avanti una lotta per l’indipendenza e l’autorealizzazione che non può mai dirsi vinta del tutto.
 

 Carolina Pernigo



Riproduzione delle immagini autorizzata dalla casa editrice