Il mostruoso femminile
di Jude Ellison Sady Doyle
Tlon Edizioni, 2021
Traduzione di Laura Fantoni
pp. 304
€ 18 (cartaceo)
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L'umanità è definita dagli uomini, perciò le donne, che non sono uomini, non sono umane. Da qui la necessità che vengano dominate dagli uomini - e se le donne si ribellano a questo dominio diventano mostruose. Un mostro non è qualcosa da ignorare o da sottovalutare. Non ispira soltanto rabbia o disgusto. Un mostro, per definizione, suscita paura. Sotto tutto il disprezzo che gli uomini hanno riversato sulle donne nei scoli, sotto tutte le condanne per la loro alterità, c'è l'inconsapevole riconoscimento del nostro potere, un potere così grande che, secondo i loro calcoli, potrebbe porre fine al mondo. (pp. 13-14)
Il latino monstrum era il prodigio, cioè un fatto che ha in sé del meraviglioso o dell'insolito, un fenomeno che esce dall'ordine consueto e naturale delle cose. Da questo punto di partenza la parola si è poi allargata a comprendere tutte le sfumature del concetto di prodigio in una scala che va dal sovrannaturale all'eccezionale, dal leggendario al non conforme fino all'orrido, al malformato e al perverso.
Il libro di Jude Ellison Sady Doyle, autrice americana che si occupa di femminismo, cinema, letteratura e cultura di massa firmando contributi per diverse testate, mette il mostruoso in copertina e al centro del racconto. È un saggio sul prodigioso accadere del femminile come forza dell'io che per secoli è stata soppressa fino a perdersi e che ancora oggi viene in modi diversi messa in discussione dal sistema dominante. La dedica che apre il volume invita la figlia dell'autrice - e con lei, in un solo sguardo, tutte le donne - a essere feroci.
La ferocia del femminile è quella forza insieme creatrice, talvolta donatrice di vita, e distruttrice. L'assunto di base dell'argomentazione è che, a causa della sua dirompenza, il femminile è stato nei secoli (ed è ancora) temuto e assediato da un potere maschile che è sì fortemente pervasivo - corrisponde per assetto socio-politico allo status quo - ma anche intimamente debole. Il governo del patriarcato si basa sul controllo della donna e sulla paura della sua alterità perché si sente inconsciamente minacciato. Sa che il suo dominio è precariamente arroccato su un terreno fragile.
Il mostruoso femminile è una cavalcata incalzante nei tanti territori nei quali esso si è espresso: miti e leggende, letteratura, cinema, cultura popolare, culti e credenze religiose, magia, fatti di cronaca.
Senza porre rigidi confini tra questi mondi, i mostri femminili sono raccontati in un caleidoscopio di sfaccettature. Conosciamo insieme le tiranniche madri dei serial killer, le dead blonde degli slasher movie, le vittime degli esorcisimi (in certi casi di vere e proprie vittime si tratta), le eroine delle grandi saghe letterarie e dei romanzi gotici, le donne fantasma condannate a non trovare pace tra i corridoi delle grandi case di campagna, i mostri serpente dalla femminilità incontenibile, le donne transgender che ancora oggi sono temute perché non comprese e "contro natura".
Mentre ci presenta questa galleria di personaggi freak, Jude Ellison Sady Doyle non scompare mai, si fa sentire come una regista che entra un po' con la sua voce nella scena: seleziona il materiale, unisce liberamente i vari elementi, anche quelli più lontani nei secoli, seguendo un filo rosso specifico, commenta. Non manca in certi punti un po' di retorica, ma nel complesso la sua voce è personale e appassionata. Il saggio, fittissimo di spunti, presenta una altrettanto fitta trama di richiami intertestuali e si costruisce su un minuzioso lavoro di raccolta fonti, che il lettore può approfondire in chiusura.
È un narrative essay dal gusto molto americano: poco accademico in senso stretto e pieno di spirito. Il libro articola tutti i micro mondi che contiene in tre grandi sezioni: Figlie - Mogli - Madri, i tre ruoli a cui il patriarcato riconduce tutte le donne dandoglieli come perimetro del loro agire esteriore e interiore. Ma vediamo che tutti questi mostri cercano di sottrarsi alle gabbie del ruolo: è un libro pieno di storie che sono come fughe in avanti.
Cupo nei suoi passaggi più violenti, con un'ironia che smorza i passaggi emotivamente più controversi, Il mostruoso femminile riflette profondamente sulla violenza come risposta alla mancata comprensione dell'altro, sia esso la donna o il diverso dallo standard in senso lato. Questa violenza ha permeato i rapporti tra i generi in un modo così profondo che ancora oggi, dopo secoli, certi nodi sono ben lontani dall'essere risolti. Si pensi solo alla violenza di genere e alla dominazione della mascolinità tossica.
Tra gli aspetti più interessanti del saggio c'è, inoltre, lo sviluppo di una discussione sullo storytelling: Il mostruoso femminile racconta la costruzione delle storie di genere e quella dei generi come storie, un processo a due sensi in cui realtà e storie si mescolano fino a confondersi. Le donne sono state raccontate come streghe e proprio perché streghe bruciate, la loro maternità - esaltata dalla religione e dagli altri grandi poteri sociali - è stata controllata e spremuta fino al midollo e questo le ha relegate per secoli a una condizione subalterna, convincendo molte di loro che la maternità fosse l'unica strada per la propria realizzazione. Il desiderio femminile è stato disincentivato e soppresso con giudizi e metodi invasivi e questo ha reso le donne incapaci di percepirlo e di conoscerlo. Questi sono esempi di punti in cui archetipi, leggende e fatti reali si toccano legandosi in un'unica grande narrazione in cui la femminilità è centrale ma ahimé spesso non protagonista.
Qual è la riflessione che chiude questa carrellata di figure e di storie?
La si lascia scoprire al lettore. Posso solo anticipare che ha a che fare con l'Apocalisse (che non è caso è femmina) e con un fuoco che brucia all'orizzonte. È lo stesso fuoco che infestava i sogni di Mary Shelley riempiendoli di mostri e che ardeva le streghe nelle piazze davanti alle chiese. Una volta avrebbe solo fatto paura, ora può tramutarsi per noi nella luce che illumina un più consapevole cammino.
Claudia Consoli
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