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Resta con me, per una volta ancora: il ritorno di Toshikazu Kawaguchi, con «Il primo caffè della giornata»

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Il primo caffè della giornata
di Toshikazu Kawaguchi
traduzione di Claudia Marseguerra
Milano, Garzanti, 7 gennaio 2022

pp. 180
€ 16,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Dopo l’enorme successo di Finché il caffè è caldo (Garzanti, 2020), romanzo d’esordio dell’autore, e Basta un caffè per essere felici (ibidem, 2021), seguito del primo, Kawaguchi torna in libreria con la terza opera dedicata alla caffetteria più particolare di Tokyo, in cui si serve un caffè speciale, in grado di dare a tutti una seconda opportunità. Infatti, ordinando questa particolare bevanda, seduti ad uno specifico tavolino, è possibile viaggiare nel tempo per incontrare una persona, a patto che quella sia entrata almeno una volta nel locale, e che la sedia del tavolo deputato sia libera. E queste sono solo due delle norme che regolano i viaggi; oltre a queste, ai clienti deve essere chiaro che non si può tornare indietro per cambiare il presente e che non ci si può alzare dalla sedia. Infine, la regola aurea: 

«il viaggio comincia quando viene versato il caffè e dura solo finché il caffè è caldo».

È tassativamente vietato attendere oltre: arrischiarsi a mantenere il proprio posto quando la temperatura della bevanda è scesa troppo può portare a gravissime conseguenze.

In questo libro, tuttavia, scopriamo che la caffetteria di Tokyo non è l’unica in cui avviene questa magia:

«Nella caffetteria di Hakodate, come in quella di Tokyo, c’era una sedia dove i clienti potevano viaggiare nel tempo. Qui la sedia si trovava vicino all’ingresso del locale ed era occupata da un signore anziano in abito scuro.» (p. 20)

Ed è proprio qui che stavolta Kawaguchi ambienta il proprio racconto. Anche in questo libro, ancora una volta, a diversi personaggi viene data una seconda opportunità, per dire un’ultima parola, magari taciuta per orgoglio o risentimento, oppure per ricevere un sorriso di conforto, un abbraccio da chi è ormai lontano.

Se apriamo il libro all’indice, troviamo quattro racconti: la figlia, il comico, la sorella minore, l’uomo che non sapeva dire «ti amo». Ognuno di essi è un piccolo gioiello, il primo, però, in particolare, rappresenta in maniera peculiare la delicatezza di sentimenti che Kawaguchi è in grado di raffigurare.

In questo racconto, Yayoi Seto, una giovane donna di circa vent’anni, entra in caffetteria perché vuole tornare nel passato per incontrare di nuovo i suoi genitori, per motivazioni, però, diverse da quelle che si potrebbero immaginare; anche l'incontro va in maniera diversa: sentendo parlare sua madre, si verifica una straordinaria coincidenza e inaspettatamente sarà proprio la donna a fornire a Yayoi una nuova chiave di lettura per rileggere il passato e vivere il futuro in maniera più profonda e completa.

Di nuovo, Kawaguchi scrive un romanzo toccante, dalla forte impronta emotiva, e con il suo stile minuzioso e cesellato come un’antica miniatura giapponese, riesce a toccare le corde dell’anima di chi legge il libro. Un’opera, la sua, di intensa emotività, delicata e tenue. La sua capacità di raccontare le storie che compongono il libro, infatti, è sempre aggraziata e gentile e l’impressione che si ha è che l’autore voglia portarle alla nostra attenzione con grande delicatezza e altrettanto rispetto, come se fosse consapevole di star rappresentando delle vite potenziali, e volesse portare un messaggio ad ognuno dei lettori. Chi, infatti, può dirsi libero di qualche rimorso o può affermare di non avere mai avuto rimpianti o di non aver voluto una seconda occasione per dire una parola in più o dare un abbraccio un po’ più forte? È questa la precisa e straordinaria capacità di Kawaguchi ed è questa la potenzialità che la sua scrittura ha: un libro dalla grande potenza, insomma, che si confronta con i sentimenti della vita e con emozioni che possono raggiungere il cuore di molte persone, le quali possono cogliere, nei gesti e nelle parole dei personaggi, delle riflessioni profonde da portare con sé. E tutto ciò rendendo ben presente il messaggio secondo cui i viaggi che vengono compiuti non servono a rifugiarsi nel passato ma, anzi, a rivolgersi al presente e al futuro con occhi nuovi.

Valentina Zinnà