L’ora dei dannati.
La montagna
di Luca Tarenzi
Giunti, 2021
pp. 363
€ 16,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Nell’iniziare la trilogia di Luca Tarenzi
ispirata alla Commedia dantesca, il
lettore ha quantomeno una precisa idea del percorso che i personaggi dovranno
seguire. Quindi, dopo l’Abisso (ne abbiamo parlato qui), ecco la Montagna.
Restano però ignote, e quindi oggetto di curiosità, le modalità del viaggio, e
soprattutto del passaggio tra un Regno e l’altro, essendo profondamente diverse
le condizioni dei protagonisti rispetto a quelle di quel viandante che, anche
nella finzione narrativa, li ha preceduti secoli prima. La fuga di un gruppo di
dannati dall’Inferno rappresenta infatti, almeno apparentemente, una grave infrazione dell’ordine cosmico,
anche se lasciano pensare diverse coincidenze fortunate su cui i fuggitivi
stessi si interrogano e che forse troveranno spiegazione più compiuta nell’ultimo
volume della serie.
In questo secondo, intanto, la storia si complica, perché si moltiplicano i piani narrativi. Sono
tre in particolare i filoni che l’autore segue, in un’alternanza continua che
aumenta ritmo e tensione: da un lato
le avventure rocambolesche di Bertran de Born, Ugolino e Pier delle Vigne, che
dopo essere approdati fortunosamente sulle spiagge del Purgatorio, sono
inseguiti tanto dai Messaggeri celesti che dai Principi della Valletta omonima,
mentre cercano affannosamente un percorso alternativo per non essere rispediti
all’Inferno; dall’altro la faticosa scalata di Filippo Argenti, che ha deciso
di separarsi dal gruppo e tentare un’ascesa solitaria (almeno fino a quando non
incontrerà un’improbabile alleata nella esile, ma determinata Lotte); infine,
il nuovo piano d’evasione di Virgilio, rimasto indietro prima di superare la
soglia dell’Inferno, ma per niente rassegnato. Con quest’ultimo piano della
narrazione, l’autore mantiene aperto un ponte con il primo volume e con le
dinamiche infernali che questo disvelava. Va detto che, se nella Divina Commedia il Purgatorio è la
cantica più piana, quella dell’umana medietà, dell’armonia data dalla speranza di una redenzione a cui tutti
aspirano, nella versione di Tarenzi questa apparenza viene sconvolta da una violenza che non è affatto attenuata
dalla possibilità della sua finale sospensione. La logica del contrappasso, che agiva nei cerchi infernali, torna
ugualmente brutale e a suo modo sadica anche nelle cornici del Purgatorio, o
così almeno pensano i personaggi.
L’amenità di quella montagna era un’illusione, e lui lo aveva capito perfettamente. Quel posto era una fottuta trappola, un altro serraglio costruito da quelli Lassù per portare avanti il loro sadico gioco di giudizi e punizioni. (p. 108)
Eppure il Purgatorio è anche e soprattutto il luogo del cambiamento, e quindi dell’apprendimento. Se i dannati
portano sempre con sé i segni della propria condanna, qui imparano a farci i
conti e farli diventare risorsa da spendere per la propria progressiva
liberazione.
Iniziano anche a essere più forti, più consapevoli, a
recuperare la propria identità e la memoria del proprio passato. Le loro
relazioni si fanno più strette, in alcuni casi mutano in amicizia (perché all’Inferno
non era possibile fidarsi pienamente di qualcun altro, ma sulla Montagna non
c’è alternativa, se si vuole procedere). Si ha anche modo di esplorare
maggiormente l’interiorità dei
personaggi, ciascuno a suo modo implicato in un intimo dissidio tra ciò che
era e ciò che sta diventando (“In quel
momento comprese che qualcosa era cambiato. Che lui era cambiato. Ed era stata la montagna”, p. 342).
In questo secondo episodio, Tarenzi
compensa anche una mancanza che si riscontrava nel primo, introducendo una componente femminile: Lotte di Friburgo
al Purgatorio, come Francesca da Rimini e l’indovina Manto, scelte da Virgilio
come nuove compagne nella sua fuga dall’Inferno, vengono presentate come figure
complesse, nient’affatto appiattite dalla loro sorte, o dal ritratto che poteva
emergere dalla Commedia dantesca, e
con il loro sano pragmatismo bilanciano un po’ le asperità e a volte i voli
pindarici delle controparti maschili. Francesca, in particolare, nota a
qualsiasi lettore per il suo amore adulterino e sempre associata a Paolo, in ogni
citazione così come nella condanna che le è toccata, qui si riscatta come giovane donna volitiva, dalla forte
individualità.
Come pensare, ascoltare, parlare, anche camminare non era qualcosa che si potesse ricominciare a fare di punto in bianco, ma lei non sarebbe andata da nessuna parte strisciando. L’Inferno poteva ridurre i dannati alle peggiori condizioni subumane, poteva storpiare, mutilare e torturare all’infinito, ma c’erano cose che lei non si sarebbe lasciata portare via, non importava quanto fossero insignificanti. Camminare, in quel preciso momento, era la più grande tra le sue vittorie. (p. 28)
Francesca non accetta di essere seconda a nessuno, neppure a Virgilio. Vuole
essere responsabile della propria sorte, e fare anche scelte azzardate se pensa
possano essere necessarie, e rappresenta in questo senso un ottimo esempio di
emancipazione, soprattutto rispetto all’immaginario letterario di cui è parte
integrante.
Ne L’ora
dei dannati. La montagna la fantasia di Tarenzi si dispiega con maggiore libertà rispetto a quanto
avvenuto nel volume precedente: sorprende e affascina la visionarietà (e la variabilità) con cui vengono raffigurati i
Messaggeri, gli angeli protettori del Purgatorio. Se l’autore dichiara nei
Ringraziamenti il suo debito nei confronti dell’artista Peter Mohrbacher, a cui
si è ispirato, non si può negare però il virtuosismo
descrittivo con cui queste suggestioni vengono trasposte sulla pagina. E
anche il disvelamento finale di ciò che si annida sotto la montagna crea una
frattura con le aspettative e la storia dantesca già narrata. Per lo stesso
motivo, il volume si interrompe più bruscamente del precedente, al culmine
dell’azione, quando ancora tanto deve succedere perché i personaggi, tutti, si
possano ritenere giunti a un approdo sicuro.
Forse i puristi potranno nutrire qualche
perplessità sull’ardimento
dell’operazione tentata da Tarenzi, ma certo questo non accadrà agli
appassionati di fantasy, che si troveranno travolti dalle vicende narrate e ansiosi
di conoscere le sorti dei dannati nel terzo e ultimo episodio della trilogia.
Carolina
Pernigo
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