Un progetto molto identificativo quello de Le Plurali, giovane realtà editoriale indipendente e al femminile, interamente dedicato alla pubblicazione di autrici fra inediti, traduzioni e nuove edizioni; una casa editrice che si definisce “femminista, indipendente, inclusiva, curiosa”:
Come siete approdate a questa scelta e quali sono le sfide principali?
Il femminismo e i libri ci hanno fatte incontrare, mentre collaboravamo al blog FeministYou della casa editrice L’Iguana, insieme ad altre donne. Quando abbiamo capito che eravamo animate dal desiderio di far sentire con ancora più convinzione e impegno il nostro attivismo femminista, ci siamo impegnate (anche economicamente) e abbiamo deciso di imbarcarci in questa avventura. Le plurali è una casa editrice, sì, ma è soprattutto un progetto in divenire che parte da noi quattro ma che vuole fare rete tra le donne, dare l’opportunità di mettere a frutto la propria professionalità, sia quella artistica delle autrici che scegliamo di pubblicare, sia quella lavorativa e progettuale delle professioniste con cui scegliamo di collaborare. Vogliamo che non solo le nostre pubblicazioni raccontino il femminismo, ma che questo venga messo in atto quotidianamente da quello che facciamo e da come lavoriamo.
Chi sono nello specifico le persone che compongono la squadra de le plurali?
In ordine alfabetico, Beatrice Gnassi (traduttrice ed editor di letteratura straniera), Clara Stella (editor sezione italiana, ricezione manoscritti), Hanna Suni (grafica e impaginazione) e Valentina Torrini (ufficio stampa e comunicazione). Abbiamo compiti e ruoli diversi ma condividiamo ogni decisione importante: ognuna di noi può anche sostituire l’altra quando c’è bisogno. Prima di essere colleghe siamo amiche, e questo è un elemento di coesione che rende il lavoro piacevole e facile eda affrontare. Abbiamo un background umanistico, grafico e linguistico: Beatrice è traduttrice professionista, Clara una ricercatrice di letteratura femminile rinascimentale, Hanna una super grafica con sette anni di esperienza nel settore dell’editoria e Valentina è esperta di marketing e cinematografia. Le nostre competenze si intrecciano e hanno dato forma alle collane della nostra casa editrice: le sagge (saggistica italiana e straniera), le bussole (agili guide femministe su temi specifici), le cantastorie (narrativa contemporanea italiana e straniera) e le radici (libri per far tornare a splendere grandi autrici del passato). La formazione è fondamentale e ognuna di noi segue dei corsi specifici per ampliare le proprie conoscenze e metterle al servizio della casa editrice: dal digital marketing, all’organizzazione di un magazzino, all’editing.
Siete anche molto attive nel tessuto sociale, i vostri libri si accompagnano spesso a eventi e iniziative indipendenti di particolare interesse. Questo mi porta a riflettere da una parte sull’importanza appunto di fare rete e, dall’altra, sul ruolo centrale della cultura, dei libri, non solo per interpretare la società ma anche per promuoverne il cambiamento. Siete d’accordo?
Siamo certamente d’accordo con quanto dici. Fare rete è uno dei nostri obiettivi principali e, sia sui social che nelle conoscenze dirette, abbiamo trovato tantissima collaborazione e voglia di condividere esperienze e visioni. Solo insieme si può creare un cambiamento, anche confrontandosi sulle diversità.
Uno dei nostri motti preferiti è quello di Gloria Steinem, “It’s a radical act to publish women’s writing, and an equally radical act to keep it in print”. In questa frase ci riconosciamo: l’importanza di conoscere e integrare la visione dell’altra metà della terra è un vantaggio per tutti, uomini e donne che siano. Promuovere il talento, dare uno spazio di visibilità commerciale e, soprattutto, mantenerlo in vita o riproporlo in veste moderna è il nostro modo di intervenire nella società attivamente e politicamente. Inoltre le presentazioni che organizziamo cercano, proprio come hai notato anche tu, di coinvolgere le librerie del territorio e anche le professioniste che ci lavorano, in vari campi. Nell’ultima presentazione, per esempio, che abbiamo fatto a Firenze con l’autrice Chiara Castello, siamo state ospitate da Secret Garden, un b&b nel centro di Firenze gestito da Lucrezia, con un piccolo, delizioso, giardino, che ha fatto da cornice alla chiacchierata sul libro.
Con Chiara Castello, a Firenze |
Quattro collane specifiche, ognuna con un progetto ben delineato. Come vengono selezionati i testi da pubblicare, quali caratteristiche devono avere per entrare nel catalogo le plurali?
I testi da pubblicare sono frutto di una ricerca approfondita, soprattutto per le collane Radici e Sagge. Le bussole rispondono alla domanda “che guida potrebbe servire ad una donna di oggi?”, mentre Cantastorie è la nostra collana di narrativa contemporanea che spazia dal racconto storico a narrazioni distopiche e antispeciste. Le caratteristiche che ci colpiscono sono principalmente queste: una scrittura originale, un tema che non sia scontato e che racconti parti di un universo di esperienze diverse che le donne attraversano, personagge interessanti, controverse e non stereotipate. Ci occupiamo della selezione con grande attenzione. Per quanto riguarda i manoscritti inediti, dopo una prima lettura dei form che ci arrivano, Clara decide in quali casi richiedere il testo integrale e, se lo trova interessante, propone il testo anche alle altre tre. Il romanzo passa quindi sotto le forche caudine della lettura collettiva e si decide insieme. La democrazia vige in tutti i sensi! Questo vale anche per la narrativa straniera, in quanto Beatrice si occupa di setacciare testi non ancora tradotti in italiano e, con lo stesso procedimento, li propone alle altre tre.
Inclusività e femminismo intersezionale sono oggi tematiche particolarmente urgenti e sentite: come si traducono nel vostro lavoro?
Personalmente e professionalmente ci riconosciamo nel femminismo intersezionale e intergenerazionale, che tiene conto della complessità delle differenze e della loro interpretazione e valorizzazione. Nel mondo ci sono circa 3,64 miliardi di donne, come possiamo pensare che le loro storie siano tutte uguali?
La nostra idea è proprio quella di raccontare il modo diverso in cui le donne sperimentano il fatto di essere donne, che si interseca con altre identità in cui ci riconosciamo. Questa complessità è un puzzle che piano piano vorremmo cercare di mettere insieme con i nostri libri.
Potete indicarci tre titoli particolarmente significativi del vostro catalogo da cui il lettore potrebbe partire per conoscervi?
Girls will be girls, la prima delle nostre Sagge, è un libro a metà tra saggio e autobiografia, che con un tono brillante e ironico affronta temi cruciali come i ruoli familiari, l’educazione, la sessualità, il rapporto con il corpo, la cultura, il mondo del lavoro, la pornografia, l’intersessualità, il linguaggio. Lady cinema è la prima della nostre guide tascabili. Ci insegna come indossare delle lenti femministe per guardare film con più consapevolezza. Muoviamo le montagne è un’utopia di Charlotte Perkins Gilman, del 1911. Un’utopia femminista, prospetta una società nuova dove le donne hanno preso le redini, riorganizzando la divisione del lavoro, la cura ed educazione dei figli, le produzione e distribuzione del cibo, la logistica delle merci e delle persone e molto altro.
Dedicando il progetto alla letteratura e saggistica femminile vi sarete scontrate con stereotipi e pregiudizi, del passato ma anche del panorama culturale contemporaneo: secondo la vostra esperienza com’è cambiata la percezione delle autrici da parte dei lettori e della critica? Quali sono oggi le urgenze da affrontare da un punto di vista editoriale?
Non è facile riassumere, in poche righe, la nascita della figura professionale dell’“autrice” e, con la sua nascita, anche gli stereotipi che incontra. L’autrice, come la lettrice, ha subìto una vera e propria denigrazione a tutto tondo, dall’epoca del Rinascimento ai primi del Novecento. Ora, ovviamente, le cose sono cambiate, ma anche solo la sottolineatura dell’esistenza di una “letteratura di genere” o una “letteratura femminile” denota che nelle aule accademiche, come anche universitarie, ancora oggi ci si debba iscrivere a corsi specifici per studiare e conoscere il patrimonio letterario delle donne. Nel momento in cui la distinzione non servirà più, potremo dirci soddisfatte. Per ora, riteniamo che il posto dedicato alle donne in editoria sia ancora troppo ristretto, standardizzato e stereotipato. I nostri libri sono scritti da donne ma sono per tutt*, perché uno dei luoghi comuni che dobbiamo scardinare è che le donne le leggono le donne e gli uomini li leggono tutti.
Potete darci qualche anticipazione sulle prossime uscite?
Possiamo dirti che il due febbraio esce la nostra seconda bussola, Ben venga il piacere, della sessuologa Giorgia Fasoli. Una guida tascabile che sfata dei miti intorno alla sessualità femminile trattando tanti temi dall’anatomia del nostro corpo al funzionamento del piacere, dalla masturbazione ai sex toys e alla menopausa. A fine aprile pubblicheremo la nostra seconda saggia, Felicemente seduta. È un testo autobiografico di Rebekah Taussig, una professoressa universitaria americana con disabilità, che con il suo racconto brillante vuole sfidare il nostro punto di vista abilista. A maggio sarà invece la volta di un romanzo biografico sulla vita di un’importante scrittrice del Novecento. E poi…
Intervista a cura di Debora Lambruschini
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