Arianna
di Jennifer Saint
Sonzogno, febbraio 2022
Traduzione di Ginevra Lamberti
pp. 368
€18,00 (cartaceo)
€9,99 (ebook)
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«So che la vita umana brilla più luminosa perché non è altro che una candela scintillante contro un’eternità di buio, che può estinguersi per la più tenue delle brezze.» (p. 216)
Non è un segreto che la mitologia classica sia uno dei pilastri della tradizione culturale occidentale. Da qui derivano tanti schemi di pensiero riconoscibili e socialmente condivisi, da qui viaggiano fino al presente alcune schegge di storia che nel loro insieme plasmano la nostra cultura. Ma oggi più che mai intravediamo nella nostra tradizione culturale il grande deficit di una letteratura classica scritta dagli uomini, per gli uomini. Il passato non si cambia: dalle ceneri della mitologia classica non emergeranno protagoniste leggendarie. E allora quello che possiamo fare è confrontarci con il materiale che abbiamo, prendere per mano le donne presenti e accompagnarle verso una nuova fama, inedita, rielaborata. È quello che sta accadendo in molte opere della letteratura volte a ricostruire i miti classici dal punto di vista femminile, ed è ciò che fa in modo eccellente Jennifer Saint, autrice di una meravigliosa rielaborazione del mito di Arianna.
La storia di Arianna, famosa figura della mitologia greca, è nota pressoché a tutti. Principessa di Creta, figlia di Minosse e Pasifae, cresce nell’ombra della vergogna che aleggia sulla sua famiglia a causa del Minotauro, essere mostruoso partorito da Pasifae in seguito a una punizione di Poseidone. Il dio del mare, volendo punire Minosse per un inganno, aveva infatti indotto Pasifae alla follia portandola a consumare un rapporto con un toro, da cui nacque appunto il Minotauro.
Ogni anno sette ragazze e sette ragazzi vengono inviati da Atene per essere dati in pasto al Minotauro. Fra questi un giorno arriva Teseo, principe di Atene, di cui Arianna si innamora al primo sguardo. Decisa a fare qualsiasi cosa per interrompere l’orribile tradizione e salvare il suo amore, Arianna aiuta Teseo a sconfiggere il Minotauro e uscire dal labirinto insieme agli altri prigionieri, anche con la complicità della sorella minore Fedra. La notte stessa Arianna salpa insieme a Teseo per tornare ad Atene insieme a lui e diventarne la legittima sposa, ma dopo la sosta notturna nell’isola di Nasso si accorge di essere stata abbandonata. In seguito diventerà la sposa di Dioniso, dal quale avrà diversi figli. Fedra, invece, diventerà regina di Atene in quanto verrà data in sposa proprio a Teseo, ma è di suo figlio Ippolito che si innamorerà perdutamente, senza alcuna speranza di essere ricambiata.
Quando si conoscono gli sviluppi di una storia, costruire una narrazione avvincente diventa ancora più complicato. Ma non per Jennifer Saint, che scioglie uno dopo l’altro i fili del racconto con una penna raffinata che va dritta al cuore delle cose. L’autrice ci porta a sperare, contro ogni razionalità, che la storia avrà una conclusione diversa da quella che conosciamo: fino all’ultimo speriamo che Teseo non scappi da Nasso, che Arianna non si lasci ingannare, che Fedra non impazzisca per Ippolito. E quando queste cose succedono viviamo lo sgomento e il dolore che pervadono sempre e solo le donne, pedine di una storia più grande nelle mani degli uomini.
La reazione di una donna a un’esistenza arrendevole, subordinata a un uomo, è ben rappresentata dalle due figure opposte di Arianna e Fedra. Tutt’altro che marginale, la figura di Fedra racconta la parabola di una donna intraprendente e scintillante di vita, il cui entusiasmo infantile viene messo a dura prova. La conosciamo quando è una bambina dall’anima levigata pronta a rischiare il peggio per aiutare sua sorella, e la seguiamo fin quando perde ogni sua difesa e si lascia avvelenare dalla disperazione di non riuscire a trovare una via d’uscita dalla sua situazione. Arianna, di indole riservata e bonaria, ha una maggiore inclinazione alle regole e non si lascia incattivire dalla vita, nonostante le umiliazioni subite. Vuole credere che l’unione con Dioniso e la quieta esistenza a Nasso che lui le assicura siano il suo riscatto personale, e abbraccia la maternità come il più prezioso dei doni, capace di lavare via le sofferenze. Dolce e mite, ma sempre fedele a sé stessa, Arianna ha sviluppato una sensibilità profonda velata di dignitosa malinconia. Sa che la vita delle donne è una lunga battaglia in cui si annaspa nel mare di catene imposte dagli uomini, ma difende l’incredibile forza che nasce dalla solidarietà delle donne nel mondo:
«Chi sapeva quante donne, proprio in quel momento, stavano cercando di combattere come stavo facendo anch’io? […] Vidi le donne del mondo […] e, quando feci forza su mani e piedi, sentii che crescevamo in sincrono l’una con l’altra. Come una vasta costellazione di stelle che punteggiavano il cielo notturno, sentivo che nel nostro lottare insieme ognuna portava una nuova scintilla di luce nell’universo.» (p. 216)
È questo il messaggio che “Arianna” ci lascia. Le donne vengono messe a tacere perché se ne teme la forza, quella forza che nasce non solo dal potere di dare la vita, che pure nessun uomo potrà mai rubare. Quella delle donne è l’energia del dolore che ferisce ma insegna, lasciando in dono una lente di ingrandimento per sollevare lo strato superficiale delle cose e guardarne la vera natura. Non sempre quello che vi vediamo fa bene. Tante volte è terribile. Ma è così che le donne sono arrivate a custodire i segreti del mondo e a sopportarne il peso sulle spalle. Restituire la vita alle eroine della letteratura non è altro che un modo di ricostruire questo percorso, ritrovando lungo le storie spezzate le parole non dette.
Alessia Martoni
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