Cara Rose Gold
di Stephanie Wrobel
Fazi Editore, novembre 2021
Traduzione di Donatella Rizzati
pp. 360
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Per i primi 18 anni della sua vita Rose Gold ha creduto di essere malata, gravemente malata. Le sono stati rasati i capelli, non ha mangiato quasi nulla, ha portato un sondino gastrico e a volte per deambulare si è servita di una sedia a rotelle. Non ha avuto amici, non ha avuto una vita normale, non ha praticamente vissuto. La piccola comunità di Deadwick, nella più profonda provincia americana, è stata vicina a lei e alla sua sfortunata madre Patty Watts. Fino a che non si è scoperta la peggiore delle verità, la ragazza non era malata, era la madre ad avvelenarla e ad indurla a credere di essere gravemente malata, per poterla tenere "al sicuro".
Patty, la madre, viene incarcerata e sconta i suoi cinque anni. Poi viene rilasciata. Ad accoglierla c’è proprio sua figlia Rose Gold. Perché lo fa? Perché ne è ancora profondamente soggiogata? Niente affatto, lo fa per vendetta.
Diviso tra le due voci, con il punto di vista di Rose Gold che si alterna a quello della madre Patty, ci si ritrova come catturati nella tela di un ragno, fatta di bugie, falsità, verità verosimili, inganni, sensazioni e paure, a cui il lettore non può sfuggire in alcun modo, calandosi in questo thriller psicologico, finemente costruito, pagina dopo pagina.
Ma a nessuno interessavano le qualità salvifiche di una persona che abusava dei bambini. Stavo cominciando a capire che le persone avevano bisogno di classificarsi a vicenda: buoni o cattivi. Nessuno spazio per le vie di mezzo, anche se è quello il luogo al quale apparteniamo quasi tutti. P.74
La vicenda è ulteriormente alimentata da continui balzi in avanti e indietro, che riportano la storia al punto di partenza, poi invertono le parti, infine fanno dei salti in avanti; e in questo movimento che non fa che condurci verso l'abisso, le personalità delle due donne trovano forza e respiro e soprattutto alimentando i loro ricordi accrescendo, in chi li legge, la sensazione di una fortissima co-dipendenza, da cui non è facile liberarsi.
Un esordio potentissimo, che sfugge a tutte le regole del classico rapporto conflittuale madre-figlia, perché il vero conflitto che le due protagoniste mettono in scena è quello con se stesse e con la propria dualità. La parte peggiore delle due ha sempre la meglio e i pochi momenti di affetto e tenerezza, presenti nelle loro vite, sono sempre funestati dal loro mondo interiore disturbato e disturbante. Anche il mondo che gira intorno a loro è incapace di vedere realmente la distonia che le lega, tra padri che abbandonano, amiche egoiste e medici conniventi.
L'avvelenamento ha provocato in Rose Gold un segno evidente, rovinandole non solo la vita ma anche la capacità di sorridere e di essere felici, l'autrice sottolinea questo stato d'animo rendendolo visibile, palpabile, nei denti marci che la ragazza è costretta a nascondere.
Quando smetterà di nascondersi? Quando troverà la forza di interrompere il rapporto malato con la sua genitrice e finalmente si prenderà le sue rivincite - sempre in un modo estremo - iniziando a vivere senza rimpianti, lasciando indietro quello che era e reinventandosi per quella che è diventata. E non per forza sarà una persona migliore.
Samantha Viva
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