La possessione di Mr Cave
di Matt Haig
traduzione di Paola Novarese
edizioni e/o, 2022
pp. 259
€ 18 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)
«E quale sarebbe la tua soluzione? Avvolgerla nella bambagia e non staccarle più gli occhi di dosso?». Cercò di calmarsi. «Ascolta, devi semplicemente permetterle di trovare la sua strada. Devi soltanto permetterle di… essere». (p. 180)
C’è un piccolo problema con questo libro, va premesso, e sta
nel fatto che l’edizione inglese originale risale al 2008 mentre la versione
italiana, portata alle stampe come quasi tutti i libri di Matt Haig da e/o, è
uscita quest’anno. E questo dopo la pubblicazione del romanzo più famoso dell’autore
di Sheffield, Come fermare il tempo, edito nel 2017 e tradotto nel
2018. È innegabile, leggendo i due testi, che lo stile – la voce – di Haig sia
molto cambiata fra il 2008 e il 2017, e leggere i due romanzi nell’ordine
inverso può fare uno strano effetto. Se non ci si facesse caso – ma a questo
serve la nota in quarta di copertina «Uno dei primi romanzi (2008) che hanno
reso famoso il grande scrittore inglese» – si potrebbe pensare a un “passo
indietro” in termini di livello letterario.
Tanto premesso, il romanzo di Haig è una delle storie più
nere che si possano trovare in circolazione, complice forse il periodo della
vita dell’autore in cui è stato scritto. Haig, infatti, non nasconde (basti
leggere i suoi testi di non narrativa, che abbiamo recensito sempre qui su
CriticaLetteraria: Vita su un pianeta nervoso, Ragioni per continuare a vivere e Parole di conforto) di aver sofferto di depressione e di essere uscito da questo
tunnel nero dopo anni di lotte. Per ispirazione questo romanzo ricorda quelli
di Patrick McGrath in quanto gli elementi fondamentali sono il lutto di un
figlio, l’incapacità di elaborare questo lutto e la conseguente ossessione del
protagonista (che si rivela quasi un antagonista) verso la
figlia. Terence Cave, infatti, uomo dalla forte etica puritana e dalle maniere
aristocratiche, appassionato di antiquariato e amante delle letture classiche,
si trova a fare i conti con il passaggio all’adolescenza della figlia Bryony
dopo la morte del gemello Reuben. In un mondo normale che non contempli questo
lutto, il genitore avrebbe forse affrontato queste nuove dinamiche in maniera
sì autoritaria ma senza cedere al patologico. Date le premesse, invece, la sua
diventa un’ossessione vera e propria che lo spinge a perseguitare la figlia al
punto da isolarla da qualsiasi altra compagnia, creando un clima familiare teso
e inquietante. È affascinante seguire l’evolversi della trama, sprofondare
nella mente di Terence e perdersi fra i labirinti dei suoi
ragionamenti annebbiati dalla perversione. Haig è bravissimo a renderci partecipi
dei processi che avvengono nel protagonista e, pur non riuscendo quasi mai a
empatizzare con lui, non si può fare a meno di proseguire nella lettura per vedere come andrà a finire.
C’è da dire che il libro si prende i propri tempi. Fra
flashback, viaggi mentali, elucubrazioni, la trama fatica un poco a decollare.
Se si arriva alla fine, come anticipato, è solo per la bravura dell’autore. Per
inciso, questo non accade nel suo romanzo più recente, Come fermare il tempo,
nel quale invece non si notano tempi morti. In ogni caso questo è un esempio di
come un libro avrebbe potuto funzionare meglio se fosse stato limato anche solo
di un 15%.
Nel complesso dunque La possessione di Mr Cave è un
romanzo che riesce bene nel proprio intento pur con qualche momento di defaillance.
David Valentini
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