Possono l'autoaffermazione e il successo tamponare le ferite della propria vita privata? I cento anni di Violeta, la nuova protagonista di Isabel Allende




Violeta
di Isabel Allende
Feltrinelli, febbraio 2022

Traduzione di Elena Liverani

pp. 368
€ 20 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)

Leggere un romanzo di Isabel Allende ha sempre dell'incredibile, perché dopo oltre trecento pagine di narrazione si ha l'impressione di essere entrati in un mondo pieno di avvenimenti, di vita e di Storia, e di aver attraversato almeno cinque o sei romanzi. I cento anni della protagonista Violeta sono una cavalcata a perdifiato dagli anni Venti del Novecento fino al nostro presente; le soste sono sempre e solo quelle volute dalla narratrice interna, che sa bene come tenere desta l'attenzione dei suoi lettori. Se alcuni anni della sua vita sono rallentati e segnati da narrazioni minuziose (quasi fossero piccoli romanzi nel macro-romanzo), altri periodi corrono velocissimi, in riassunti di poche righe o qualche pagina. 

Unica figlia dopo cinque maschi, Violeta, con la sua nascita nel 1920, segna una svolta nella famiglia di María Garcia e di Arsenio del Valle. Intanto anche in Sudamerica arriva la minaccia dell'influenza spagnola, e la famiglia di Violeta fa di tutto per prepararsi alla pandemia, anche grazie alla curiosità del padre di famiglia Arsenio, che da sempre legge notizie dal mondo per prepararsi a quello che verrà. Questa sua sete di informazione non basta però a impedirgli una serie di investimenti sbagliati: è l'inizio della Grande depressione, e le finanze di famiglia finiscono in niente. È l'inizio della fine per la fortuna dei del Valle, ma Violeta non ha ereditato la debolezza paterna, né lo ha fatto il fratello a lei più legato, José Antonio, che prende le redini della situazione, si rimbocca le maniche e intraprende una nuova carriera. Certo, la famiglia deve trasferirsi a vivere altrove, non potendosi più permettere il benessere di prima, ma il cosiddetto “esilio” in un posto sperduto vicino a Nahuel si trasforma in una nuova occasione di vita. Una vita che prevede fatica, certo, anche per la viziatissima Violeta, a malapena domata dalla splendida e carismatica istitutrice irlandese Miss Taylor. Ma anche una vita piena di nuovi parenti, consanguinei e acquisiti, che aiutano la famiglia del Valle ad ambientarsi e a poi a ricominciare daccapo. 

Viaggi a cavallo, incontri con una guaritrice dall'età indefinibile, una scuola ambulante, freddo invernale e caldo torrido in estate: l'adolescenza di Violeta in campagna le insegna a rivedere le sue priorità e anche a godere di una libertà che prima le era poco nota. Accanto ha sempre la famiglia Rivas, che ha accolto a braccia aperta i del Valle, e in particolare Apolonio Toro, detto "Torito", un ragazzone con qualche tara genetica, difensore di Violeta in più situazioni. 

Non è però la campagna il destino di Violeta: per lei la sorte ha in vista grandi cambiamenti, che porteranno la ragazza a scoprire l'amore e il sesso un po' timidamente con il primo marito, fino a diventare schiava della passione, suo malgrado, quando conosce quello che le ruba il cuore:

«Un giorno cadde dal cielo nella mia vita, preceduto da quella fama di guerriero; ma anche senza un tale passato avventuroso mi avrebbe impressionato comunque in modo indelebile. Era proprio l'eroe dei romanzi» (p. 138).

Da lui, Violeta dipenderà psicologicamente e fisicamente per anni. Benché il legame con quest'uomo (di cui non vi faccio il nome per non farvi spoiler) non sia l'unico amore di Violeta, è certamente il più soverchiante: la protagonista è coscia di essere ossessionata dalla passione e spesso accetta violenze e maltrattamenti pur di restargli accanto. E qui Isabel Allende mette in scena una passione torbida, malata, una dipendenza fisica tanto quanto psicologica, come già è accaduto in altre sue opere. Quando ormai Violeta non conta neanche più i tradimenti subiti, il destino prepara nuovi colpi di scena che modificheranno le relazioni della protagonista. Più volte nel corso della sua età adulta e della maturità la donna decide di abbandonare l'idea di essere moglie e amante, per essere subito dopo smentita da incontri e svolte imprevedibili. Il Leitmotiv di queste relazioni, semmai, è conoscere progressivamente se stessa, per affrancarsi dalla dipendenza dal padre dei suoi figli e ritrovare la tanto sospirata libertà in coppia.

Mentre Violeta compie il suo percorso accidentato di madre di due figli, intraprende un più appagante cammino di autoaffermazione nel mondo del lavoro, garantendosi sempre una notevole indipendenza economica, grazie alla fiducia che il fratello Juan Antonio ha sempre riposto in lei. Può il successo personale tamponare le ferite della propria vita privata? 

Difficile a dirsi, specialmente quando la storia imperversa, la dittatura porta alla progressiva riduzione delle libertà personali e ombre lunghe e scure si gettano sulle persone che gravitano attorno a Violeta. La macabra realtà dei desaparecidos, i tantissimi casi di violenza domestica taciuti, le campagne per l'affermazione dei diritti portano una Violeta ormai ultrasessantenne a uscire sempre di più dalla sfera degli interessi personali per guardarsi attorno ed entrare come parte attiva nella storia del suo paese.

Come in altre opere di Isabel Allende, tra cui in particolare cito il recente Lungo petalo di mare, la protagonista femminile, pur con tutte le sue peculiarità e le proprie debolezze, è maestra nel reagire alle avversità. Per quanto possa essere provata, non pensa mai di arrendersi, tant'è che costruisce una propria epopea, di cui è protagonista assoluta. 

GMGhioni