La moglie di Martin Guerre
di Janet Lewis
traduzione di Eva Allione
Racconti, 2022
pp. 128
€ 13 (cartaceo)
«In Bretagna» le disse lui, «ho sentito una storia strana, di un uomo che era anche lupo, e di uomini dentro il cui corpo abitava l’anima di un altro. Ma è risaputo anche che alcuni dei santi in principio erano grandi peccatori. Che ne sarebbe di noi se non potessimo rinnegare il male e scegliere il bene?» (p. 49)
Dalla postfazione di Kevin Haworth leggiamo che Janet Lewis ricevette in dono dal marito un vecchio libro di diritto. La Lewis, già autrice di un romanzo storico, rimase colpita dalla storia di Bertrande de Rols che, nel 1539, andò in sposa a Martin Guerre a soli undici anni. Tempo dopo l’uomo partì, sebbene sarebbe meglio affermare che sparì per circa otto anni. Al ritorno la donna fece fatica a riconoscerlo e rimase col dubbio che fosse veramente lui il ragazzo che aveva sposato e di cui, nel tempo, si era innamorata.
Vediamo che Janet Lewis, nel suo romanzo breve, ricalca fedelmente gli avvenimenti storici. Se dal punto di vista della trama dunque non c’è molto a livello di invenzione letteraria, è da quello delle riflessioni che La moglie di Martin Guerre rivela il suo potenziale. È il dubbio al centro del palcoscenico: in maniera sotterranea, osserviamo come il seme germogli e si trasformi in una pianta per poi farsi albero e spargere, a propria volta, altri semi. Il dubbio rode Bertrande, le impedisce di dormire la notte e di svolgere i suoi lavori di giorno; il dubbio diventa il centro nevralgico della sua stessa esistenza. E questo dubbio, che coinvolge man mano anche gli altri personaggi, si insinua alla fine anche nella mente del lettore. È in questo momento che la tensione narrativa esplode: nel momento in cui nel lettore sorge lo stesso dubbio che sin dall’inizio ha assediato Bertrande, si diventa suoi complici e si passa dalla sua parte. A quel punto, che Bertrande sia pazza o meno, si è caduti nella trappola ordita da Janet Lewis e si vuole arrivare a scoprire la verità.
È curioso poi, quando si arriva alle ultime pagine, leggere come cambia la prospettiva. Il Martin Guerre che Bertrande conosceva era un ragazzo feroce e impietoso, quello che ha ritrovato dopo otto anni un uomo premuroso e gentile, anche se un possibile impostore. Sarebbe disposta Bertrande a rinunciare a un uomo così, benvoluto da tutti e caritatevole, solo per scoprire la verità? Il dubbio, quello che inizialmente riguardava l’identità di Martin Guerre, diviene ora qualcosa di etico, quasi esistenziale: vivere felici ma nella menzogna o infelici ma nella verità?
La moglie di Martin Guerre è in conclusione un romanzo breve che sa muovere nel lettore le domande giuste e al contempo intrattenerlo con una storia tesa e in grado di incuriosire.
Vediamo che Janet Lewis, nel suo romanzo breve, ricalca fedelmente gli avvenimenti storici. Se dal punto di vista della trama dunque non c’è molto a livello di invenzione letteraria, è da quello delle riflessioni che La moglie di Martin Guerre rivela il suo potenziale. È il dubbio al centro del palcoscenico: in maniera sotterranea, osserviamo come il seme germogli e si trasformi in una pianta per poi farsi albero e spargere, a propria volta, altri semi. Il dubbio rode Bertrande, le impedisce di dormire la notte e di svolgere i suoi lavori di giorno; il dubbio diventa il centro nevralgico della sua stessa esistenza. E questo dubbio, che coinvolge man mano anche gli altri personaggi, si insinua alla fine anche nella mente del lettore. È in questo momento che la tensione narrativa esplode: nel momento in cui nel lettore sorge lo stesso dubbio che sin dall’inizio ha assediato Bertrande, si diventa suoi complici e si passa dalla sua parte. A quel punto, che Bertrande sia pazza o meno, si è caduti nella trappola ordita da Janet Lewis e si vuole arrivare a scoprire la verità.
È curioso poi, quando si arriva alle ultime pagine, leggere come cambia la prospettiva. Il Martin Guerre che Bertrande conosceva era un ragazzo feroce e impietoso, quello che ha ritrovato dopo otto anni un uomo premuroso e gentile, anche se un possibile impostore. Sarebbe disposta Bertrande a rinunciare a un uomo così, benvoluto da tutti e caritatevole, solo per scoprire la verità? Il dubbio, quello che inizialmente riguardava l’identità di Martin Guerre, diviene ora qualcosa di etico, quasi esistenziale: vivere felici ma nella menzogna o infelici ma nella verità?
La moglie di Martin Guerre è in conclusione un romanzo breve che sa muovere nel lettore le domande giuste e al contempo intrattenerlo con una storia tesa e in grado di incuriosire.
David Valentini