La cinquina di Lucìa. In "Marx e i miei mariti" Lourdes De Armas ci racconta trent'anni di storia cubana, tra mito e disillusione

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Marx e i miei mariti
di Lourdes De Armas
Pessime Idee, 2021

Traduzione di Laura Mariottini e Alessandro Oricchio

pp. 173
€ 18,00 (cartaceo)
€ 3,99 (ebook)


Secondo il marxismo niente è statico. I movimenti sono ascendenti e spiraliformi. Sono marxista e difendo questa teoria con tutta me stessa (p. 91)
Così a un certo punto del romanzo dice la protagonista, Maggy, che di primo nome fa Lucìa, come impareremo più avanti. Lucìa dimostrerà, nel corso della sua vita, che davvero nulla è statico, che tutto cambia con mosse ascendenti e spiraliformi. Anche i principi stessi, le solide convinzioni, le teorie inculcate fin dall'infanzia possono mutare nel tempo e a seconda delle condizioni che ti propone la vita. Anche a Cuba, culla del marxismo... ben oltre i limiti del marxismo stesso.
Lourdes De Armas, in questo romanzo, propone un'operazione singolare: mettere in parallelo la visione marxista della società e i comportamenti umani, incarnati dagli uomini di Maggy-Lucìa, la protagonista. Un fidanzato, Jose, e quattro mariti, Ernesto, Javier, Freddy e Carlos. 

Il libro si apre con la storia d'amore tra Maggy e Jose, una passione intensa, vissuta con la gioia della gioventù, che, però, volgerà ben presto alla fine. Jose fa parte delle famiglie un tempo benestanti che il governo Castro ha poi espropriato di tutti i beni. Una ferita che non si è mai rimarginata, tanto da spingere questa parte di popolazione a fare di tutto per andarsene da Cuba. Con le ben note conseguenze: considerati traditori e infami, uomini e donne con il visto d'uscita venivano considerati scorie della società, picchiati, derisi e dimenticati. Jose è uno di loro e ben presto troverà il modo di lasciare il Paese. Le successive 170 pagine del romanzo vedranno alternarsi quattro mariti nella vita di Maggy, ognuno con la sua storia, ognuno con le proprie convinzioni politiche, ognuno con un suo modo specifico di stare in società e di vivere la storia di Cuba. Accompagnandosi, per più o meno tempo, a questi uomini anche Maggy cambierà, plasmerà le proprie convinzioni, si farà donna adulta e formerà la propria personalità con un'opera di sottrazione e diversificazione rispetto agli uomini a cui si accompagna. Il tutto, seguendo passo passo la storia di Cuba: ogni matrimonio rispecchia un periodo cubano diverso dal precedente e dal successivo, finestre storiche che determinano o comunque in parte giustificano i comportamenti dei cubani
Jose è il figlio della famiglia bene, ridotto alla stessa povertà dei suoi conterranei dal governo castrista e quindi quanto di più lontano dall'anticapitalismo si possa immaginare: per Maggy rappresenta l'innamoramento giovanile e il brivido del proibito, vedi il festeggiamento del Natale, che nessuno deve sapere perché "è un atto piccolo-borghese, molto malvisto in una società capitalista" (p. 25).
Con l'allontanamento di Jose, vissuto come un tradimento, per Maggy è tempo di diventare adulta e buona cittadina, fedele alla linea di chi invece sull'isola sceglie di rimanere. Decide così di sposare Ernesto, il suo insegnante di marxismo, che la chiamerà sempre e soltanto Lucìa (troppo americano quel Maggy...). Quanto di più ortodosso si posa pensare. L'ortodossia, soprattutto se di facciata, non mette però al riparo dalle debolezze umane e ben presto anche il primo matrimonio va in archivio. Nel frattempo Lucìa approfondisce la conoscenza della teoria marxista:
Mi attrae l'uguaglianza, non sopporto la discriminazione. Su questo concordo con il segretario del Partito. In realtà il marxismo non è così odioso come pensavo.
Niente di più facile quindi che mettersi con Javier, pilota da combattimento, bene integrato nell'establishment, finché un banale incidente lo relega a un'attività di secondo piano, scatenando in lui desiderio di rivincita. Che sfogherà, da membro del ministero dell'Interno, su tutti coloro che, in qualsiasi modo, protesteranno contro il regime. Mentre Lucìa, seguendo una parabola divergente, si sentirà vicina a chi si ribella
Poi toccherà a Freddy, commerciante (leggasi mercato nero e piccoli traffici illeciti per sopravvivere in un'epoca di assoluta ristrettezza), dai vestiti sgargianti e dai modi affabili, manipolatore e  e infine arriverà Carlos, tutto intento a promuovere se stesso, a vivere della sua attività di ambulante, pronto a far commerci laddove se ne palesi la possibilità e tutto proteso al sogno di lasciare il Paese, come il suo amico che vive in Messico.
Ma la verità è sempre relativa...
Ora, la fermezza con cui si pronunciò la frase "I principi non sono negoziabili" (...), inizia a vacillare.
E mentre dalla vita di Lucìa spariscono i mariti, entrano contemporaneamente altre convinzioni, le domande su Dio, l'accoglimento dei cambiamenti, la consapevolezza di se stessa e la piena e grata accettazione del proprio essere diventata donna e adulta. Con un cuore, un cervello, un corpo e un destino.
"Marx e i miei mariti", che nel titolo richiama "Dona Flor y sus dos maridos" del brasiliano Jorge Amado, è un romanzo ironico e, a suo modo dissacrante. Attraverso gli occhi di Lucìa assistiamo ai cambiamenti della società cubana. Cuba, in queste pagine, non è l'isola del divertimento, del sole, del mare, della musica, del rum come nella più usata letteratura "turistica". Non c'è traccia di questi facili riferimenti, quella raccontata è la Cuba reale, vista da chi ci vive e ci lavora, vissuta e rappresentata da chi deve sbarcare il lunario e vede attorno a sé il disintegrarsi di un mito e i diversi modi di far fronte a questa decomposizione: chi fugge (dall'esodo di Camarioca a quello di Mariel fino ai balseros, coloro che provano a raggiungere Miami con zattere o mezzi di fortuna) e chi si arrabatta, chi si rivolge alla santeria e chi invece si rifugia nell'ortodossia. Il tutto è raccontato in prima persona, in uno strano presente storico che non dà profondità temporale al vissuto (il testo è sempre al presente, in qualsiasi epoca avvenga il racconto). Avviene tutto in presa diretta, come in un film, e chi legge viene catapultato direttamente nel tempo e nel luogo, mentre l'io compulsivo del testo avvolge il lettore con un sottile velo d'inquietudine. Non è un romanzo semplice, può non prendere di primo acchito, ma offre una stratigrafia di stimoli e simboli storici interessante da analizzare.

Sabrina Miglio