Rientrare a Bratislava non è mai privo di implicazioni, né un cammino indolore. Quando Katarína torna a calpestare la neve nel suo quartiere, è quasi Natale, e tra poco stringerà ancora il padre, la madre, i parenti e le sue vecchie amiche, tra cui in particolare Viera. Lei ha avuto il coraggio di lasciare il suo Paese e di andare in Italia, dove portare avanti i suoi studi e far valere il suo italiano, perfezionato all'università. Quel che nessuno sa è che Katarína è lì da sola e suo marito Eugen non la raggiungerà per una ragione, difficilissima da ammettere e, ancor più, da raccontare.
Eppure, la sua storia non è sempre stata così, e sono tanti i flashback che ripercorrono il primo incontro, la passione iniziale, il matrimonio a sorpresa e il viaggio di nozze alle terme («“Voglio ricordami tutto”, gli aveva sussurrato lei nell'orecchio. “Io voglio te”, aveva risposto lui», p. 67). Poi però sono arrivate le prime difficoltà, mescolate alla velenosa presa di coscienza che due mondi troppo diversi possono generare tanta distanza. Tanta distanza ha messo anche la sorella di Katarína, Dora, che da anni vive oltreoceano e si fa sentire a malapena. E tanta distanza hanno sempre tenuto i genitori di Katarína con i figli, in un andirivieni di aspettative negate e frustrazioni affogate in bottiglie di vino.
D'altra parte, anche scegliere di andarsene e di ricominciare all'estero non è semplice: ce lo racconta Viera, ripercorrendo la sua vita in Italia, da quando nel 2003 è partita per Verona, per studiare filologia romanza e scrivere la tesi di laurea, fino al presente. Viera si è invaghita di una sua professoressa, giovane e avvenente, ma soprattutto - viene da pensare, leggendo tra le righe - modello perfetto di ciò che si può diventare in accademia, con impegno e spirito di abnegazione. L'incontro è quello tra due culture diverse, tra due modi di vestire, di parlare, di guardare alle relazioni e al sesso.
La svolta per Katarína, che ha appena subito la violenta scoperta che l'ha costretta ad aprire gli occhi sul suo rapporto con Eugen, è la proposta di Viera di raggiungerla in Italia e passare con lei il Capodanno. Potrebbe mai essere questa l'occasione per abbandonare le delusioni e rifarsi una vita?
Tra passato e presente, tra Cecoslovacchia e quella che è ormai "solo" Slovacchia, tra slovacco e italiano, Divorzio di velluto è un romanzo d'esordio complesso nella sua apparente semplicità di trama, col suo stile scabro. Tanti sono i richiami interni, che permettono un'osmosi tra le esperienze delle protagoniste e la storia politica del loro paese. Katarína potrà mai affrontare un "divorzio di velluto", indolore quanto lo è stato - in apparenza - quello che ha dato origine alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia? Ogni divisione porta con sé uno strappo, è vero, ma i lembi slabbrati delle due parti conserveranno sempre qualcosa di ciò che è l'altro, e nel romanzo Jana Karšaiová non guarda agli esiti, ma al processo di separazione, tra colpi di scena, echi di ricordi, spinte alla rivendicazione, desideri per il futuro. Alla ricerca di un'identità individuale e linguistica da ricomporre, forse smarrendosi.
GMGhioni