Una storia editoriale ventennale: La Nuova Frontiera, casa editrice indipendente fondata nel 2002, si pose fin da principio con un'identità ben delineata, riuscendo poi ad ampliare il proprio sguardo e catalogo, oggi ricco di collane e autori importanti. Dall'area linguistica spagnola-portoghese-catalana, la casa editrice ha via via esplorato nuovi confini linguistici e geografici, con pubblicazioni per adulti, ragazzi e bambini, attenta agli sviluppi della società contemporanea e alle forme ibride. Un catalogo ricchissimo, cui spesso ci siamo dedicati. Debora Lambruschini ha fatto due chiacchiere con gli editori.
La Nuova Frontiera nasce nel 2002 con un’identità ben precisa, che si concentra sulla triade linguistica spagnolo-portoghese-catalano, per poi aprirsi, un decennio più tardi, ad altre esplorazioni linguistiche e letterarie: ci raccontate questo passaggio, che cosa ha comportato?
Una rinnovata curiosità! La scoperta, professionale, di nuove letterature, la ricerca di nuove zone letterarie da esplorare come fossimo agli inizi senza dimenticare quelle note e a cui torniamo come fossero casa. Dopo più di vent’anni ne sentivamo quasi l’esigenza, e a fine 2020 è nata anche la collana La frontiera selvaggia, con un occhio ai grandi spazi nordamaericani – e non solo – e che nel suo primo titolo ha quasi un manifesto: Una passeggiata d’inverno di Thoreau. Il grande tema degli prossimi anni sarà il rapporto che la specie umana ha con il pianeta che la ospita. La frontiera selvaggia accoglierà testi molto differenti tra loro, di fiction e non fiction, dalla diaristica alla saggistica al romanzo.
Ad oggi, le altre due uscite sono Un piede in paradiso di Ron Rash, che si chiude con tonnellate d’acqua che sommergono tutto, l’intera vallata e la verità riguardo alla scomparsa di un uomo, e Le stelle si spengono all’alba dell’autore ojibwe Richard Wagamese, nel quale le foreste canadesi fanno da sfondo alla riconciliazione di un padre e di un figlio, in un romanzo nel quale la natura resta l'unico rifugio in un Nordamerica in trasformazione tra il dilagare delle fabbriche e la guerra di Corea.
Come nasce il vostro progetto editoriale e chi sono le persone che compongono la squadra de La Nuova Frontiera?
Per rispondere a questa domanda ci piace sempre citare Valeria Luiselli, autrice importantissima nel nostro catalogo e a cui teniamo davvero tanto. In Archivio dei bambini perduti a un certo punto scrive: “Ho un caro amico il cui padre ha lavorato infelicemente in una grande azienda fino a settant’anni e aveva messo da parte abbastanza per avviare una sua attività, seguendo la sua vera passione. Aprì una casa editrice, La Nuova Frontiera, che realizzò migliaia di stupende carte nautiche, pensate su misura con cura e amore per le navi che solcavano il Mediterraneo. Ma sei mesi dopo aver aperto la sua attività, venne inventato il GPS”. Quelle carte esistono, ovunque in ufficio, alle pareti, negli armadi, inscatolate in magazzino. Ogni volta che si apre un cassetto, si rischia di trovare una mappa nautica delle Bocche di Bonifacio. Sono molto belle e ogni tanto ci capita ancora di regalarne qualcuna durante le fiere. È la coincidenza temporale con l’invenzione del GPS a non tornarci del tutto...
Più prosaicamente, l’editore Lorenzo Ribaldi, circa vent’anni fa, sente fortissima l’esigenza di ridare forza alla pubblicazione di autori e autrici latinoamericani e spagnoli ormai introvabili o mai pubblicati. Per restare metaforicamente in ambito nautico, erano usciti dai radar dell’editoria italiana scrittori come Mario Benedetti, Silvina Ocampo, Felisberto Hernández, Merce Rodoreda, o intellettuali come Juan José Saer, uno dei più importanti
scrittori argentini del Novecento (a qualsiasi essere umano sulla Terra consigliamo di leggere L’arcano).
In seguito, ai classici moderni della nostra collana Il Basilisco, si sono affiancate scoperte come Valeria Luiselli, Guadalupe Nettel, Sandra Cisneros, Nathalie Léger e da ultima Sara Mesa con il romanzo best-seller in Spagna Un amore, che hanno fatto di Liberamente una collana – per l’appunto libera da ogni “regola” di collana – dove pubblicare contemporanei che ci piacciono, di ogni area geografica e stile, che siano romanzi o testi che potremmo definire ibridi.
E altra colonna portante della casa editrice è La Nuova Frontiera Junior.
Abbiamo pubblicato libri di filosofia per bambini, albi illustrati, consolidato in dieci anni la fortunatissima collana dei Classici Illustrati, nella quale scrittrici e scrittori come Giulia Caminito, Nadia Terranova, Francesca Lazzarato, Paolo Di Paolo, Carola Susani e tanti altri hanno raccontato ai lettori più giovani miti, classici e leggende del pianeta, dall’Odissea ai miti dell’antico Egitto fino alla Divina Commedia, sempre affiancati da illustratori e
illustratrici come Irene Rinaldi, Andrea Rivola, Matteo Berton; abbiamo una collana di biografie di scrittori del ‘900 (e ne approfitto per ricordare il bel libro di Rossano Astremo e Giulia Rossi su Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre proprio a marzo 2022 il centenario della nascita); e infine una selezione di libri di narrativa per ragazzi che negli anni hanno anche vinto prestigiosi premi come lo Strega Ragazze e Ragazzi o il Premio Orbil.
La casa editrice nel tempo è cresciuta e oggi è composta da Lorenzo Ribaldi (direttore editoriale), Marta Corsi (editor del catalogo junior), Marta Silvetti (redazione e social media) Flavio Dionisi (grafica), Anna Krachmalnicoff (amministrazione) e Gianluca Cataldo (ufficio stampa).
Avete diverse collane e un progetto speciale, Beat, in collaborazione con altri editori: una scelta molto interessante, ci raccontate meglio questo progetto?
Il marchio Beat è nato del 2010 per dare risalto, nel settore delle edizioni economiche, anche a editori indipendenti, solitamente poco visibili se non assenti. Nel tempo si è evoluto pubblicando pure titoli originali. Caramelo, capolavoro dell’autrice chicana Sandra Cisneros, potete ad esempio trovarlo anche in edizione Beat.
Molti dei vostri titoli e autori sono diventati “casi editoriali” e in generale noto un rapporto molto appassionato da parte dei lettori nei confronti del vostro catalogo: che cosa distingue, nella vostra esperienza, un buon libro da un libro potenzialmente universale che diventi appunto un caso?
Già, oltre che passione, ci è capitato di vedere addirittura un grande trasporto emotivo nei confronti di alcune nostre autrici e libri (penso ad esempio a La figlia unica, che in effetti ti costringe a scoprire qualcosa di te e non è romanzo che lascia indenni). È una cosa molto bella, a prescindere dal fatto che quel titolo poi diventi o meno “un caso”.
Sul motivo per cui alle volte scatta qualcosa che trasforma la vita editoriale di un romanzo, non sapremmo bene cosa dire. Sappiamo quanto le librerie siano invase di novità, quanto la vita media di un libro a scaffale sia davvero breve, senza fine – ma in balia degli algoritmi – nei negozi online. Dando per scontata la bontà del libro, le variabili sono così tante (stampa, i fondamentali rapporti con i librai che non ci stancheremo mai di curare fino allo sfinimento – nostro e loro – quelli con i promotori, gli eventi, le fiere, i social, il passaparola, i premi, la grafica) che l’unica cosa che possiamo fare è non trascurarne nessuna e sperare nell’alchimia e in un po’ di fortuna.
Altra cosa molto interessante del vostro catalogo è la fluidità di forme letterarie, dal romanzo a forme ibride: qual è secondo la vostra esperienza la tendenza dominante oggi? Quali le narrazioni che più accolgono il favore del vostro pubblico e perché secondo voi?
Nella contaminazione dei generi, nei testi meno catalogabili, negli ultimi anni abbiamo trovato – anche da lettori – le cose più interessanti. Del mondo e della società si dà sempre più una lettura intersezionale e composita, è impossibile indagare un fenomeno senza coglierlo da più prospettive, e questo vale, per fortuna, anche in letteratura, dove si riesce così a forzare l’idea di romanzo e di racconto senza inciampare in un artificioso sperimentalismo.
Ci consigliate tre libri del vostro catalogo da cui un lettore potrebbe partire per conoscere La Nuova Frontiera?
Qualche consiglio è saltato fuori anche nelle risposte precedenti, qui aggiungiamo il genio caustico di Jorge Ibargüengoitia (in uno qualsiasi dei suoi romanzi ma soprattutto Le morte), Un amore di Sara Mesa, romanzo dal titolo ingannevole e che parla più di straniamento e incomunicabilità, e Le omissioni di Emiliano Monge, la storia di tre generazioni e di tre uomini in qualche modo in fuga dal mondo che abitano.
Tra i titoli Junior, invece, quelli che ci sentiremmo di consigliare sono Miti romani, uno dei primi titoli dei Classici Illustrati, collana alla quale dobbiamo tanto; Abbecedario filosofico, che è un po' una sintesi del nostro percorso di fare filosofia attraverso le storie; e infine Hotel grande A, un romanzo bellissimo e dirompente che ha vinto tanti premi, che ha ricevuto molte lodi e che, secondo noi, ha saputo parlare ai ragazzi.
Potete darci qualche anticipazione sulle prossime pubblicazioni?
Per la gioia di tantissimi, il 24 febbraio abbiamo pubblicato Il corpo in cui sono nata di Guadalupe Nettel! Un romanzo molto vicino all’autobiografia che si può quasi considerare una summa delle letteratura di Nettel.
Mentre i primi di marzo, il 3 marzo, un romanzo che in pochissimo tempo è diventato un manifesto del femminismo latino americano, e che racconta un abuso sessuale intrecciando voci e atti giudiziari, per denunciare i fatti, il contesto che li ha resi possibili e la violenza di un intero sistema: Perché tornavi ogni estate di Belén López Peiró.
E tra aprile e maggio due libri che, per tornare a qualche domanda fa, ibridano più generi: Questi capelli della scrittrice angolana portoghese Djaimilia Pereira de Almeida, che
attraverso la lente dei suoi capelli crespi intreccia i ricordi di quattro generazioni interrogandosi sulle sue radici, e Linea Nigra di Jazmina Barrera, una peregrinazione letteraria nella gravidanza che Nettel ha definito “straniante” per quanto riesca a far somigliare la gestazione a un romanzo gotico.
Sul versante Junior arriva il quarto volume di Mildred, la streghetta imbranata inventata da Jill Murphy e che, per certi versi, ha anticipato l’immaginario di Harry Potter; e ad aprile arriva Jo la fuoriclasse di Martina Wildner, che racconta i campi di calcio attraverso gli occhi di una ragazzina che riesce a entrare in una squadra maschile (un po' costretta in verità) e a superare pregiudizi e stereotipi di genere: sport, ambizioni, e i tempi che, finalmente anche se lentamente, cambiano.
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