Entrambe hanno come base di partenza l'elemento più semplice, quello atomico. Tutto il resto viene esaminato dal punto di vista della somiglianza con questo. Nel primo caso alla base dell'analisi c'è il segno isolato; tutti gli altri fenomeni semiotici sono interpretati come successioni di segni. Il secondo punto di vista è caratterizzato dalla tendenza a considerare l'atto comunicativo isolato - lo scambio comunicativo fra il mittente e il destinatario - come elemento base e modello di ogni atto semiotico (p. 27)
presa separatamente, è in grado infatti di funzionare realmente. Lo fa soltanto se è immersa in un continuum semiotico pieno di formazioni di tipo diverso collocate a vari livelli di organizzazione. (p. 28).
Lotman, invece, invita a pensare lo spazio semiotico come un organismo. La semiosfera, quindi è un concetto che, in analogia al concetto di biosfera, rifugge il riduzionismo approcciandosi in modo complesso al mondo culturale, poiché
ad avere un ruolo primario non sarà allora questo o quel mattone, ma il "grande sistema" chiamato semiosfera. La semiosfera è quello spazio semiotico al di fuori del quale non è possibile l'esistenza della semiosi (p.30).
Analogamente olistico è l'approccio allo studio della letteratura, che non può che fondarsi su una letteratura comparata e non sugli studi nazionali di singole letterature. Anche la letteratura è un organismo vivente, che si modifica nutrendosi della continua osmosi con sistemi semiotici confinanti. Nel saggio Una teoria del rapporto reciproco fra le culture(da un punto di vista semiotico) Lotman parte dalla scuola mitologica e dalla linguistica indoeuropea, per rintracciare le coincidenze fra i testi di differenti letterature: coincidenze di nomi, motivi, intrecci, immagini e mitologie. Comprendiamo che la differenza tra De Saussure e i formalisti russi era proprio il punto di partenza: il primo dalla linguistica, i secondi dalla letteratura. Immergendosi nell'eredità dei formalisti russi, Lotman si interroga sullo scambio delle culture e su come la traduzione, l'atto di scambio, sia un momento fondante della coscienza creativa.
Nelle pagine del testo si trovano riflessioni sul rapporto tra la cultura russa e l'Occidente che, soprattutto oggi, appaiono illuminanti e di grande interesse. Proprio il rapporto con il "diverso", con quello che Lotman chiama la denominazione del partner è uno degli aspetti imprescindibili degli studi semiotici:
La storia dell'autodefinizione culturale, della nominazione e della delimitazione dei confini del soggetto della comunicazione e il processo del suo controagente - dell' "altro" - sono fra i problemi fondamentali della semiotica della cultura.(p. 97).
In questa coscienza che per conoscersi ha bisogno del rapporto con un'alterità, non è errato a mio avviso rintracciare anche tracce di hegelismo. Ciò che traspare in ognuno dei saggi contenuti ne La semiosfera, è del resto il dinamismo, la metamorfosi, l'irredimibile vitalità dell'universo culturale, che mai può essere racchiusa in una formula. «La vita ha una ricchezza inesauribile e nelle sue eterne ripetizioni nasconde una gioia infinita» diceva Lotman e nella postfazione all'opera troviamo narrati dei ricordi della traduttrice Simonetta Salvestroni, dei suoi incontri furtivi con Lotman, ai tempi dell'U.R.S.S., quando era proibito agli stranieri entrare a Tartu e anche occuparsi di segni era inviso ai "signori curiosi" del Kgb. Eppure, questi manoscritti portati oltre la frontiera dalla Salvestroni sono una bella metafora di questa inarrestabilità della cultura, che oltre i limiti doganali e i recinti ideologici, riesce sempre ad arrivare all'altro, a interpellarlo.
Deborah Donato