«Mi ero sempre difesa. Ora non restava che attaccare»: "La lezione", il nuovo romanzo di Marco Franzoso



La lezione
di Marco Franzoso
Mondadori, aprile 2022

pp. 396
€ 21 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)


Si apre con una scena di violenza, il nuovo romanzo di Marco Franzoso, La lezione: l'io narrante femminile, di cui non conosciamo ancora il nome, lascia sul fuoco il bollitore per il tè, finge di apprestarsi a servire gentilmente il tè quando scaglia, all'improvviso, il bollitore con tutta la forza contro il viso dell'uomo, che scivola dal divano, svenuto per il dolore. «Ora il problema era capire come liberarmi di lui», leggiamo a p. 10: che cosa ha portato la protagonista a compiere un gesto del genere? 

Per capirlo, dobbiamo tornare a due settimane prima: così possiamo fare con calma conoscenza della protagonista, Elisabetta Sferzi, avvocata in uno studio condiviso, che, per quanto si arrabatti, ha per le mani casi di poco conto, che non la appagano. Anzi, non di rado si trova a dover tenere a bada clienti furiosi verso le mogli, che attaccano l'intera categoria femminile con generalizzazioni insopportabili e violenza verbale. Elisabetta vive «quel tipo di stress che ti fa sentire sola, perennemente a disagio, fuori posto» (p. 59), eppure non lo dimostra, perché ha imparato a studiare il linguaggio non verbale delle persone e ad agire di conseguenza, adottando parole e compiendo movimenti per disinnescare la rabbia altrui o risultare affidabile e rassicurante con i clienti. Solo col padre Elisabetta si sente a suo agio, perché anche con i colleghi è sempre diffidente e con la segretaria, la bella e fatua Annarita, si mostra ben più mielosa e accomodante di quanto sia appropriato. Poi c'è Daniele, il fidanzato che da otto anni sta accanto a Elisabetta, scaricandole addosso le sue ansie e lo stress dopo le giornate al lavoro, sottovalutando puntualmente l'impegno di lei. Passionale e un po' animalesco, Daniele pensa di poter sempre risolvere i problemi con Elisabetta attraverso il sesso; al contrario, lei disinnesca più volte i tentativi del fidanzato e i due, dopo tutto quel tempo insieme, vivono una storia a intermittenza e superficiale: non sono rare le volte in cui si vedono di sfuggita, a cena, senza mai passare tempo insieme. 

A peggiorare la situazione e a dare a Elisabetta la sensazione di andare «verso la vita che non lascia scampo» (p. 55) ci si mette Angelo Walder, un suo ex cliente, finito in prigione per violenza e abuso, nonostante la difesa di Elisabetta. L'uomo, inquietante fin dal primo incontro nell'ufficio di lei, ha cercato di stabilire subito un rapporto singolare: in nome di fiducia e rispetto da meritarsi, si è mostrato più volte  prevaricante, volendo tenere le redini del discorso, troncando gli interventi dell'avvocata e richiamando la sua attenzione. Quasi depositario di una verità da comunicare, Walder ha dispensato fin dal principio lunghi monologhi pseudo-etici, smascherando invece le costruzioni linguistiche e i comportamenti di Elisabetta. Poi, col verdetto di accusa è arrivata una minaccia tra i denti, prima dell'incarcerazione. Adesso, Elisabetta ha la sensazione che Walder la segua, e non ci vuole molto perché scopra che in effetti il suo ex cliente è uscito dalla prigione. Perché la perseguita?

Come comprensibile, basta la sua presenza imprevedibile per suscitare una perenne ansia in Elisabetta, unita alla sensazione di essere sola, anche in questa situazione di pericolo. Quando gli parla di uno stalker, in effetti, Daniele ride e sminuisce la portata del rischio; l'unico che potrebbe aiutare Elisabetta è un poliziotto che la corteggia ingenuamente, ma lei ha la sensazione che nessun favore sarebbe disinteressato... 

Sola, angosciata e stressata, Elisabetta è una bomba a orologeria, pronta a esplodere. Ecco perché quando Walder si introduce in casa sua, con una scusa, alla donna viene l'istinto di difendersi come può. Ma cosa può fare di quell'uomo che le ha promesso di vendicarsi e che ora è legato nel suo salotto?  

Se pensate che abbia fatto degli spoiler, non temete: Marco Franzoso dedica la parte più interessante del romanzo al post-aggressione di Walder, che leggiamo, d'altra parte, proprio in apertura del romanzo. Avere un uomo legato in casa, un uomo che è stato incarcerato per stupro e violenza sulle donne, è qualcosa che muta profondamente l'animo di Elisabetta, portandola a interrogarsi sulla giustizia. In pochi giorni nella donna avviene una trasformazione che l'autore mette in scena attraverso azioni, pensieri e dialoghi rapidissimi, rendendoci partecipi di una crisi etica che si fa poi lotta per la sopravvivenza e per la vendetta. Benché Elisabetta si ritrovi «in ufficio. Di nuovo. Sempre. A recitare la parte della persona normale» (p. 293), osserviamo in lei cambiamenti inquietanti, che intaccheranno qualsiasi aspetto della sua vita privata e pubblica. Che lei e Walder siano più simili di quanto sembri, proprio come le ripete l'uomo? Che la preda sia diventata una predatrice, a sua volta?

La lezione, che adotta la suspense del thriller e gioca sui ruoli stereotipati della donna in società per poi ribaltarli in modo crudo: Elisabetta, prima frustrata e vittima di un sistema pieno di uomini che vedono in lei la donna avvenente prima della professionista, libera chi è nel profondo. Ma la soluzione per emanciparsi da un mondo fortemente maschilista è davvero trasformarsi in un mostro e dare sfogo alle proprie pulsioni? Marco Franzoso sceglie uno stile paratattico, che intrattiene per il ritmo serrato dato dai dialoghi e dalle frasi sempre più brevi, sincopate, rendendo così l'angoscia crescente della protagonista. Se all'inizio si teme per la salute psico-fisica di Elisabetta, poi si arriva a cambiare prospettiva, a chiedersi cosa davvero abbia in serbo per noi l'autore, che prolunga per quasi quattrocento pagine un gioco al massacro dell'identità e delle certezze.

GMGhioni