#RileggiamoConVoi – Maggio: saggi e romanzi dedicati al lavoro

consigli di lettura


Buongiorno Lettori,
se è vero che passiamo un terzo della nostra vita a dormire, è anche vero che un altro terzo è dedicato al lavoro. La ricerca del lavoro, la conciliazione del lavoro con gli altri impegni, la soddisfazione, la ricerca, il desiderio di cambiare sono sensazioni che tutti proviamo o abbiamo provato. Per questo primo del mese e per celebrare la Festa dei Lavoratori, ecco i nostri consigli di lettura a tema: saggi, romanzi, racconti che affrontano il tema da varie sfaccettature. Come sempre, sotto a ogni consiglio trovate il link alla recensione.

Buona lettura e buon primo maggio,
la Redazione

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Barbara consiglia:
"La ragazza del convenience store" di Murata Sayaka (Edizioni e/o)
Perché: è un romanzo che esplora uno dei lati più ambigui della società giapponese moderna, quello del lavoro precario e della condizione delle donne che lo svolgono. In questo libro, Murata Sayaka narra del piccolo mondo di Keiko all'interno del konbini, un minimarket aperto 24 ore su 24, unico luogo dove è felice e non si sente strana, fuori luogo, data la sua situazione anormale per la società giapponese. Keiko è una donna di 36 anni, single, che non sente la necessità di creare una famiglia, ma vuole semplicemente lavorare come commessa in un supermercato. Per la società in cui vive è impensabile che una donna di quell'età possa svolgere un lavoro del genere, senza aver intenzione di trovarsi un lavoro più adeguato alla sua situazione, uno con contratto a tempo indeterminato, magari in un qualche ufficio. Per gli altri dovrebbe omologarsi e rinunciare alla sua felicità per essere considerata normale.
A chi: a chi vuole tuffarsi in una realtà considerata anormale agli occhi della maggioranza delle persone. A chi vuole entrare a contatto con una protagonista che si crea un mondo tutto suo per sopravvivere in una società assoggettata a regole rigide sulle condizioni di lavoro delle donne. 

Cecilia consiglia:
"Inviato speciale. Cronache da Berlino e Vienna tra le due guerre" di Billy Wilder (La Nave di Teseo)
Perché: perché uno dei motivi per cui ci facciamo ispirare dalle storie di successo professionale è il fatto che i loro protagonisti, spesso, non avessero da principio nessun pedigree e dunque nessuna apparente chance di riuscita: così fu anche per Billy Wilder, uno dei più importanti registi della storia del cinema, che prima di approdare alla Hollywood della cosiddetta Golden Age fece un lungo apprendistato da giornalista freelance tra Vienna e Berlino negli anni Venti e Trenta. L'abitudine alla scrittura, l'attenzione per i dettagli e l'empatia naturale nei confronti degli esseri umani che ebbe modo di coltivare in quel periodo così dinamico e stimolante furono insieme un banco di prova, un bagaglio di esperienze e una gavetta sui generis, a riprova del fatto che ogni lavoro che si svolge nella vita, anche quello dettato dalla pura necessità di mettere insieme i pasti principali e gestire le spese vive (Wilder fu anche ballerino a pagamento in un hotel di lusso), può sempre tornarci utile presto o tardi
 A chi: a chi vorrebbe fare il lavoro dei suoi sogni ma nel frattempo è costretto a tutt'altro impiego pur di tirare a campare; a chi, per noia e insoddisfazione personale o per volubilità e sadismo del proprio capo, passa da una mansione all'altra e da un incarico all'altro; a chi ha l'impressione di stare sprecando le sue energie migliori in qualcosa di frustrante, usurante e poco remunerativo; a chi crede che ognuno abbia la gavetta che si merita e che più gli somiglia.

Claudia consiglia:
"Invisibili" di Caroline Criado Perez (Einaudi)
Perché: è un saggio illuminante che affronta, attraverso numeri e statistiche, i numerosi volti del divario tra i generi, indagando a fondo soprattutto le dinamiche di tanti diversi mondi professionali. Dal lavoro di cura domestica non retribuito alle disparità salariali, dalla progettazione di città pensate per il commuting al maschile al pregiudizio di genialità che regola la presunta meritocrazia. Tanto, troppo, c'è ancora da fare per una parità nel mondo del lavoro. I dati parlano chiaro.
A chi: a tutte le donne. Perché dovrebbero leggerlo per sviluppare consapevolezza sul silenzio che purtroppo ancora ci opprime e per mutarlo in parola e azione, meglio se collettiva. E agli uomini che non dovrebbero solo limitarsi a leggerlo. Dovrebbero sottolinearlo, poi rileggerlo e infine consigliarlo ad altri uomini perché la smettano, una volta per tutte, di rendere invisibile un lavoro che invisibile non è.
 
Giada consiglia:
“Nero come me” di John Howard Griffin (Fandango)
Perché: perché in “Nero come me”, John Howard Griffin, reporter e medico, dimostra come il lavoro del giornalista vada ben oltre la semplice e mera occupazione. In un’America divisa in due, da una parte i neri e dall’altra i bianchi, Griffin si finge di colore per denunciare la condizione degli afroamericani negli Stati Uniti del Sud durante gli anni Sessanta; una situazione di segregazione, di alienazione e di continua vessazione che Griffin porterà alla luce, grazie alla sua testimonianza. Viaggerà per vari Stati del Sud, dalla Louisiana al Mississippi, raccontando e denunciando tutti i soprusi vissuti sulla propria pelle come uomo afroamericano. Un reportage, un diario, un racconto e, soprattutto, un’inchiesta che dimostra, con minuzia di particolari, come la segregazione dei neri sia continuata ben oltre l’abolizione della schiavitù sia come questo giornalista abbia fatto della propria occupazione una missione sociale, capace così di portare a galla le situazioni più scomode e meno raccontate.
A chi: a chi vuole approfondire la Storia americana, a chi ama il giornalismo d’inchiesta, a chi crede che le parole facciano la differenza. 

Giulia consiglia:
"Il rimedio miracoloso" di H.G.Wells (Fazi)
Perché: la curiosità di sapere come sono nati grandi imperi economici è sempre presente. I biopic di grandi uomini e imprenditori servono a mostrarci il lato umano, a vedere le debolezze e a foraggiare il grande mito del successo che può essere davvero alla portata di tutti: basta un pizzico di impegno, fortuna e anche una discreta faccia tosta nel non farsi troppo scrupoli. La biografia di George Ponderevo, da lui raccontata in prima persona e in retrospettiva, racconta proprio di una grande fortuna, di grandi crack finanziari e risalite che girano intorno a una truffa ben orchestrata: quella del tonico Tono-Bungay, capace di curare qualunque cosa e che spopola nella Londra vittoriana. Non è detto che il lavoro, in narrativa, debba essere sempre etico.
A chi: a chi ama le biografie dal sapore dickensiano che, partendo sin dagli anni dell'infanzia, mostrano vite mai banali, fatte di giravolte del destino, di intraprendenza e di intricati ostacoli da superare.

Gloria consiglia: 
"Non è questo che sognavo di bambina" di J. Di Virgilio e S. Canfailla (Garzanti)
Perché: arrivare a fare uno stage vuol dire entrare nel mondo del lavoro, certo, ma anche accettare tantissimi compromessi, che hanno a che fare col lavoro stesso, con gli orari, con la gestione delle proprie ansie e col tenere a bada aspettative. Per non parlare dello stipendio da fame, con cui è quasi impossibile fare i conti?! E che dire dei colleghi, con cui è così difficile fare gruppo? Anche questo, in fondo, è un lavoro nel lavoro. E lo impara subito la protagonista di questo romanzo, Ida, che entra come stagista in un'agenzia di comunicazione milanese e deve fare i conti con chi è e chi vuole diventare. 
A chi: per chi si affaccia al mondo del lavoro, questa è una lettura sul precariato culturale a dir poco brillante. Travestito da commedia agrodolce, con un pizzico di ironia che si sa trasformare in satira, il romanzo d'esordio di Canfailla e Di Virgilio è un tuffo nel mondo dei venti-trentenni alla ricerca del posto di lavoro dopo i sogni (le illusioni?) del percorso universitario. 

Gloria consiglia anche:
"La paga del sabato" di B. Fenoglio (Einaudi)
Perché: tornare in società non è semplice, dopo essere stato partigiano in guerra. Ettore, il protagonista di questo romanzo breve di Fenoglio, è un personaggio per cui non si parteggia e con cui non si solidarizza affatto: egoista ed egocentrico, aggressivo nella sua inettitudine, critica chi decide di chiudersi in fabbrica per otto ore - le ore migliori - e si piega a un padrone. D'altro canto, Ettore non sopporta più le critiche dei genitori, e dunque vuole portare a casa anche lui la paga del sabato. Sì, ma senza lavorare. Quali vie si aprono? 
A chi: personaggio intrappolato nel suo presente e bloccato da un passato traumatico, Ettore è raccontato da Fenoglio senza giustificazioni né compassione, ma con un approccio neorealista. Questo romanzo piacerà, dunque, a chi desidera ripercorrere tutta l'opera di Fenoglio, compreso questa prova forse imperfetta, ma di enorme impatto. 

Sabrina consiglia:
"Come si fanno le cose" di Angelo G. Bortoluzzi (Marsilio)
Perché: Perché questo romanzo è un tuffo vero e proprio nella letteratura operaia: la fabbrica con i suoi capireparto, gli operai, i timbri, i cartellini, le catene di montaggio, le linee, i sindacati, le sirene, i turni, i cancelli, gli scioperi è stata il volto del secolo scorso e ha sempre dato materia di scrittura a chi aveva a cuore la rappresentazione della società. Qui siamo alla fine di questo percorso novecentesco, siamo negli anni nostri, gli anni in cui la crisi ha morso anche le piane del Nordest che sembravano un unico pulsare di capannoni e di lavoro. La da economica si fa morale, come perdita di valori, di punti di riferimento. 
A chi: a chi ama scritture solide, concrete, come quella di Bortoluzzi che dai suoi 36 anni di fabbrica trae linguaggio e linfa. A chi tifa per la classe operaia e sogna un suo, pressoché impossibile, riscatto. A chi non si rassegna a farsi mangiare il tempo dal lavoro e per dare un cambio di marcia alla propria esistenza è disposto a tutto.

Sabrina consiglia anche:
"Una vita su misura" di H.M. van den Brink (Marsilio)
Perché: perché è un libro che, nell'arco di tempo che passa tra 1961, data di assunzione, e il 2007, il prepensionamento di Karl, passa un intero mondo. Il lavoro all'interno del Servizio Pesi e Misure, l'ente pubblico olandese che aveva il compito di uniformare i sistemi di misurazione alle unità di misura assolute, ha cambiato volto, come in tutti i settori, e lo scrittore lancia un grido di dolore per una visione del lavoro che non esiste più, la dimensione umana. Dignità dell'uomo e del lavoro, questo principio, alla base di ogni rapporto lavorativo, è il vero cardine del romanzo. E van den Brink sceglie di raccontarcelo non con riflessioni o con proposizioni apodittiche, ma attraverso la quotidianità, complice e affettuosa, di due colleghi che condividono 45 anni di vita, all'interno dello stesso ufficio e con gli stessi compiti. 
A chi: un romanzo delicato adatto a chi vuole immaginare un modo di lavorare tranquillo, lontano dallo stress e dalla competizione di certi uffici contemporanei. A chi ama immergersi in atmosfere tipiche di un mondo d'antan e a chi desidera leggere un romanzo in cui la denuncia sociale non è gridata, ma filtrata da una narrazione calma e ragionata.

Zap consiglia: 
"Robledo" di Daniele Zito (Fazi)
Perché: è un'indagine sociale che analizza il mondo del precariato del lavoro e le morti bianche adottando un angolo straniato e straniante, nonché un'ironia sempre florida e sferzante. Il dramma del lavoro e dello sfruttamento ad esso legato emergono così dal basso, attraverso il racconto di una vicenda allucinata e un brillante gioco metanarrativo di stampo postmoderno. La costruzione della storia e le vicende narrate fanno sorridere, ma il sorriso lascia presto spazio a un'amarissima smorfia. 
A chi: a chi ama la scrittura brillante, il gioco di rimandi e incastri narrativi, l'ironia postmoderna. E soprattutto a chi ama leggere un libro che lavora su più piani e livelli; che mentre rivela gli effetti di profondissimo dramma sociale, sa anche portare avanti un ragionamento più ampio sulla costruzione della verità e delle notizie nel mondo contemporaneo.