di Roy Jacobsen
Iperborea, 16 marzo 2022
Forse l'orizzonte è la cosa più importante che hanno quassù, la vibrazione del nervo ottico durante un sogno, anche se lo notano appena e ancor meno tentano di definirlo. (p. 31).
L'orizzonte vede allontanarsi Hans una volta all'anno, per andare sul peschereccio del fratello; mancare a lungo, per commerciare con le altre isole. Ingrid vive con un senso di abbandono, ogni volta, l'allontanamento del padre, ma in generale anche quando un ospite lascia Barrøy, lascia un rimpianto perché
dimostra agli abitanti dell'isola che manca loro qualcosa, qualcosa che forse mancava già prima del suo arrivo e continuerà a mancare anche dopo. (p.86)
Manca qualcosa a Barbro, che sparisce misteriosamente per poi riapparire quando tutti, tranne Ingrid, la credevano morta, con un figlio, Lars. Sparirà anche Maria e, nel suo percorso di crescita, anche Ingrid, prima per studiare e poi per lavorare in un'altra isola. Ma quando tornerà, sarà già pronta a fare le veci degli adulti scomparsi. I prossimi volumi della saga seguiranno di certo l'età matura di Ingrid e Lars, oltre che dei due nuovi arrivati a Barrøy, immediatamente assorbiti come membri della famiglia. Già alla fine del volume, Ingrid è divenuta "la regina di Barrøy" trasportata
verso il regno da due sudditi che non hanno alcun sospetto dei suoi piani, lei del resto non ha intenzione di parlarne prima che siano messi in atto. È una cosa che ha imparato dal padre. Il silenzio. La sorpresa. L'atto di proprietà e le copie dei certificati nella busta. No, l'ha imparato dalla madre. Sicuro? La verità è che non se lo ricorda. Non sorride più. Sente la mancanza dei genitori come non l'ha mai sentita da quando sono morti. E Lars deve guardare da un'altra parte (p. 273)
E anche noi lettori ci scopriamo ignari dei suoi piani e desiderosi e impazienti questa storia, di lasciarci trasportare da una prosa asciutta ma poetica, il cui respiro è segnato da capitoli brevi, da periodi brevi, che danno un ritmo non sincopato o serrato, ma quasi solenne.
Roy Jacobsen narra una storia che ha il gusto delle epopee popolari, l'essenzialità delle cose che contano e che sono degne di essere narrate.
Deborah Donato
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