In un mondo di silenzio e tempeste: "Gli invisibili" di Roy Jacobsen



Gli invisibili
di Roy Jacobsen
Iperborea, 16 marzo 2022

Traduzione di Maria Valeria D'Avino

pp. 285
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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«Un'isola è un cosmo in miniatura»: è con questa consapevolezza che dobbiamo entrare nel romanzo di Roy Jocobsen, con l'idea, cioè, di affrontare un viaggio in una "metafisica del mare", in un mondo di silenzio e tempeste, di solitudini estreme, in cui l'uomo è in balia della forza selvaggia e quasi sempre ostile della natura.
Il cosmo dei Barrøy è autoreferenziale per definizione: sono gli unici abitanti di un'isola, a sud dell'arcipelago delle Lofoten, che porta il loro nome. Conosciamo fin dalle prime pagine il nonno Martin, vedovo da una decina d'anni, con la figlia Barbro e il figlio Hans, che ha sposato una "forestiera", viene da un'altra isola, Maria. Da loro è nata Ingrid.
Tre generazioni, «silenziosi figli di Dio su un isolotto in mezzo al mare che si rivela un vero gioiello». I Barrøy hanno poca terra da coltivare e scarso pascolo per le pecore; Hans e Martin si occupano anche della torba da cavare e della pesca. Le donne invece raccolgono le uova di endredone, uccello le cui piume servono per preziosi piumini, e rammendano le reti da pesca. È un mondo arcaico e apparentemente immutabile quello raccontato da Gli invisibili, primo volume della saga dei Barrøy, un mondo i cui protagonisti hanno poco, quasi nulla:
Forse l'orizzonte è la cosa più importante che hanno quassù, la vibrazione del nervo ottico durante un sogno, anche se lo notano appena e ancor meno tentano di definirlo. (p. 31).

L'orizzonte vede allontanarsi Hans una volta all'anno, per andare sul peschereccio del fratello; mancare a lungo, per commerciare con le altre isole.  Ingrid vive con un senso di abbandono, ogni volta, l'allontanamento del padre, ma in generale anche quando un ospite lascia Barrøy, lascia un rimpianto perché

dimostra agli abitanti dell'isola che manca loro qualcosa, qualcosa che forse mancava già prima del suo arrivo e continuerà a mancare anche dopo. (p.86)

Manca qualcosa a Barbro, che sparisce misteriosamente per poi riapparire quando tutti, tranne Ingrid, la credevano morta, con un figlio, Lars. Sparirà anche Maria e, nel suo percorso di crescita, anche Ingrid, prima per studiare e poi per lavorare in un'altra isola. Ma quando tornerà, sarà già pronta a fare le veci degli adulti scomparsi. I prossimi volumi della saga seguiranno di certo l'età matura di Ingrid e Lars, oltre che dei due nuovi arrivati a Barrøy, immediatamente assorbiti come membri della famiglia. Già alla fine del volume, Ingrid è divenuta "la regina di Barrøy" trasportata

verso il regno da due sudditi che non hanno alcun sospetto dei suoi piani, lei del resto non ha intenzione di parlarne prima che siano messi in atto. È una cosa che ha imparato dal padre. Il silenzio. La sorpresa. L'atto di proprietà e le copie dei certificati nella busta. No, l'ha imparato dalla madre. Sicuro? La verità è che non se lo ricorda. Non sorride più. Sente la mancanza dei genitori come non l'ha mai sentita da quando sono morti. E Lars deve guardare da un'altra parte (p. 273)

E anche noi lettori ci scopriamo ignari dei suoi piani e desiderosi e impazienti  questa storia, di lasciarci trasportare da una prosa asciutta ma poetica, il cui respiro è segnato da capitoli brevi, da periodi brevi, che danno un ritmo non sincopato o serrato, ma quasi solenne. 

Roy Jacobsen narra una storia che ha il gusto delle epopee popolari, l'essenzialità delle cose che contano e che sono degne di essere narrate.

Deborah Donato