Ci sono incontri casuali che diventano un colpo di fulmine: dopo essermi imbattuta nell'audiolibro di Quaderno proibito, il capolavoro di Anna De Céspedes da poco disponibile per l'ascolto su Audible, grazie alla lettura di Chiara Leoncini, ho percepito subito una vibrazione. La vibrazione che genera ogni romanzo profondo, in grado di contenere al suo interno decine di sotto-testi, da leggersi con la giusta concentrazione. Ecco perché provvederò a comprare e leggere anche la nuova edizione degli Oscar (disponibile in libreria da oggi), che vedete nell'intestazione, con la prefazione di Nadia Terranova: il solo ascolto non basta, specialmente perché sento che c'è tanto di nascosto sotto l'apparenza di un romanzo familiare borghese. Oggi vi lascio qualche impressione "a caldo", subito dopo aver terminato l'ascolto.
Che Alba De Céspedes sia un'autrice che ha bisogno di una riscoperta critica è cosa risaputa: troppo a lungo è stata sottovalutata la sua penna, etichettata come letteratura femminile, quando invece la sua scrittura è tagliente e in grado di riconoscere pulsioni, contraddizioni e frustrazioni delle donne. In particolare, protagonista di Quaderno proibito è Valeria Cossati: a quarantatré anni, è madre di due figli ormai grandi, Mirella e Riccardo, ormai indirizzati verso l'università, e moglie di Michele, impiegato di banca. Anche Valeria lavora, per contribuire all'economia della famiglia, e automaticamente viene guardata con commiserazione dalle amiche borghesi e altolocate, che possono permettersi di spendere i pomeriggi a parlare di moda davanti a un tè. Quella che Virginia Woolf rivendicava come una precondizione per la libertà di una donna, ovvero poter disporre del denaro, per Valeria è in realtà quasi uno stigma sociale, dato viceversa per scontato dalla famiglia. La stanchezza è un tratto che emerge fin dal principio del romanzo: Valeria ha messo in disparte sé stessa e i suoi interessi, pur di accudire la famiglia. E si è sempre ritenuta appagata così, o almeno ha saputo convincersi di questo, adducendo la scusa che dopo la Seconda guerra mondiale niente è più come prima e non le è più possibile condurre la vita di sua madre, classica esponente della nobiltà decaduta, che si tiene ben lontana dai lavori manuali.
La ripetitività delle giornate di Valeria, tra lavoro in ufficio e piatti da lavare alla sera, insieme ad altre mille incombenze domestiche, di cui nessuno le riconosce il merito, viene però spezzata da un piccolo atto rivoluzionario: un giorno, Valeria acquista segretamente un quaderno con la copertina nera. Non sa ancora che cosa intende scriverci, ma lo nasconde come un bene prezioso, da preservare e da tenere segreto: il suo appuntamento con la scrittura si concretizza in serate da sola, mentre gli altri dormono, o brevi lacerti di tempo strappati nel fine-settimana agli impegni familiari. Non potendo vantare una stanza tutta per sé, deve pensare a ricavare del tempo per scrivere, nonostante i sensi di colpa. E su quei fogli, quasi senza che lei se ne accorga, prende forma il racconto delle sue giornate.
Scrivere non è solo catartico, ma si fa spesso rivelazione di ciò che era nascosto a Valeria stessa: la protagonista è stufa di essere data per scontata, dal marito tanto quanto dai figli. Tutti la credono vecchia, ma è davvero così? A quarantatré anni non si può più concedere un interesse personale o qualche nuovo brivido? È tra le pagine del diario che Valeria prende atto di essere impaludata in un matrimonio che si regge sulle rassicurazioni dell'affetto (il marito la chiama "mammà", e la tenerezza che per anni Valeria ha scorto in quel soprannome adesso non la appaga più); la passione e il desiderio sono un ricordo del passato, a cui si guarda con un po' di timidezza e vergogna.
Eppure Valeria è ancora una bella donna; certo, deve accontentarsi di far aggiustare i suoi vestiti e i suoi cappelli dalla sarta, per risparmiare qualche soldo, ma questo non le toglie una certa avvenenza, che le viene riconosciuta dai passanti, ma anche dal suo capo. È proprio quando inizia a scrivere di lui come di Guido, e non più del Direttore, che le pagine del diario vedono nascere una passione potenzialmente devastante: tenerla a bada o cederle, assecondando un desiderio che va contro l'idea di famiglia che Valeria ha sempre difeso e rappresentato?
In parallelo, tanti altri sono i temi che si sviluppano, portando la protagonista in un gorgo di pensieri e di preoccupazioni: Valeria deve lottare con Mirella per la sua relazione discutibile con l'avvocato Cantoni, molto più adulto di lei e con alcuni scheletri nell'armadio. Anche Riccardo, con la sua relazione con una ragazza ben più pacata, porta Valeria a misurarsi con la fidanzata. Perdita del ruolo di madre amatissima e mai messa in dubbio, sindrome del nido vuoto, paura dell'invecchiamento e competizione con le giovani donne della famiglia (tanto Mirella quanto la fidanzata di Riccardo) fanno sì che il tormento di Valeria inneschi in lei un cambiamento. Ma quanto questo cambiamento potrà andare oltre i suoi pensieri su un pagina bianca e trovare spazio nella vita quotidiana? E quanto occorre accettare che tutti - marito compreso - nascondano segreti e desideri proibiti (più dalla società borghese che dalla morale tout-court)?
Quaderno proibito, a distanza di oltre settant'anni dalla sua prima comparsa, sa ancora provocare inquietudine e turbamento nei suoi lettori, specialmente - credo - nelle lettrici, che troveranno in questo romanzo di Alba De Céspedes alcuni temi ancora ben vivi, ma anche l'incredibile e precoce attenzione dell'autrice ad argomenti che saranno cari al femminismo. Questa commedia in due tempi - come si legge nel sottotitolo - ha la forza empatica della forma diaristica, ma anche la profondità del romanzo psicologico che, sposandosi con il più rassicurante romanzo familiare, può raggiungere un pubblico di lettori vasto. E far riflettere, ieri come oggi, sulla voce dell'interiorità trattenuta e frustrata di una madre e di una moglie che non è più considerata una donna.
GMGhioni
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