So benissimo chi è stato, e il movente e il peso di questo crimine mi perseguiteranno per sempre, fino alla morte. (p. 28)
Ci sono dolori che non passano, che il tempo non può sciogliere né attenuare. Da-on ha perso sua sorella, la diciottenne Hae-on, in grado di far provare un profondo senso di nullità a qualunque altra ragazza avvenente le stesse vicino. È stata la sua bellezza a ucciderla? Non si sa, come non si sa il nome di chi le ha spaccato il cranio in un parco di Seul, il giorno dopo la finale dei mondiali di calcio. Vestita solo di un abito giallo, Hae-on viene ritrovata per caso da due anziani e da quel momento la vita della sua famiglia collassa. In particolare è la sorella, Da-on, a non darsi pace: le indagini sono, infatti, state chiuse troppo in fretta, per mancanza di prove. I due sospettati sono quanto di più antitetico esista: uno è Shin Jaeong-jun, il ragazzo che ha dato un passaggio alla vittima sulla sua lussuosissima Lexus; l'altro è Han Manu, un ragazzo che sbarca il lunario facendo consegne a domicilio. È proprio dal suo scooter che a un semaforo rosso avrebbe riconosciuto Hae-on sulla macchina di Shin. Ricorda poco, questo è vero, ma la sua testimonianza ha qualcosa che insospettisce i detective; d'altra parte, ha pur sempre un alibi che lo vede rientrare a casa alle 23.30, scagionandolo dall'omicidio.
Se la giustizia si arrende, la sorella non è disposta a cacciare Hae-on dalla sua vita, né dalla sua memoria. Dunque, dopo essersi sottoposta a molte dolorose operazioni per assomigliarle sempre di più, si infila in un'indagine privata a dir poco disperata. Noi lettori ripercorriamo insieme a lei incontri che attraversano gli anni, perché il romanzo è strutturato in capitoli che riportano un singolo nome, oggetto dell'episodio, e l'anno in cui è ambientato il racconto. Talvolta il punto di vista è rovesciato: la sorella Da-on, infatti, non è l'unica narratrice, ma, ad esempio, vediamo altre vicende dal punto di vista di Sanghu, un'amica di scuola che occasionalmente incontra Da-on, di cui nota la magrezza estrema, il volto simile a quello della sorella scomparsa, la cieca ostinazione nella ricerca, la nostalgia verso il passato,... Più enigmatici, poi, capitoli in cui parla una voce di cui non ci viene detto il nome, in dialogo con il suo dottore: a stravolgere il suo equilibrio psicologico c'è, infatti, un ricordo con cui è impossibile fare i conti...
Asciutto e misurato nella narrazione, Lemon sa quando abbandonarsi alla nostalgia per chi non c'è più e quando smuovere i lettori con azioni brusche, ricordi acidi quanto il limone del titolo. Non mancano anche riflessioni molto interessanti sul valore catartico della scrittura, perché sia Da-on sia Sanghu scrivono, anche se opere ben diverse. Breve, dalle tante immagini indelebili, Lemon è un percorso dentro la ricerca di verità e di giustizia in un mondo che sembra disinteressarsi di chi non c'è più.
GMGhioni