Nodi al pettine
di Marie-Aude Murail
Giunti, 2011
Traduzione di Federica Angelini
pp. 159
€ 7,50 (cartaceo
€ 5,99 (ebook - disponibile nel catalogo di Kindle Unlimited)
Quando la scuola
impone agli studenti un periodo di stage in una realtà lavorativa, per il
quattordicenne Louis è quasi una ripicca accettare la proposta della nonna di
recarsi al Salone di Acconciature di Madame Maïté. Non lo può certo capire
l’amico-rivale Ludovic, che andrà a Radio Vibrations a collezionare autografi
di popstar, né tantomeno il padre-padrone,
chirurgo affermato, per cui ogni scelta deve essere orientata al successo e
all’autorealizzazione, o la madre, da troppo tempo succube del marito e
prigioniera di una vita superficiale. L’esperienza da Maïté Coiffure è, per
Louis, inaspettata portatrice di
consapevolezza e sicurezza di sé: quasi invisibile in casa, dove inghiotte
nel silenzio un groppo in gola che non riesce a confessare, il ragazzino viene
invece visto e apprezzato nel salone, dove scopre un talento che non sospettava
di avere. Anche l’umana varietà con
cui deve confrontarsi, del resto, contribuisce a fargli aprire gli occhi: la
proprietaria, la signora Maïté, che non cammina più dopo un tragico incidente;
la bella Clare, che Louis vorrebbe proteggere; la sfacciata Garance, che dice
sempre quello che pensa e si prende una cotta per lui; Fifi, che lo introduce
ai rudimenti del taglio, o ancora tutti i clienti affezionati che tornano per
trovare durante uno shampoo un’atmosfera
di casa. Con l’avvicinarsi dello scadere del tirocinio, il protagonista si
rende conto di non voler tornare alla vita di prima, di lasciare l’unico posto
in cui non si senta inutile o incapace:
Louis arrivò alla fine della cena impastando palline di mollica di pane. In
fondo, l’opinione di suo padre sui parrucchieri gli si adattava bene.
Analfabeta o nullità, era tutt’uno. (p. 76)
Da Maïté Coiffure, però, “le sue mani non
sapevano cosa fosse la timidezza” (p. 80), ed è per questo che Louis inizia
a mentire per poter portare avanti un sogno che si fa sempre più nitido e
definito. Le bugie però sono un fardello pesante da portare, ed è inevitabile
che presto i nodi vengano al pettine, e non senza conseguente. Perché da un lato
è vero – e sempre più persone se ne accorgono – che “Louis appart[iene] alla razza di quelli che a quindici anni si
imbarcano sulle baleniere” (p. 108), dall’altra è difficile spingere ad
ascoltare chi è già convinto di avere capito tutto e sa reagire a chi lo
contraddice solo con la prepotenza.
Marie Aude-Murail
conferma il suo sguardo lucido sul reale,
che viene restituito senza edulcoranti, ma sempre con una nota di fiducia nell’umano. Così alla violenza si affianca la
speranza, alle difficoltà le soluzioni, e diversi paraocchi cadono in corso
d’opera. I personaggi, nel loro percorso di crescita, spesso si ammaccano, e a
volte faticano a rialzarsi. Spesso i punti di arrivo dei loro tragitti
differiscono da quelli immaginati in partenza. Questo però, ben lungi dal
deludere, non fa che aumentare la verosimiglianza
delle storie.
Anche se forse
meno riuscito di Oh, Boy! (recensito
qui), questo romanzo è un delizioso
passatempo non solo per i giovani in cerca della propria strada (la lettura
potrebbe ben funzionare in un primo biennio di scuola superiore), ma anche per
il lettore adulto, che ogni volta si meraviglia e si compiace della scrittura
vivace di Murail, della sua capacità di abbattere gli stereotipi e di scegliere
vie non scontate per le risoluzioni dei suoi intrecci.
Carolina Pernigo