Portami con te
quando te ne vai
di David Levithan e Jennifer Niven
DeA, 2022
pp. 313
€ 16,90 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Sulla copertina campeggiano due grandi nomi della narrativa sentimentale rivolta a un pubblico giovane: David Levithan, che
conosciamo grazie alla serie iniziata con Ogni
giorno, e Jennifer Niven, che ha scritto bestsellers amatissimi come Raccontami di un giorno perfetto e L’universo
nei tuoi occhi. Portami con te quando
te ne vai si apre quindi con una
precisa promessa, e una forma riconoscibile e ben radicata nella
tradizione, quella del romanzo
epistolare. Suscita però immediato interesse notare che i protagonisti,
Ezra e Bea, non sono due innamorati lontani, bensì fratello e sorella. Lo
scambio di mail tra loro inizia quanto Bea scappa di casa, rubando i risparmi
del fratello minore e lasciandogli in cambio solo un bigliettino con un
indirizzo di posta elettronica. Ezra sa perché la sorella ha deciso di andarsene:
la situazione domestica in cui sono inseriti è infatti insostenibile. Da anni
ormai la madre non mostra per loro alcun affetto, né attenzione, totalmente
soggiogata dal compagno, Darren, che ha sostituito il padre che non hanno di
fatto mai conosciuto. Darren, dal canto suo, è intrattabile e violento, fisicamente e verbalmente. Le umiliazioni a cui continua a sottoporre
i figliastri spacciandole per metodi educativi finiscono per annullarli, per
farli sentire inadeguati, per isolarli dal resto del mondo, che ignora con
poche eccezioni la situazione in cui si trovano. Tra i Comandamenti ai quali i
ragazzi devono soggiacere c’è infatti quello che dice che ciò che succede tra le mura domestiche non deve mai uscire fuori,
la lealtà alla famiglia viene prima di tutto.
Come fai a mentire a così tante persone contemporaneamente? Lo fai perché non hai scelta e perché è l’unica cosa che sai fare e perché per tutta la vita non hai fatto altro che mentire. Siamo diventati due bugiardi nel momento in cui Darren è entrato nella nostra vita. (p. 74)
Bea dunque organizza e mette in atto il suo piano di fuga. Ezra ne capisce le
motivazioni, ma non perché lei l’abbia lasciato indietro. Ci sono infatti
sempre stati l’uno per l’altra, e la fuga della sorella maggiore lascia il più
giovane in balia di se stesso e degli scatti d’ira del patrigno. Ma Bea si
rende conto che ha bisogno di salvare se
stessa, per poter salvare anche lui. Deve ritrovare la forza e la fiducia che gli anni hanno provveduto a
demolire:
A casa mi sentivo così, come Gregor Samsa, lo scarafaggio enorme e mostruoso
che nessuno voleva. Ma adesso qui, lontano da tutto, è come se mi fossi
trasformata nella persona che dovrei essere. (p. 63)
Nel momento in cui si allontana, per trasferirsi a St. Louis, Missouri, le vite
dei due fratelli per la prima volta divergono, e le mail che si scambiano
consentono al lettore non solo di ricostruire il quadro complessivo degli
eventi, ma anche di seguire i due protagonisti nel loro diverso modo di reagire, di crearsi un proprio percorso personale.
Per Bea la soluzione sta nel provare, per la prima volta nella sua vita, a
fuggire non da qualcosa, ma verso qualcosa; in particolare, verso una promessa di felicità che riemerge
dal passato è che potrebbe aiutare a scrivere il futuro, per lei stessa come
per Ezra; per il fratello, invece, la
sfida è restare, sottrarsi al controllo dei tutori inadeguati, avere il
coraggio finalmente di chiedere aiuto e di dire ad alta voce le cause del
proprio malessere. Per entrambi, è difficile
lasciarsi guardare davvero dagli altri, accettare di essere degni di stima,
o addirittura di amore. O ancora, realizzare che nessun destino è già scritto, e che loro sono persone diverse dai
loro genitori, e possono compiere scelte autonome, scelte di libertà. Il lento,
incerto percorso verso la consapevolezza consente una parziale guarigione dalle ferite, un ritrovamento di quel
respiro che prima restava sempre mozzato in gola:
più le persone sentono la mia storia, più scopro che sono dalla mia parte, non dalla sua. Ho ancora paura, ma non mi sembra più di impazzire. Non come prima. (p. 220)
L’incontro di Levithan e Niven riesce a comporre un’opera armonica e riuscita. I punti di vista dei personaggi si
alternano con un ritmo crescente, in modo da rendere praticamente impossibile
interrompere la lettura, e verso la fine del romanzo altre voci si sommano alle
due principali, a complicare parzialmente l’intreccio. Merita attenzione
soprattutto il modo in cui viene trattato il tema della violenza domestica. È ben chiaro agli autori che questa
può assumere molte forme, che non tutte lasciano segni visibili e che non
sempre è facile porvi rimedio: i due fratelli trovano scampo nel supporto
reciproco e in una volontà di denuncia (nei diversi significati della parola)
che diventa pilastro fondante della successiva liberazione. Adatto soprattutto
a lettori coetanei dei protagonisti, tra i quindici e i diciotto anni, di cui
adotta il linguaggio, Portami con te
quando te ne vai si configura come un
romanzo di formazione a due voci e quattro mani, che esplora il sentire
adolescente, mettendone in luce le fragilità, ma anche le grandi risorse
interiori.
Carolina Pernigo