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Quattro autori, per quattro racconti, per quattro euro, il quattro del mese: il progetto Tetra-

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Tetra edizioni
 
La notte delle ricostruzioni di Andrea Donaera,  
L'ultimo raccolto di Paolo Zardi,  
X - Una caccia di Valerio Aiolli,  
Quel che resta delle case di Emanuela Canepa.

Tetra- Edizioni, maggio 2022
€ 4,00 (cartaceo)

 
Le raccolte di racconti affrontano, nel panorama editoriale, sfide maggiori: di difficile comunicazione, di appeal non sempre certo, a meno che non si tratti di autore o autrice già conclamati. Se poi ci si spinge nel campo ancora più incerto della miscellanea di autori vari, allora le probabilità, rispetto a un romanzo, di richiamare il lettore sono ancora più esigue. Come risolvere il problema e avvicinare il pubblico alla fruizione della narrativa breve? La risposta arriva dal nuovo progetto del gruppo editoriale Utterson: Tetra-.
Se le miscellanee di racconti hanno difficoltà, la cosa migliore da fare è quella di scomporle e creare volumi singoli, ciascuno a firma di un autore, ciascuno comodamente infilabile nella tasca della giacca in quanto in formato quadrato e ciascuno con un prezzo contenuto. Fedele al suo nome, il progetto Tetra prevede quattro racconti di quattro scrittrici e scrittori diversi, quattro volte l'anno, il quattro del mese, a un prezzo di copertina di quattro euro ciascuno.
Ieri, 4 maggio, è stato il giorno di uscita dei primi quattro racconti della collana e i nostri redattori hanno letto La notte delle ricostruzioni di Andrea Donaera, L'ultimo raccolto di Paolo Zardi, X - Una caccia di Valerio Aiolli e Quel che resta delle case di Emanuela Canepa.

La notte delle ricostruzioni di Andrea Donaera
Hai cercato su Google "chiedimi se sono felice streaming gratis", poi però il tuo cellulare ha squillato, F., una settimana fa, quando tutto è cominciato – o quando tutto è finito: e ora ti ritrovi, spaesato e poco consapevole, accartocciato tra le lamiere delle estreme conseguenze. (p. 17)

In una delirante serata, sospeso fra sogni e riflessioni, un ragazzo si ritrova a fare i conti con la propria esistenza. Sono giorni che sono si lava, giorni che non dorme come si deve. È delirante, e solo a tratti riacquista lucidità.

Seguendo lo stile frammentario, lirico e ossessivo che l'ha reso famoso sin dal suo esordio (qui la recensione di Io sono la bestia e qui quella di Lei che non tocca mai terra), Andrea Donaera affronta il lutto, la perdita, il bisogno di ricostruire se stessi attraverso qualcosa che somiglia moltissimo al flusso di coscienza. La forma breve del racconto gli consente di non dover badare troppo alla trama, agli eventi che accadono lungo le settantotto paginette di cui è composto il primo volume della prima serie di libriccini targati Tetra-: qui Donaera gioca con lo stile, sperimenta la sua voce – riconoscibilissima – e gioca anche a infastidire il lettore, spezzando le regole sulla punteggiatura e rivolgendosi direttamente a lui attraverso la seconda persona.
Il protagonista della Notte delle ricostruzioni è un inetto, un emarginato, forse un fallito, ma di certo non è malvagio. Leggendo, fra i brandelli di ricostruzione del suo passato, la sua storia familiare, arriviamo a comprenderlo, a immedesimarci con lui, infine a salvarlo. Ma riuscirà questo trentaseienne derelitto a salvare se stesso?

L'ultimo raccolto di Paolo Zardi
«So tutto» gli aveva detto lei, all'improvviso, mentre stavano tagliando il pane fianco a fianco, nella luminosa cucina della casa di montagna di cui erano ospiti quel giorno di metà marzo. (p. 7)

Così inizia il racconto lungo di Paolo Zardi, già finalista al Premio Strega 2015 con XXI secolo (Neo edizioni, qui la recensione) e autore di numerosi romanzi per Chiarelettere, Feltrinelli e Giulio Perrone. Prima di essere un romanziere, però, Zardi si è cimentato con i racconti. Sempre con la casa editrice abruzzese Neo edizioni, infatti, ha pubblicato ben tre raccolte: Antropometria (2010), Il giorno che diventammo umani (2013) e La gente non esiste (2019, qui la recensione).
Nell'Ultimo raccolto lo ritroviamo affondare i denti nella vita quotidiana di gente comune. Mario, ex enfant prodige della fisica, viene improvvisamente lasciato dalla moglie dopo che questa ha scoperto tutto. Ma tutto cosa?, ci si chiede per tutto il tempo. Non è dato saperlo. Calcando infatti le orme del Kafka del Castello e del Processo, infatti, Zardi getta sul piatto il paradosso: la causa scatenante di una separazione, del fallimento di un matrimonio forse apatico, sì, ma che in fin dei conti funziona (come molti matrimoni, sembra dirci l'autore padovano), resta nascosta fra le pieghe degli eventi. La vita prosegue, Mario si trasferisce a Copenaghen, dove inizia una seconda vita, dove rinasce anche, ma sempre portandosi dietro questo «So tutto» che continuerà a perseguitarlo.
Zardi è un maestro della narrativa breve, è in grado di creare suspense con pochissimi ingredienti. Come Donaera, anche lui sfrutta la forma racconto per giocare col lettore, creando una storia dall'impalcatura robusta che però sembra sempre sul punto di sfaldarsi, scivolando a tratti nel surreale. Un po' di confusione nel finale indebolisce appena il tutto, ma nel complesso resta un notevole racconto.

– Una caccia di Valerio Aiolli

Certo, ti allenano a sviluppare le tue intenzioni, a interconnettere luoghi e persone apparentemente inconciliabili, a muoverti per approssimazioni successive. Ti insegnano a scrivere a matita, per così dire, e a fare dell'elasticità mentale il tuo unico credo. (p. 19)

Valerio Aiolli, che nel 2019 ha pubblicato Nero ananas con Voland (qui la recensione) è il terzo autore scelto da Tetra- per il primo quartetto di racconti. X – Una caccia esce dal seminato dei primi due libretti e punta su un genere diverso: la spy story. Si tratta infatti di una vera e propria caccia all'agente X, analista dei servizi segreti che dopo una vita di doppia identità si è dato alla fuga. Seguiamo dunque il protagonista, anch'esso anonimo, nelle sue peregrinazioni alla ricerca di qualcosa che è sempre di là da raggiungere. X è sempre un passo avanti, inafferrabile.
Aiolli è abile nel disseminare informazioni in modo parsimonioso e indizi in modo elegante. Il finale giunge inaspettato dopo una settantina di pagine dalle quasi è difficile staccarsi perché si vuole arrivare a sapere come finirà questa storia. E quando poi si arriva all'ultima pagina si è tentati di ricominciare da capo per vedere se ci si è persi qualcosa lungo la via, se era possibile intravedere la conclusione di tutto. È una cosa che i gialli e i thriller capita spesso di voler fare – provare a ricostruire il mistero ma la mole del volume è spesso troppo ampia per tentare. Con la forma breve, invece, c'è la possibilità di rigiocare la partita da capo.

Quel che resta delle case di Emanuela Canepa
Poi c'è qualcosa che non so spiegare, un'atmosfera. Succede sempre nelle case dove hanno vissuto molte generazioni. Si caricano di un'energia pesante. La nonna aveva annuito, sembrava quasi convinta. Parli di fantasmi? (p. 16)
La sera della vigilia di Natale, una bambina si trova da sola in casa con i genitori, il gatto e delle presenze che non dovrebbero essere lì. Minacce estremamente umane che devono essere scacciate dalla loro nuova casa. Sarebbe un grosso errore, da parte di noi umani, presupporre che i muri delle case non si carichino di energia, non assorbano ciò che avviene tra le loro pareti e non siano pronti a riversarlo fuori nei momenti di necessità. 
Si muove nel solco di autrici quali Shirley Jackson e Amparo Dávila il racconto di Emanuela Canepa, vincitrice del Premio Calvino del 2017 con L'animale femmina (trovate qui la recensione). L'atmosfera rimanda a quella magia sottile in cui la distinzione tra reale e immaginario è sempre molto labile e affidata anche alla sensibilità e credenza del lettore. La bambina, addestrata dalla nonna alla quale somiglia in maniera impressionante, ha davvero fatto qualcosa? Si sono verificati i fatti raccontati tra le pagine o è stato solo un sogno o una possibilità? Se quello che rientra nel campo del weird è interpretabile, ciò che sembra molto netto è il rovesciamento di ruoli all'interno della famiglia. Si scende a patti con il fatto che non si è sempre al sicuro anche nell'abbraccio genitoriale, quello che dovrebbe respingere il male.
La bambina pregava in silenzio: rimettetemi giù. Voglio tornare dov'ero. Al centro del tutto. Non voglio essere quella che vede ma quella che viene guardata. (p. 49)
Così implora la bambina che vorrebbe che qualcun altro si facesse carico della responsabilità della difesa della casa. Ha l'atmosfera ovattata di un sogno Quel che resta delle case e nessuna certezza su quello che veramente sia successo; c'è solo la lucida verità che trasmette la nonna alla sua discepola: "ama e difenditi, non c'è altro da sapere".

In conclusione, il progetto Tetra- è interessante da seguire, a maggior ragione se non si conoscono bene gli autori. Consente al lettore di farsi un'idea dello stile e delle tematiche trattate dal singolo autore senza investire troppo tempo (e troppi soldi) in un libro "standard". In un mercato editoriale in cui è facile perdere l'orientamento, il progetto Tetra- può risultare un faro a cui affidarsi.

Giulia Pretta
David Valentini