Melvina e il dono
del serpente
di Rachele Aragno
Bao Publishing,
2022
pp. 184
€ 20,00 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
In questo nuovo, coloratissimo graphic novel, che ancora una volta
conferma l’occhio lungo di Bao nella scelta di storie (e disegnatori) di
qualità, ritroviamo una nostra vecchia conoscenza, Melvina, già incontrata nell’opera
d’esordio di Rachele Aragno (recensita qui). Divenuta adolescente, la ragazzina
è però molto cambiata rispetto a come la ricordavamo: tutta l’energia che la caratterizzata sembra essere sparita, sostituita alternativamente da malinconia o rabbia. Le prese in giro dei compagni e la sensazione di essere
sempre inadeguata la portano infatti a isolarsi, respingendo anche il fedele
amico Otto, che le vuole bene, ma glielo dimostra con timidezza e una certa
goffaggine.
“Non capisci quanto mi sento sola, Otto? In questa realtà fatta di bulli e sofferenza? Non capisci che qui non conto per nessuno, nemmeno per me stessa?” (p. 24)
Sembra quindi provvidenziale allora, per riscuotere la giovane, la richiesta
d’aiuto che arriva da Aldiqua, paese
fantastico in cui Melvina, la Prescelta, si è sentita un tempo benvoluta e
accolta. Eppure, dietro la convocazione, si nasconde apparentemente un piano
malvagio: gli Avi di Mondoscuro hanno valicato i confini, e anche Malcape, tutt’altro
che sconfitto, cerca vendetta attraverso il suo devoto servitore, Gemito.
Quest’ultimo, in particolare, è pronto a sfruttare
i punti deboli di Melvina, cui si presenta sotto il falso nome di Germinio.
Progressivamente, e trovando terreno fertile,
perché la ragazza è dominata dal suo malessere esistenziale (“Non sai quante volte mi sono sentita […]
rotta, vuota, sola in mezzo alle persone”, p. 55), la allontana dagli
amici, la indebolisce, e fa in modo che il suo signore prenda il controllo della sua mente.
Sempre più prigioniera di se stessa, Melvina inizia a guardare a se stessa con
gli occhi del cattivo. Non mangia, dorme male, rifiuta ogni forma di aiuto.
Si prosciuga in un dolore che non ha ancora nome. A nulla valgono i tentativi
di Otto o dell’affezionato Ben di starle accanto, perché Melvina respinge
tutti, non ascolta che la voce dentro di lei che le dice di diffidare.
Dalla vicenda narrata, emerge naturale un confronto tra le relazioni sane, che
aiutano a crescere e a dare il meglio di sé, e quelle invece disfunzionali, che portano a plasmarsi sulla
volontà di un altro, come accade a Gemito con Malcape (“Credevo di trovare in lui gli occhi perfetti per guardare la realtà. Ma
mi sbagliavo. Quello sguardo mi ha trasformato in tutto ciò che odio”, p.
136). Al contempo, al cuore pulsante dell’opera e dell’esperienza dell’autrice
stessa, rivelata nella nota conclusiva, si nasconde il disagio di un’adolescente che non riesce ad accettarsi e, senza
accorgersene finisce per remare contro a se stessa.
L’impressione di invisibilità di Melvina finisce
per diventare desiderio malsano di
sparizione, e uno dei momenti più forti del graphic novel è proprio il confronto della protagonista con la sua
immagine riflessa.
Bisogna ben guardarsi dal cadere nell’errore di
pensare che Melvina e il dono del
serpente, con i suoi acquerelli, i tratti pastosi, i cromatismi sempre
accattivanti e le ambientazioni fantastiche sia un’opera rivolta solo a un
pubblico di giovanissimi. In realtà, le stratificazioni
interpretative che si celano dietro alla complessa architettura di Aldiqua
e la caratterizzazione psicologica
della protagonista rendono la lettura interessante anche per gli adulti, che
possono riconoscere nelle avventure della ragazza alcune delle difficoltà del
proprio stesso percorso di crescita. Al tempo stesso, un coetaneo di Melvina,
che si trovi a condividerne le paure e le insicurezze, scoprirà nel messaggio
rassicurante di Rachele Aragno una speranza concreta, da ricercarsi in una
ritrovata fiducia in se stessi e nel supporto emotivo delle persone care.
Carolina Pernigo
Uso delle immagini autorizzato dalla casa editrice
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