The Skin I’m In. Il
colore della mia pelle
di Sharon G. Flake
Giunti, 2021
Traduzione di Maria Bastanzetti
pp. 152
€ 14,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Maleeka ha la pelle scura. Tanto scura da essere
oggetto di continue derisioni
persino nella scuola multietnica che frequenta. Orfana di padre, con una madre
stravagante e spesso distratta, la ragazzina accetta l’amicizia vessatoria
impostale dalla prepotente Char, che le presta i vestiti e le permette di
girarle attorno, in cambio di compiti, piccoli servizi e una generale
sudditanza. Pur continuamente umiliata, e consapevole di essere costretta a indossare una maschera che non le
appartiene, solo così Maleeka si sente sicura.
A destabilizzare la situazione, contribuisce l’arrivo
della professoressa Sanders. La nuova docente è diversa dagli altri: è una
donna enorme, con il volto deturpato da una voglia e completi costosi e di
marca. È un’imprenditrice che ha deciso di votarsi alla didattica, e vuole davvero cambiare le cose. Lei dà
compiti impegnativi, spinge i ragazzi a leggere, li ascolta senza
sottovalutarli mai. Lei guarda Maleeka e la vede per quello che è, oltre la
scorza dura che la ragazzina indossa. Forse per questo assegna proprio a lei un
compito particolare: quello di sviluppare la storia di Akeelma, giovane schiava
su una nave negriera nel XVII secolo. Scrivendo Maleeka trova una propria
dimensione, ma anche una possibilità di evasione
da un reale che la opprime sempre di più, senza che riesca a ribellarvisi. Akeelma fa quello che a Maleeka non riesce:
trasforma la sua fragilità in forza, reagisce ai soprusi, non si lascia
abbattere.
Credo che pensare ad Akeelma mi porti a domandarmi perché certa gente tratti gli altri come se non valessero niente. (p. 58)
Eppure, almeno all’inizio, l’esercizio rimane limitato alla carta, fatica ad
essere trasportato nella realtà e a portare effetti concreti. Anzi, più la
professoressa Sanders la cerca e la sprona, più Maleeka la respinge, impaurita
dalle implicazioni sociali di queste attenzioni e dalla malevolenza crescente
di Char. Non è così facile ribellarsi, resistere alle cattive influenze di chi ci vuole diversi da come siamo:
Char mi lascia andare e torna dalle gemelle. Io resto in un angolo a piangere. Quanto vorrei poter tornare indietro e cancellare quest’anno scolastico. Quanto vorrei tornare la ragazza che ero, non un burattino da usare a piacimento. (p. 122)
La protagonista deve raggiungere il
punto più basso, intuire le possibili conseguenze del suo cattivo agire,
per poter davvero seguire la via aperta da Akeelma, sua proiezione narrativa.
In questo middle-grade book,
pubblicato per la prima volta nel 1998 e vincitore di premi come il Coretta
Scott King Award, si intrecciano diverse tematiche: la discriminazione e il bullismo, l’adolescenza come delicato e complesso momento di transizione e
acquisizione di consapevolezza, l’importanza
di figure adulte di riferimento nel processo di crescita, sia a livello
famigliare che negli ambienti formativi.
Nonostante i molti anni trascorsi dalla sua uscita,
l’opera non perde la sua forza e il suo potenziale
educativo. Anche per questo, su insistenza dei lettori, l’autrice ha da
poco scritto un secondo volume, che segue a differenza del primo le vicende
della bulla, Charlese, e si colloca idealmente in una linea temporale appena
successiva a quella qui delineata. La traduzione per Giunti di questa nuova uscita,
intitolata The Life I’m In può essere
allora una buona occasione per recuperare anche il prequel e sondarne
l’attualità, soprattutto in questo periodo in cui si iniziano a vagliare le
possibili letture estive per i giovani e i giovanissimi.
Carolina
Pernigo