di Ignazio Caruso
Giulio Perrone Editore, giugno 2022
Fu evidente persino a Eloi, in fondo già lo sapeva, che il loro rapporto si sarebbe prima o poi dovuto ribaltare, e già da tempo, come si fa con una clessidra quando si vuole che la sabbia continui a scorrere, anche se di lì a poco i granelli si sarebbero fermati per sempre. (p. 126-127)
Ci si ritrova a fare il tifo per l'uno e per l'altro, a sperare ardentemente che il destino non si compia, e il libro ci accompagna fino alla fine, lasciandoci nel dubbio più amletico.
Eloi ucciderà Nevio? O troverà un modo per sottrarsi, per ingannare il sistema?
La narrazione, oltre che da una trama avvincente, è arricchita da stralci, canzoni e parole in una lingua antica, un po' sarda, un po' spagnola, un po' francese, un ibrido che accresce la credibilità di questo mondo "altro" e che affascina in modo inevitabile.
La risa és lo millor remedi
La risa és la ùnica cura
Contra la mort
Contra la vida que s'en va
Riu, riu, riu. (p. 120)
Il romanzo tende a un unico momento, a quella scalata fatale che porterà Eloi e Nevio sul Monte, luogo dell'ultimo saluto, Adeu.
Solitamente non mi sbilancio, ma era da tempo che non mi capitava di leggere un libro così ben scritto. Lo stile di Caruso è elegante senza cadere nel barocchismo, aiutato molto dalla matrice stessa della storia, terrea, popolare, "di gente comune", il suo modo di rendere le metafore, di descrivere scene e gesti è poco banale, pregnante e, in alcuni casi, anche illuminante. Si legge speditamente e attira il lettore pagina dopo pagina, rendendo difficile staccarsi dalla storia. Pur essendo un libro di quasi trecento pagine, posso assicurare che si finisce in un batter d'occhio, ché bisogna sapere cosa farà Eloi e come (e se) finirà la vita di Nevio.
Un esordio, come dicevo in apertura, che d'esordio ha ben poco: "Adeu" pare già un classico, un libro vecchio, e dico vecchio non in senso svilente, ma per portare alla luce il suo spirito canonico, quasi da manuale, come quei libri che vengono assegnati a scuola perché indispensabili. Ecco, non dico affatto che questo libro sia indispensabile, quasi nessuno lo è, ma in una collezione di classici non sfigurerebbe.
Un bel colpo per la casa editrice, un libro che, anche dopo averlo finito, non si dimentica facilmente.
Deborah D'Addetta
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