Nella lista dei classici da riscoprire, inserirei sicuramente Nessuno torna indietro, il romanzo che nel 1938 è valso ad Alba de Céspedes il Premio Viareggio, ex aequo con Cardarelli (premio che, per la censura, è stato poi tolto a entrambi). Best-seller internazionale, per anni è stato letto e molto amato, anche grazie alla sua resa cinematografica ad opera di Alessandro Blasetti nel 1943 e a uno sceneggiato successivo, del 1987, diretto da Franco Giraldi. Poi, un oblio almeno parziale, testimoniato dalla difficoltà nel reperire una copia del romanzo. Adesso, fortunatamente, possiamo trovare di nuovo Nessuno torna indietro in libreria, perché è appena uscita una ristampa con una bella copertina per gli Oscar Mondadori (nota a margine: nel momento in cui sto scrivendo è in corso la promozione sugli Oscar, di cui potete approfittare). Altrimenti, è disponibile in esclusiva per Audible l'audiolibro letto da Chiara Leoncini.
Perché leggere oggi Nessuno torna indietro? Innanzitutto per comprendere più da vicino come vivevano giovanissime donne negli anni Trenta. Ambientato tra l'autunno del 1934 e l'estate del 1936, il romanzo racconta le vicende di otto ragazze, quasi tutte ventenni, che hanno incrociato le loro vite nel collegio Grimaldi di Roma, dove tutte, per ragioni diverse, si trovano a vivere. In nome di questa convivenza, nascono amicizie e condivisioni di esperienze, sempre ben sapendo che, una volta uscite, le loro strade si divideranno. Benché possa sembrarci crudele, in realtà questa consapevolezza nasce da esperienze pregresse: quante compagne se ne sono andate ed è stato come se fossero scomparse? Le ragazze sanno che ognuna porta con sé il suo bagaglio, concreto e metaforico: come dalle loro valigie spuntano foto, regali che parlano del passato e di affetti di cui sentire la mancanza, così le poche telefonate e i rari ritorni a casa riportano in una realtà che al Grimaldi è solo raccontabile alle altre, ma che non viene mai davvero condivisa con loro.
I veri segreti, quelli profondi che ognuna cova in sé, restano alla fin fine privati... C'è chi, come Xenia, soffre per la povertà dei suoi genitori, che hanno passato anni di privazioni per garantirle di laurearsi in Lettere e su di lei grava questo enorme senso di responsabilità, unito alla paura del fallimento. Viceversa, una ragazza come Emanuela, ricca di famiglia, tiene ben altro segreto inconfessabile: la bambina di cui ha una fotografia in camera è sua figlia, Stefania, e vive in un collegio a Roma. Nessuno deve sapere il suo segreto, perché questo provocherebbe scandalo, e a Emanuela non resta che vedere sua figlia di domenica, quasi di soppiatto, mentre per il resto della settimana deve almeno fingere di essere lì per studiare. Diverso è il permanere in collegio per Milly, studentessa di musica malata di cuore, che è lì per essere tenuta lontana da un suo innamorato: la sua malattia permea il collegio di consapevolezza sulla precarietà dell'esistenza, ma sono rari momenti a cui le ragazze cercano di pensare il meno possibile. Troviamo poi Vinca, di origine spagnola, innamorata di Luis, un bel compatriota impegnato politicamente, per cui prova una grande attrazione: la sua famiglia è lontana e Luis la lega alle sue origini e al suo passato, ma la fa sperare in un futuro diverso e insieme. Che dire poi di Augusta, la più vecchia del gruppo? Lei è al Grimaldi da anni, chiusa in camera con la sua tartaruga e il sogno di diventare una scrittrice, conscia di non poter tornare al paese senza risultare il fallimento della famiglia. Diverso è invece il rapporto di Anna con il suo paese: per lei tornare in campagna equivale alla gioia e, benché la sua famiglia stia attraversando momenti molto difficili, il suo desiderio è quello di tornare a vivere là e dare un mano. Lo sa bene Valentina, che vive vicino a lei e che è sua amica da sempre e che occhieggia con una certa discrezione sulle condizioni disastrate della famiglia di Anna. Chi invece non vorrebbe proprio lasciare Roma e il mondo accademico è Silvia, talentosa e indefessa studentessa di Lettere, affascinata dalla figura del suo professore, per cui si trova a lavorare, con la speranza un po' utopica di poterlo affiancare nella vita, oltre che in università.
Le vicende di queste otto ragazze, a cui si aggiungono molti personaggi secondari, ugualmente rilevanti, ora si alternano e ora si amalgamano in una narrazione fitta, densa di dialoghi verosimili, che a mio parere rappresentano uno strumento straordinario e ancora assolutamente efficace di Alba de Céspedes. Lo scollamento tra ciò che ognuna di loro è fuori dal Grimaldi e ciò che diventa tra le mura del collegio è particolarmente interessante, così come si delinea il divario molto presente tra i desideri delle singole e i condizionamenti sociali e/o familiari. Spinte tra pulsioni amorose e desideri di emancipazione difficili da realizzare, se non arrivando a pesanti compromessi, le ragazze sono tutt'altro che tranquille; anzi portano con sé un'inquietudine che è figlia dell'età ma anche del tempo storico. La religione è spesso vista come facciata rassicurante e sono poche le ospiti del collegio che partecipano alle funzioni con fede. Le difficoltà economiche emergono senza vergogna e spesso sono dovute a una pesante eredità del fascismo; chi, come Emanuela, con la sua ricchezza potrebbe estraniarsi dal contesto, viene invece riportata amaramente nella storia da un dramma che è fortemente legato alla guerra. Non c'è scampo dalla realtà, sembra suggerirci Alba de Céspedes, eppure va anche detto che le sue protagoniste sanno benissimo che la permanenza al Grimaldi è una parentesi, che semmai guaderanno con malinconia, ma dopo la quale sarà impossibile tornare indietro.
GMGhioni
Social Network