Il libro nero del Rinascimento
di Catherine Fletcher
Garzanti, giugno 2022
Traduzione di Albertine Cerutti
pp. 466€ 28 (cartaceo)
€ 15,99 (ebook)
Il Rinascimento è l’epoca più gloriosa di tutta la Storia
italiana. Ancora oggi, possiamo ammirare e circondarci delle opere
rinascimentali che caratterizzano, quasi, ogni città; in alcune di esse, basta
girarci da una parte e vedere un palazzo o un monumento costruito durante il
Rinascimento. E poi, ancora, quanti personaggi storici, quanti intellettuali,
quanti artisti hanno vissuto quest’epoca, così all’apparenza brillante?
Leonardo Da Vinci, Sandro Botticelli, Niccolò Machiavelli e tanti altri ancora.
Da tutti il Rinascimento è, infatti, considerato il secolo delle grandi menti italiane, ma
siamo davvero sicuri che sia stato solo questo?
Ecco, il saggio Il
Libro nero del Rinascimento di Catherine Fletcher sembra farci ricredere. In questo brillante volume, l’autrice ci svela i tanti
retroscena che forse non sapevamo o che non volevamo conoscere per non
macchiare quest’epoca così “perfetta”. E così come in un rovescio di medaglia, l’autrice
indaga nei meandri rinascimentali più loschi, più bui, più illeciti e più carnali. Scopriamo
così un Rinascimento sicuramente non studiato e meno rassicurante, ma che forse potevamo immaginare, poiché, come in tutti i fatti storici, c’è sempre una controparte che è
ignorata. Il saggio intende farci
comprendere come quello che fu il secolo della “rinascita” lasciò dietro di sé
numerosi strascichi di lotte politiche e sociali.
Ma proprio perché l’eredità di questo Rinascimento (o età della Riforma o età dell’esplorazione, se preferite) è diventata così significativa per la cultura occidentale, definendo chi «noi» siamo (e chi non siamo), vale la pena di conoscerlo meglio (p. 21)
Dunque, i personaggi del Rinascimento non furono solo grandiosi pittori o scrittori che, per fortuna, furono la maggioranza, ma ce ne furono alcuni di singolare storicità. Catherine Fletcher ci racconta, ad esempio, la storia di Papa Alessandro VI, vale a dire Rodrigo Borgia, il quale diede alla luce insieme alla sua amante, Vannozza Cattanei, quattro figli, due dei quali furono a loro volta molto “chiacchierati” (Cesare e Lucrezia). O ancora, si delinea la lotta tra il Papato e Martin Lutero, il quale quando venne a Roma non fu, ovviamente, accolto con benevolenza, considerate le sue grandi critiche alla Chiesa Cattolica.
Ma quello che, forse, aggiunge un surplus a questo saggio è l’approfondimento di certe tematiche e
dinamiche sociali, a mio avviso, spesso poco approfondite altrove e di alcuni personaggi
storici minori che, sicuramente, non hanno cambiato la storia con quadri o
sonetti, ma che comunque hanno dato il loro contributo, come il ruolo delle
corti e delle cortigiane. Da sempre la storiografia ha sottolineato come gli
ambienti più fervidi intellettualmente fossero le Repubbliche, come Firenze e
Venezia, ma, in realtà anche nelle corti, come in quella di Urbino, si
respirava un’aria di innovazione artistica e intellettuale. Intorno a esse,
ruotavano artisti del calibro di Michelangelo e Tiziano e quindi non era poi
così un ambiente restrittivo. Lo studio di Catherine Fletcher ribalta,
in conformità ai documenti d’archivio, alcune tra le più importanti teorie
storiche, giunte fino a noi.
Nel XIX secolo e all’inizio del XX gli storici dell’Italia del Rinascimento spesso davano per scontato che le repubbliche rappresentassero la componente dinamica della storia della penisola, e demolirono le corti in quanto tiranniche. [...] L'idea che soltanto le repubbliche fossero il motore dello sviluppo sociale o culturale genera un'immagine piuttosto parziale dell'Italia (pp. 291-292).
Da sempre la maggior parte degli storici ha considerato quest’epoca
come di sola cultura, quasi pura, senza macchie, ma, in realtà, non fu così: se
da una parte, durante il Rinascimento, ci fu ad esempio, l’invenzione della
stampa, che rivoluzionò il mondo del libro, dall’altra ci fu anche quella della
pornografia. I sonetti dell’Aretino e alcuni bozzetti di Leonardo Da Vinci
dimostrano un atteggiamento diverso nei confronti della carnalità e della
sessualità, che risultavano vissute abbastanza
apertamente; troviamo, addirittura, anche un resoconto di un sacerdote
dell’attività sessuale della città termale di Porretta inviato a Francesco
Gonzaga, marito di Isabella D’Este.
L’arte erotica non era affatto circoscritta alla corte principesca, né a una selezionato numero di artisti. Leonardo da Vinci era capace di una prosaica volgarità e la sua opera comprende una serie di schizzi erotici, nonché un giocoso elenco di variazioni della parola «cazzo» (p. 265).
Se a una prima occhiata Il
libro nero del Rinascimento potrebbe spaventare per la mole - consta infatti
di cinquecento pagine -, la prosa così fluida lo rende un saggio adatto anche a
chi vuole approfondire per la prima volta il Rinascimento, poiché l’autrice non
si limita a raccontarci le problematiche di quest’epoca, ma illustra anche gli
eventi storici, non dando per scontati prerequisiti particolari per accostarsi al libro.
Si tratta dunque di un saggio che permette di scoprire l’epoca rinascimentale
sia nella sua positività che negatività, dandone una visione d’insieme.
Giada Marzocchi