Emilio Zucchini è tornato! Una nuova avventura per l'oste più famoso di Bologna, in «È l'umido che ammazza», l'ultimo romanzo di Filippo Venturi


È l'umido che ammazza
di Filippo Venturi
Milano, Mondadori, 2022

pp. 204
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Emilio Zucchini è tornato! L'oste più famoso di Bologna, celebre non solo per il suo infallibile gusto culinario ma anche per un notevole fiuto investigativo, è ricomparso sugli scaffali delle librerie, pronto per accompagnarci in una nuova avventura, tutta da scoprire. Dopo i primi due libri -l'indimenticabile e spassosissimo esordio Il tortellino muore nel brodo e l'intrigante seguito Gli spaghetti alla bolognese non esistono- Filippo Venturi dà alle stampe il terzo capitolo dell'ormai celebre serie dedicata al nostro oste preferito, proprietario della Vecchia Bologna. Stavolta lo troviamo alle prese con le restrizioni dovute alla pandemia e agli effetti che tale circostanza ha provocato sulle attività di ristorazione. Come già sappiamo, infatti, lo stesso autore, oltre ad avere un limpido talento di scrittore, confermato anche da questo terzo libro, è a capo di una trattoria del capoluogo emiliano, e quindi conosce bene le sensazioni di sconforto e malinconia che hanno provato coloro che svolgono tale attività in questo difficile periodo. Non mancano quindi riflessioni serie e ben situate riguardo le difficoltà che i ristoratori medi hanno dovuto affrontare e il senso di smarrimento, già ben condiviso da tutti, acuito dalla mancanza di certezze circa il futuro della propria attività.

«un neologismo, sconosciuto e spaventoso: lockdown. E il suo sinonimo era “angoscia”. Zucca soffriva. Aveva preso a svegliarsi ogni santa notte, tra le 2.30 e l’ora successiva, puntuale come la sveglia mattutina che non ha mai avuto. [...] Usava quei momenti per mettere a fuoco il da farsi, scrutava l’orizzonte lontano, quella lucina fioca posizionata in fondo al tunnel.» (p. 19)

Ed è proprio in questo momento così difficile che Emilio si ritroverà di nuovo in mezzo ad un caso investigativo, che anche stavolta coinvolgerà qualcuno di molto vicino a lui: Alice, la sua fidata cameriera. Infatti, da un giorno all'altro la ragazza scompare e nel frattempo una serie di misteriosi omicidi, aventi come oggetto un gruppo di uomini conosciuti come "i Milordini" - perché esigono sempre il meglio - comincia ad interessare la città. Ma Emilio non ha dubbi: le due cose non possono essere collegate, lui ne è certo. La sua dolce, amorevole e simpatica aiutante non può essere legata a tali avvenimenti. Non arrendendosi alla scomparsa della ragazza, il nostro protagonista inizia a pensare, a raccogliere indizi, frasi, appunti, a mettere in fila cose apparentemente ordinarie ma che sembrano, ora, trovare un filo logico. Si scopre inoltre, che alla scomparsa di Alice si legano anche quelle di Rebecca ed Elena, altre due sue amiche, e che le stesse sarebbero implicate nella vicenda. Le cose, però, sono molto più complicate di come appaiono, e lo si capisce in particolar modo quando viene ritrovata una ragazza, in stato confusionale, a Borgo Montenano e viene identificata proprio come Alice. Sarà davvero lei? Emilio non può lasciare nulla di intentato e in men che non si dica si ritroverà di nuovo sulla strada del commissario Iodice: stavolta il nostro rischia davvero di mettersi nei guai!

Personalmente, quando mi è giunta notizia dell'ormai prossima pubblicazione del libro, sono stata davvero contenta: avendo letto e recensito con entusiasmo i primi due, non vedevo l'ora di leggere questo nuovo capitolo, curiosissima di sapere in quali vicende si sarebbe cacciato stavolta il nostro amato ristoratore. Il ritorno di Zucchini è sempre una bella notizia, poiché ormai il nostro oste è entrato a far parte dei personaggi letterari più simpatici degli ultimi anni. Ciò è merito di Filippo Venturi e della sua penna: scorrevole, piana, godibile. La sua scrittura, senza fronzoli ma non per questo banale, sa cogliere alla perfezione immagini e stati d'animo, ed è capace di raccontare vicende sempre più intricate e anche torbide senza mai perdere la freschezza. Una caratteristica decisamente peculiare, se pensiamo che in questo libro la vivacità di racconto riesce a combinarsi - senza mai far perdere gravità alla narrazione - con una storia che va a toccare il tema delicatissimo della violenza di genere. È innegabile che - ormai al terzo libro - Venturi abbia raggiunto una maturità notevole e che la sua capacità di scrittura e di costruzione di una storia sia decisamente migliorata. Possiamo infatti dire che, pur partendo dalle già buonissime basi del primo romanzo, col tempo Venturi ha saputo sviluppare ulteriormente l'abilità di intrecciare le diverse vicende e saper mischiare elementi, indizi e dettagli. Come un cuoco che riesce a calibrare sapientemente diversi aromi e differenti ingredienti, Venturi ha saputo giocare con gli elementi che compongono il libro, alternando in maniera precisa i differenti piani narrativi, nonché i mutamenti di tono. Proprio questi ultimi sono gestiti in maniera cristallina: a momenti decisamente oscuri, ricchi di suspense e degni del miglior thriller, seguono altri più brillanti, in cui il nostro Zucchini spicca con la sua verve sagace e ironica, talvolta addirittura comica. Come nei due libri precedenti, il lettore non riesce a staccarsi dalla pagina e la suspense è gestita in maniera eccellente. Un'altra caratteristica che resta costante dalle opere precedenti è la simpatica propensione di Emilio a leggere tutto in ottica gastronomica, dando luogo a divertenti similitudini culinarie:

«L’Amuchina era diventata talmente pregiata che ci mancava solo la distribuisse al tavolo con parsimonia, tipo scagliette di tartufo grattugiate sulle tagliatelle.» (p. 18)

Oppure ancora:

«Verifica le chiavi che si sta gingillando tra le mani e realizza che sono tutte uguali – stessa lunghezza, stesso stelo, cambia solo il disegno del pettine –, ma nessuna è adatta ad aprire quella serratura antieffrazione. L’unico, inevitabile corollario è che quel mazzo di chiavi gli è utile come un deca macchiato.» (p. 104)

Perché in fondo Zucchini è così: umile, buono, un gran compagnone. Uno che quando c'è da ridere lo fa, a pieni polmoni, e quando c'è di mezzo qualcuno a cui tiene non si tira indietro.

«Perché a lui piace interagire con le persone: è la sua maniera di intendere la vita senza prendersi troppo sul serio.» (p. 30)

E se c'è qualcosa che possiamo imparare da Emilio è proprio questo: la sua capacità di vivere la vita in maniera leggera (non superficiale, però), sapendo riconoscere a quali persone legarsi. Un personaggio, quello di Zucchini, a cui è facile affezionarsi e diventa normale persino rimanerci un po' male quando leggiamo di un certo epilogo nel finale, ma in fondo sappiamo che Emilio è così: inforcherà la sua vespa, tornerà nella sua cucina per mettere sul fuoco un pentolone di ragù e sarà di nuovo pronto per il prossimo cliente, il prossimo piatto, la prossima avventura (che sì, speriamo arrivi presto!).

Valentina Zinnà